Come sopravvivere a cinque figli e venticinque baby sitter

In occasione dell’uscita del suo libro “Come sopravvivere a cinque figli e venticinque baby sitter” abbiamo intervistato l’autrice, Paola Amadei.

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Paola, raccontaci di te. Hai sempre pensato di avere una famiglia numerosa?

Assolutamente sì, mi è sempre piaciuto dedicarmi ai bambini. Fin da ragazzina ho fatto la baby sitter, prima del mio fratellino più piccolo, poi di figli di amici dei miei genitori. Ho sempre avuto l’idea di mettere al mondo almeno tre figli. Avevo però anche l’idea di studiare, laurearmi e lavorare, scopo che ho perseguito con grande determinazione e impegno secondo i principi che mi aveva trasmesso mio padre. Lui mi diceva sempre: pensa innanzitutto a studiare e ad ottenere un buon lavoro, tutto il resto verrà da sé. Non occorre preoccuparsi di trovare un compagno di vita e di mettere su famiglia, perché quelle sono cose che vengono da sé. Se arrivano bene, se no pazienza. Tutto il nostro impegno nella vita deve essere rivolto alla realizzazione nel lavoro. Così ho fatto. Tuttavia quando sono arrivati i figli sono stata ben felice di avere la possibilità di lavorare part-time e di avere del tempo da dedicare a loro. Mi ha dato grandi gratificazioni passare tempo con loro, portarli in giro a vedere il mondo, fare i lavoretti o cucinare con loro. Ho creato per ognuno di loro un album personale di fotografie e ho inventato favole per loro che ho raccolto in un libro con le illustrazioni disegnate da mia figlia.

Nell’evolversi della vostra famiglia, vi hanno influenzato le vostre credenze religiose?

Il nostro credo religioso ci ha influenzato nel cercare di trasmettere ai nostri figli un insieme di valori. Quanto al numero dei figli, molte persone credono erroneamente che la religione cristiana chieda ai credenti di mettere al mondo tutti i figli che Dio manda loro, ma non è così. La dottrina della Chiesa promuove una genitorialità responsabile che tenga presente la propria condizione sociale, economica, materiale e psicologica. Da questo punto di vista non siamo stati proprio del tutto responsabili, anzi direi che almeno un paio di volte siamo stati piuttosto avventati.

Quali sono secondo te le difficoltà che una donna oggi deve affrontare in Italia qualora voglia realizzarsi sia come professionista sia come genitore?

Di che cosa avrebbe bisogno una donna che sia mamma per conciliare e vivere serenamente maternità e lavoro? Di due cose essenzialmente: in primo luogo della possibilità di modulare orari e impegni lavorativi in base alle proprie esigenze di armonizzazione tra i due ambiti. Da questo punto di vista quindi aiuta il part time, l’orario flessibile, e l’home office ovvero la possibilità di svolgere almeno parte del lavoro da casa. In secondo luogo la condivisione dell’impegno genitoriale con il partner. E qui siamo ancora troppo indietro. Non è previsto e non è socialmente accettato che un uomo faccia delle rinunce dal punto di vista professionale, mentre è comunemente accettato e anzi dato per scontato che una donna rinunci al lavoro e alla carriera, o comunque faccia un passo indietro dal punto di vista professionale quando diventa mamma. Se all’epoca mio marito avesse chiesto il part time con la motivazione di fare il papà gli avrebbero letteralmente riso in faccia. Semplicemente dunque ancora oggi un uomo non può farlo, nemmeno se lo desidera. Se le donne dunque fanno fatica ad ottenere condizioni favorevoli alla conciliazione, per gli uomini questo è tuttora quasi impossibile. Le cose stanno cambiando ma siamo ancora troppo indietro da questo punto di vista. C’è moltissima strada da fare.

Cosa ti ha spinto a condividere la tua esperienza?

Nel complesso compito di gestire una famiglia numerosa ho avuto molte esperienze diverse. Volevo offrire una testimonianza su come ho affrontato tante situazioni che ogni genitore può trovarsi ad affrontare, ad esempio la scelta tra asilo nido e baby sitter o la ricerca della persona giusta a cui affidare i propri figli. Ho conosciuto tante persone e con alcune di loro le cose hanno funzionato splendidamente, mentre con altre meno. Se già non è facile condividere la cura e la gestione dei propri figli con persone della famiglia, come i nonni, figuriamoci con persone estranee. Tuttavia considero un privilegio aver potuto condividere le fatiche di crescere i miei figli con persone che ci sono rimaste nel cuore, che hanno riempito la nostra vita di allegria, coccole, episodi divertenti e spiritosi che ancora ricordiamo con affetto. Certo devo ammettere che ci sono stati anche momenti inquietanti, come quando ho temuto che mi portassero via i miei figli oltre che i gioielli, attimi in cui ho alzato gli occhi al cielo come con quella ragazza che non si alzava prima di mezzogiorno, e stravaganze varie, come quella giovane donna che ogni tanto sentiva il bisogno di abbracciarmi.

Spero di essere riuscita a dare qualche spunto di riflessione, qualche ispirazione a qualche mamma che fa le acrobazie tra lavoro e famiglia e, perché no, dare un piccolo contributo al dibattito sulla parità tra uomo e donna dal punto di vista delle mansioni, delle opportunità di carriera e della tutela della genitorialità.

Cosa possiamo trovare nel tuo scritto che ci possa aiutare?

Ho cercato di analizzare gli aspetti favorevoli di cui ho beneficiato e anche le condizioni avverse che ho dovuto subire. Per certi aspetti sono stata fortunata: ho ottenuto subito il part time appena sono rientrata dalla prima maternità e ho poi sempre potuto lavorare a tempo parziale. L’università prima e la libera professione poi mi hanno permesso di avere orari di lavoro flessibili, di poter in parte lavorare da casa e di avere periodi di ferie più o meno liberi e prolungati. Mi sono goduta tantissimo i miei bambini, anche se non sempre sono stata una mamma attenta ai loro bisogni. Ci sono stati dei momenti in cui ero troppo impegnata a sopravvivere per accorgermi di alcune loro necessità. Però c’ero sempre, almeno nelle necessità di base: ai convegni mi portavo dietro bimbo e baby sitter e subito dopo aver esposto il mio intervento mi mettevo ad allattare!

Per contro ho dovuto anche affrontare condizioni avverse tra cui gli stipendi bassi, che per anni ho passato direttamente alle baby sitter. Inoltre, abitare in provincia e lavorare in città a Milano mi ha costretto alla dura vita della pendolare. Ho sofferto la lontananza dalla mia famiglia d’origine, dalle amiche di sempre e da tutte le persone che avrebbero potuto darmi un sostegno psicologico o anche solo offrirmi una spalla su cui piangere nei momenti peggiori. Dopo un po’ che facevo la consulente free lance e lavoravo da casa mi sono resa conto che mi mancava il lavoro in ufficio, lo scambio intellettivo, ma anche le pause caffè con i colleghi. Ho sviluppato una crisi esistenziale che si è acuita dopo la nascita del quinto figlio e che è sfociata in una crisi di coppia che siamo riusciti a superare con grande fatica e di cui i figli hanno risentito. 

Una mia curiosità da genitore. Alcuni ritengono che i propri sistemi educativi siano vincenti nella crescita dei propri figli. Altri ancora invece attribuiscono totalmente il merito o il demerito alle caratteristiche della/del singola /o ragazza/o. Tu hai avuto 5 figli che sono tutti cresciuti con voi: cosa ne pensi? Con l’esperienza diretta cosa ti senti di dire?

Con i nostri figli abbiamo dovuto affrontare problematiche non di poco conto ma, al di là dei sistemi educativi, la mia esperienza è che quello che veramente conta è la vicinanza. E’ importante stargli vicino, ascoltarli e, cosa che ho trovato immensamente più difficile, cercare di farli parlare quando si chiudono in loro stessi, come tipicamente accade durante l’adolescenza. Spesso avevano un peso sul cuore di cui non riuscivano a parlare. Allora parlavo io, parlavo, parlavo, finché alla fine non iniziava a sgretolarsi il muro che avevano eretto intorno a sé e qualcosa tiravano fuori.

Questo libro rimarrà un’esperienza isolata o pensi di proseguire il tuo cammino di scrittrice?

Non sono una scrittrice e nemmeno voglio diventarla. Ho solo scritto la mia storia per condividere la mia esperienza di mamma lavoratrice con altre mamme che fanno i salti mortali per stare in equilibrio tra famiglia e lavoro. Spero solo di riuscire a dare qualche spunto di riflessione e qualche ispirazione oltre a un piccolo contributo al dibattito sulla parità tra uomo e donna dal punto di vista delle mansioni, delle opportunità di carriera e della tutela della genitorialità.

Paola Amadei

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