Anatomia di un rialzo di Edoardo Ugolini

Il mercato nel 2023 ha sorpreso molti operatori con un rally che è stato poco partecipato e poco amato.

Gli operatori hanno affrontato il 2023 sulla scorta del pessimismo dell’anno scorso che è stato il peggior anno per un portafoglio bilanciato dal 1965 a causa della correlazione tra obbligazioni e azioni che usualmente non si verifica.

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Ma i dati macroeconomici ci hanno da tempo indicato che il problema inflazione era in fase di esaurimento, poiché i colli di bottiglia alla produzione si stavano attenuando e l’effetto riapertura post Covid pure. Ma nonostante questo la maggior parte degli investitori è stato influenzato dal c.d. cognitive bias e ha preferito leccarsi le ferite del 2022 piuttosto che mettere al lavoro il portafoglio sui mercati azionari.

Oltre al rapido declino dell’inflazione anche gli utili per azione hanno “sorpreso” gli operatori che non hanno tenuto conto che gli EPS traggono vantaggio dal fenomeno inflattivo in quanto sono “nominali” e non reali, dunque l’inflazione li sostiene!

Infine è entrato con tutta la sua forza il fenomeno Intelligenza artificiale che in breve tempo rivoluzionerà il modo di lavorare, la produttività e avrà un impatto eccezionale.

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Insomma, per farla breve molti sono arrivati scarichi al bull market 2023.

Ma questo bull market non è così profondo come appare in superficie: solo pochi settori e indici hanno trainato la salita: in particolare il settore tech mentre il c.d. broad market non ha fatto numeri da capogiro. Insomma, la profondità del rialzo è molto ridotta e solo pochi settori hanno trainato il mercato: le big tech, mentre solo più tardi, sempre restando nel settore tech i titoli “non profitable” e i “tech momentum” (cioè i titoli legati a situazioni particolari post Covid (Zoom, Peloton etc) hanno iniziato a partecipare al rialzo. L’indice SP500 escluse le big tech è di fatto flat!

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Due cose possono accadere: o i titoli che hanno guidato il mercato (Le big Tech) tornano indietro o gli altri settori iniziano a salire, come abbiamo visto accadere al Nasdaq dove solo recentemente i ritardatari stanno iniziando a salire.

Questo studio mostra quello che è accaduto in altri nove episodi in cui il mercato è stato guidato da un gruppo ristretto di titoli o settori è stato poi “seguito” al rialzo dai settori ritardatari.

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E’ molto esemplificativa la prossima slide che ci fa notare l’andamento delle principali asset class oggetto della nostra riflessione di oggi:

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Dunque che fare nei nostri portafogli se abbiamo perso il treno? Due idee che ci fanno dire “non è mai troppo tardi”: Small Caps e Emerging markets.

Il Russell 2000 (Small caps USA) è stato frenato dalla crisi delle banche regionali USA e dalla attenzione riservata solo alle Mega Caps tecnologiche. Il Russel 2000 in termini di valutazioni fondamentali ha un P/E di 21 che è tra i più bassi degli ultimi 10 anni.

Fonti dell’immagine www.investing.com e www.yardeni.com 

Inoltre le small caps usualmente beneficiano da un bull steepening della curva dei tassi (Fed che cessa di alzare i tassi).

Emerging markets, sono stati penalizzati da due fattori: la lentezza delle autorità cinesi (la Cina pesa circa il 35% dell’indice globale) a reagire al rallentamento economico (la Cina è in deflazione!)  e le tensioni geopolitiche USA-Cina che hanno tenuto lontani i flussi di investimento dai mercati cinesi. I P/E dell’indice Gloabl Emerging markets, che tradizionalmente è più basso di quello degli altri indici oggi è eccezionalmente basso e questo è di foriero di overperformance future.

Fonti dell’immagine www.investing.com e www.yardeni.com 

Recentemente si il segretario di stato americano Anthony Blinken che il ministro del tesoro USA Janet Yellen hanno programmato visite e rilasciato dichiarazioni concilianti verso la Cina: se è vero che la competizione geopolitica resterà è anche vero che le interconnessioni industriali e commerciali son la Cina sono molto rilevanti sia per gli USA che per l’Europa per cui ci attendiamo una riapertura dei flussi di investimento sui mercati cinesi.

Nota finale. L’occidente non ha interesse geopolitico a isolare la Cina e costringerla a abbracciarsi alla Russia, al contrario creare dipendenza della Cina dai flussi commerciali  e  finanziari occidentali è l’obiettivo attuale per cui un nuovo flusso di investimenti è probabile e sosterrà i mercati emergenti .

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