Storia tormentata, perché Bjorn, barba e capelli da bardo, mezzo secolo fa aveva interpretato quel ragazzino dalla bellezza eterea, un ruolo che ha letteralmente stravolto la sua vita: soffocato dalla propria fama di star quand’era teenager, incapace di affermare più tardi una propria personalità artistica diversa da quell’icona su scala planetaria cui aveva dato volto, che ha vissuto come una persecuzione.
È uno spunto, questo incrocio tra finzione e realtà, per riflettere su quanto potente sia la forza delle storie, per imporre immagini che una volta affermatesi possono diventare icone, stereotipi.
Quel film ha consolidato una suggestione diffusa, l’idea che la città lagunare col suo fascino di tesori del passato sia icona stessa della decadenza. Stereotipo difficile da demolire… ci ha provato con un libro affascinante un docente emerito di Ca’ Foscari, Mario Isnenghi, col suo “E se Venezia vive. Una storia senza memoria” (Marsilio) tracciando oltre due secoli di storia “controcorrente” rispetto al mito della città in eterno declino, fra eventi e protagonisti spesso poco conosciuti, che sulle rive della laguna hanno innovato, sperimentato e realizzato il futuro: dalla nascita della Biennale e di Porto Marghera alla “invenzione” del Lido come meta turistica, all’epopea dei pionieri dell’aviazione, proprio dall’aeroporto del Lido…