“Se le persone non vogliono essere aiutate?” ma quando mai lo chiediamo a loro se vogliono essere aiutate o no!? Noi siamo Italiani, Cattolici Apostolici Romani, abbiamo civilizzazione, tecnologia e religione superiori agli Africani Noi arriviamo in Africa perché abbiamo il dovere MORALE di andare ad aiutare quelli che sono meno fortunati di noi! O no?
Mamma mia che schiaffo in faccia quando capii quello che Schumacher scriveva. Non si arriva, non invitati, a casa altrui per dir loro come vivere la loro vita. Se nessuno può farlo a noi come ci permettiamo di farlo ad altri? Noi guardavamo agli Africani come soggetti della nostra compassione e beneficiari della nostra munificenza e Schumacher invece li considerava, giustamente, come attori nella loro vita e nel loro sviluppo.
Io non avevo mai visto un solo progetto di aiuto internazionale fatto in risposta ad una richiesta di una comunità locale e la consapevolezza della nostra cecità e pregiudizio mi spinse a coniate il termine Meta-arroganza ossia un’arroganza cosi assoluta e pervasiva da essere invisibile al portatore. Una volta vista, però, la realizzazione che fossimo paternalisti, condiscendenti e missionari squarciò ogni residua giustificazione morale per il nostro operare e mi incoraggiò a rimettermi in gioco partendo dalla straordinaria sfida lanciata da Schumacher: “
È possibile concepire un modello di aiuto internazionale fatto ‘in risposta’ ad esigenze locali? Possiamo veramente frenare il nostro entusiasmo per le nostre idee, tecnologie, valori culturali ed imparare a rispettare ‘gli altri’, coloro che non sono come noi ma che vorrebbero adottare solo quello di cui hanno bisogno?” Capii che il principio base per poter aiutare gli altri era il ‘rispetto’ e lasciai l’Italia in cerca di un’Università dove poter continuare il lavoro intuito in ‘Piccolo è Meraviglioso’. Lavoro che, dopo 40 anni, ancora mi affascina!