Gli italiani e la sanità privata di Filippo Donati

L’assicuratore non è mestiere semplice. Sappiamo che l’Italia è un paese “sotto assicurato”, i cui cittadini non spendono la medesima percentuale del loro reddito sul PIL per assicurarsi contri i rischi. L’IVASS ha provato a dare delle risposte alla motivazione della sotto assicurazione nel convegno “Come contrastare la sottoassicurazione”, organizzato con una primaria Compagnia Assicurazione e ha citato i seguenti fattori:

  • La scarsa educazione finanziaria e assicurativa. Tra le nazioni del G20 occupiamo il penultimo posto,

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  • Il livello del reddito disponibile pro capite, anch’esso inferiore alle media europea
  • Troppa fiducia e troppe aspettative nell’intervento pubblico (lo Stato come “assicuratore di prima istanza” e garante per alcune coperture quali quelle per le catastrofi naturali)
  • La sfiducia verso le assicurazioni, per scarsa chiarezza e trasparenza dei contratti
  • Fiducia nell’Autoassicurazione, creo protezione tramite un plafond di cassa sul conto corrente e un eccesso di spesa sanitaria diretta (spesa out-of-pocket).

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Nel caso delle polizze e dei fondi sanitari, ritengo che una delle motivazioni di scarsa diffusione del prodotto tra il pubblico, risieda anche nella parcellizzazione esagerata dei possibili provider, e forse l’assenza di una specifica regolamentazione sul tema.

Nel 2020 i Fondi Sanitari, le Casse di Assistenza e le Società di Mutuo Soccorso autorizzare erano 306, e se escludiamo quelle regolate dai CCL o quelle organizzate dalle Multinazionali e/o dalle Banche/Assicurazioni, ve ne sono ancora un numero elevato la cui composizione societaria e/o solidità e capacità di gestire i sinistri è alquanto incerta.

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Inoltre, come recita il paper, “Ruolo e prospettive della Sanità complementare dopo il Covid-19 Il punto di vista dell’IVASS”, dell’ottobre 2020:

“L’attività regolamentare sui fondi integrativi non è andata molto oltre l’istituzione dell’anagrafe presso il Ministero della Salute (sotto il vincolo di destinare almeno il 20% delle risorse a prestazioni non coperte dal S.S.N.), mentre essa richiederebbe una articolata stesura sia in termini di vigilanza prudenziale che di vigilanza di condotta, per una piena salvaguardia degli utenti finali. Tenendo presente il Codice delle Assicurazioni Private (CAP), un’adeguata normativa di settore dovrebbe includere requisiti minimi per l’autorizzazione e la gestione professionale, il ricorso all’outsourcing, la costituzione di riserve tecniche, l’adeguatezza patrimoniale e organizzativa, la redazione dei bilanci, la trasparenza dei contratti, i processi di distribuzione e di verifica dell’adeguatezza delle coperture offerte.”

Tuttavia la difficoltà ad accedere alla Sanità Pubblica, un futuro incerto sui temi previdenziali e i costi sociali ed economici della perdita di autosufficienza dei nostri anziani rappresentano temi troppo importanti per essere ignorati e che tutti dovremo affrontare nei prossimi anni.

Lo Stato non ha e non avrà negli anni a venire, le risorse, i mezzi sufficienti per affrontare in modo adeguato questi temi, e la dinamica demografica contribuirà ad aggravare il problema. In Europa, ma in Italia il fenomeno è ancora più evidente avremo più anziani che vivono più a lungo e la fascia di popolazione attiva nel lavoro continuerà a decrescere.

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È anche per questo motivo che sta crescendo in Italia l’interesse per le polizze sanitarie integrative.

Partiamo da un dato: la spesa sanitaria pro-capite in Italia e nel mondo, e di come questa viene finanziata. Ci aiuta l’Osservatorio sui Consumi Privati in Sanità (OCPS) che su dati rielaborati dell’OECD mostra tutti i numeri sulla sanità privata e pubblica.

In Italia l’Osservatorio ci dice che nel 2019 gli Italiani hanno speso meno del 3% del PIL in assicurazioni e fondi sanitari, anche se che tale valore sta rapidamente crescendo.

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Sempre l’Osservatorio ci indica come gli iscritti d Fondi, Enti o Società di Mutuo Soccorso sono raddoppiati, passando da 7 a più di 13 milioni nel giro di 6 anni (2013 – 2019)

Di questi tredici milioni di cittadini in possesso di una qualsiasi forma di sanità integrativa, la maggior parte ha sottoscritto (personalmente o tramite la propria azienda) un Fondo Sanitario Integrativo. Per il resto le polizze collettive coprono circa il 37% della popolazione e le polizze individuali, il 18%.

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Un’interessante indagine dell’Osservatorio Sanità realizzato da UniSalute in collaborazione con Nextplora ribadisce che un terzo della popolazione in Italia non è in possesso di una polizza sanitaria integrativa in quanto non interessato. Esiste invece una certa percentuale (23%) che ne è in possesso tramite la propria azienda, mentre una percentuale ancora molto bassa (<10%) l’ha acquistata personalmente.

Tuttavia, a conferma del fatto che l’interesse nei confronti di questo tipo di soluzione è in crescita, la quota maggioritaria del campione (36%) dichiara di desirare una polizza sanitaria integrativa, pur non possedendola al momento.

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Ma attenzione, le polizze sanitarie, i Fondi Sanitari hanno un perimetro di copertura definito. Quali devono essere le garanzie principali in esse contenute?

Non ci sono dubbi, la protezione per i grandi interventi e per le gravi patologie. Secondo l’indagine di UniSalute, le prestazioni che la maggior parte degli utilizzatori vorrebbe coperte sono:

– le visite specialistiche, menzionate dal 46% degli intervistati,

– le cure dentarie (31%),

– gli esami o accertamenti, come le ecografie (28%),

– la prevenzione, con il 18% – pacchetti che consentano di effettuare check-up periodici e completi per monitorare il proprio stato di salute,

– strumenti per migliorare la vista, come lenti e occhiali, sono citati dal 12% del campione,

– mentre solo il 9% fa riferimento alle spese di ricovero,

– prestazioni fisioterapiche, 8%

– assistenza domiciliare (8%),

– possibilità di effettuare tamponi Covid e test sierologici (8%).

È chiaro, chiunque sottoscrive un prodotto assicurativo in cui paga un premio, desidera recuperare velocemente il premio pagato! È convinto che qualsiasi attività connessa alla Salute debba essere coperta (rimborsata) senza indugi e al 100% senza franchigie e scoperti.

La realtà è diversa.

Il prodotto di copertura delle spese sanitarie più efficiente deve essere un buon mix tra plafond previsti per ogni prestazione, modalità di accesso alle prestazioni stesse, network di ospedali e cliniche convenzionate, assenza della selezione del rischio, costo complessivo e possibili agevolazioni fiscali.

Dalla Tabella di confronto tra Fondi sanitari e polizze assicurative, i primi sono da preferire tra le altre cose per l’impossibilità della controparte “forte” (il Fondo) di recedere dal contratto.

Ricordiamo che la polizza sanitaria individuale è un contratto tra privati, in cui entrambi i soggetti (il sottoscrittore e la Compagnia) possono recedere, secondo modalità riportate sul contratto stesso.

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Sempre l’Osservatorio Sanità realizzato da UniSalute in collaborazione con Nextplora ci indica alcuni vantaggi più apprezzati dagli utilizzatori di strumenti di copertura delle spese sanitarie:

riduzione dei tempi attesa. È la vera cartina da tornasole. Quando abbiamo una patologia o subiamo un infortunio vogliamo essere curati subito, oppure se dobbiamo fare una visita non vogliamo subire le interminabili liste di attesa della Sanità Pubblica, e se ne abbiamo la possibilità vogliamo anche scegliere il medico che con cui affrontare un ciclo di cure o un intervento,

prevenzione, sapete quanto costa un percorso di prevenzione completo (esame del sangue, visita cardiologica, tronchi sopraortici, eco addome, ECG sotto sforzo) a Milano? 600-800€. Se abbiamo un prodotto che copre tali costi, magari siamo più incentivati ad effettuare dei check up,

copertura del nucleo familiare. È bello poter estendere ai nostri cari il piano sanitario. Ci può dare un senso di sicurezza e tranquillità.

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Conclusioni

Che livello di professionalità è richiesto quando parliamo di polizze e fondi sanitari con i clienti? Come reperire sul mercato le soluzioni migliori? Come dovrebbe essere organizzato un processo di vendita su prodotti di copertura delle spese sanitarie? Quanto è importante il post vendita quando vendiamo soluzioni che riguardano la sanità? La materia è complessa e ancora non regolata dall’IVASS o da altro Ente Certificatore. Qualcuno potrebbe anche sostenere che non sempre la documentazione è all’altezza delle normali polizze del Ramo Danni.

Gli operatori di mercato, gli operatori mutualistici e gli assicuratori hanno tuttavia compreso che l’interesse da parte della clientela sta aumentando, sia perché la percezione dell’efficienza del SSN è in drastico calo, sia per ragioni esogene come lo scoppio della pandemia da Sars-Cov2. È necessario uno sforzo per creare soluzioni più performanti per la clientela, per riuscire a coprire tutte le fasce di reddito e che non rimanga ad appannaggio di pochi.

Infatti, ogni soluzione, ogni prodotto di sanità integrativa presenta un costo annuale che varia a seconda delle coperture previste, dei massimali di copertura, della presenza di franchigie e scoperti. Nella scelta del miglior prodotto, sarà quindi da preferire quella Mutua che dia garanzie di serietà ma anche che presenti più soluzioni alternative.

Un ruolo importante può essere giocato da parte delle Aziende che tramite lo strumento del Welfare Aziendale possono offrire ai loro dipendenti e alle loro famiglie opportunità differenti in tema di sanità.

Non dimentichiamo che la maggior parte delle Aziende che applica un CCLN, è obbligata anche ad aderire al Fondo Sanitario di Categoria, ma spesso per attrarre talenti, oppure per ridurre il turnover dei dipendenti, l’Azienda può integrare con piani sanitari ad hoc.

Il vantaggio per l’Azienda sta nella possibilità di scaricare interamente il premio della copertura sanitaria, come costo del personale. A livello fiscale è previsto un versamento del 10% del costo, come contributo INPS.

Non concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente i contributi di assistenza sanitaria versati dal datore di lavoro o dal lavoratore ad enti o casse aventi esclusivamente fine assistenziale. Se il contributo, quindi, versato al Fondo dal lavoratore e/o dal datore di lavoro non supera la soglia dei 3.615,20 Euro, non concorre alla formazione del reddito del lavoratore.

La sanità integrativa conclusa a livello personale, oppure tramite la propria Azienda, sia quindi uno strumento di aiuto e di sostegno al SSN, sistema che fatica a reggere la spinta di continui tagli alla spesa e sempre maggiori esigenze di copertura.

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