In realtà questo assurdo ha permesso di evitare il fallimento del sistema finanziario, quindi ben venga, anche se ovviamente per contro alimenta fenomeni irrazionali, come mercati obbligazionari con rendimenti negativi (e quindi prezzi obbligazionari insensati) e mercati azionari che raggiungono (non tutti, ma la maggior parte) nuovi massimi giorno dopo giorno.
Un fenomeno che in realtà non è alimentato dal denaro della banca centrale e che tutti hanno etichettato come mega bolla senza senso nel 2017, è rappresentato dal Bitcoin (BTC).
Il prezzo di Bitcoin è passato da un massimo di 20.000 dollari a dicembre 2017, in coincidenza con il lancio dei futures Bitcoin da parte del Chicago Board Options Exchange e del CME Group, le due più grandi borse di materie prime del mondo, ad un minimo di circa 3.100 dollari in 2018, perdendo di fatto oltre l’80% del proprio valore.
Rappresenta lo scoppio di una bolla? Certo.
Rappresenta la fine di Bitcoin? Certamente no!
Potrebbero esserci altre bolle sul Bitcoin in futuro? Certamente sì!
Come sempre, vorrei affrontare il problema nel modo più analitico possibile. Ho ricostruito quindi la tabella creata dal fondatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto, utilizzando Excel, per assicurarci che Bitcoin fosse deflazionario e non inflazionario.
Inflazione
Il dollaro USA (e tutte le valute del mondo compreso l’euro), a causa dell’inflazione vale sempre meno nel tempo.
Possiamo comprendere meglio il fenomeno se pensiamo al valore dei beni: acquistare un’auto quaranta anni fa costava circa tredici volte meno di oggi, quindi una bella macchina che costava 10.000 dollari nel 1980 ne costerebbe oggi 130.000.
Questo fenomeno è detto inflazione ed è indotto da una regola che lega il valore totale delle merci nel mondo al totale della valuta in circolazione. Se il numero di dollari USA in circolazione raddoppia, gli stessi beni tenderanno a costare il doppio. “Tenderanno” perché la valuta non è un fenomeno lineare e potrebbe volerci del tempo per accadere.
Negli anni ’70 e nei primi anni ’80, l’inflazione negli Stati Uniti ha raggiunto tassi prossimi al 12% annuo, creando non poche difficoltà a chi non aveva le conoscenze e i mezzi per contrastarla.