I fattori nei portafogli di investimento di Alberto Finassi

FACTOR INVESTING: DI CHE COSA SI TRATTA?

In prima battuta, Il factor investing o investimento fattoriale è una strategia di investimento basata sulla selezione di titoli che soddisfano specifiche caratteristiche di esposizione a determinati “fattori” chiave. Il Factor Investing è stato oggetto di studio e ricerca accademica fin dagli anni ’70 con l’obiettivo di dimostrare la capacità di tali strategie di conseguire nel lungo termine un rendimento superiore al mercato.

Andiamo ora a raccontare nel dettaglio i principali fattori oggetto di studio considerati da sempre persistenti, robusti e investibili:

SIZE: strategia che mira a selezionare le aziende sulla base della relazione tra la capitalizzazione di mercato ed i rendimenti rettificati per il rischio. Le evidenze dimostrano che le aziende di piccola dimensione (cosiddette small cap) tendono a sovraperformare per il principio di fondo riconducibile a un premio maggiore che gli investitori si aspettano per la più scarsa liquidità e per la maggiore rischiosità delle stesse (collegata a potenzialità di crescita future maggiori)

VALUE: strategia che punta sull’individuazione di aziende sottovalutate dal mercato rispetto ai valori fondamentali (scambiate a bassi multipli) e che tendono a sovraperformare nel lunghissimo termine sulla base del principio che, al netto dei movimenti di breve/medio che condizionano dall’esterno gli andamenti di mercato, le quotazioni tendono sempre ad allinearsi al valore intrinseco dell’azienda

QUALITY: in linea con lo stile Value, questa strategia mira ad inserire in portafoglio aziende con spiccate caratteristiche di solidità patrimoniale individuate sulla base di specifici indicatori di bilancio (e.g. bassa leva finanziaria, elevati ritorni sul capitale e crescita stabile degli utili)

MOMENTUM: una delle strategie che ha nel tempo e su base statistica dimostrato di essere particolarmente efficace e che punta sulla selezione di aziende inserite in una robusta tendenza di crescita dei prezzi, scartando invece quelle con quotazioni in arretramento

VOLATILITY: in questo caso il criterio di selezione delle aziende è guidato dalla ricerca di società che si caratterizzano da una bassa volatilità dei prezzi. Contrariamente a quanto immaginabile sulla base della relazione rischio-rendimento, tali aziende hanno mostrato di garantire nel lungo termine migliori rendimenti oltre a garantire una complessiva riduzione del rischio di portafoglio

PERFORMANCE STORICHE

Essendo l’investimento fattoriale da sempre sotto i riflettori di innumerevoli studi accademici, per verificare la bontà di tali strategie in ottica di performance ci è possibile utilizzare un importante mole di evidenze empiriche a supporto. Tali dati ci permettono di affermare con sufficiente robustezza che l’investimento fattoriale ha negli ultimi decenni (cfr. immagine sotto riportata) prodotto un considerevole extra rendimento.

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Nonostante tutti i singoli fattori abbiano sovraperformato il mercato nel lungo termine, se presi singolarmente le strategie fattoriali possono incappare in periodi di elevata under performance, tali da mettere in discussione la convinzione e la pazienza del singolo investitore (e.g. la fine degli anni 90 per le Small cap ed il decennio nero 2010-2020 per gli investitori Value).

A tal proposito, ci viene in soccorso l’investimento multi-fattoriale, che proprio unendo le differenti peculiarità di performance/volatilità e correlazione dei singoli fattori (cfr. paragrafo di seguito) ci permette di ottenere un portafoglio capace di migliorare la persistenza complessiva degli excess return come si può notare dalla tabella riepilogativa proposta in seguito.

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VOLATILITA’, CORRELAZIONI ED IMPLICAZIONI SULLE METRICHE DI PORTAFOGLIO

Le differenti caratteristiche delle singole aziende che fanno parte delle varie strategie fattoriali fanno sì che le stesse presentino differenti peculiarità in termini di rapporto rischio rendimento. Gli eccessi di rendimento sono stati prodotti con una riduzione della volatilità da parte della strategia “Low volatility”, mentre agli opposti l’importante sovra performance della strategia “Momentum” si è accompagnata ad un incremento della volatilità.

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Interessante mostrare come anche differenti mix di strategie possano portare ad una pressoché medesima sovra performance rispetto all’MSCI World nel periodo preso in esame, con volatilità anche sensibilmente ridotte (i.e. Defensive Strategy di tipologia Value/Quality).

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La selezione dei fattori da inserire in portafoglio non può prescindere da un’analisi delle varie correlazioni tra gli stessi e gli impatti sul rischio complessivo di portafoglio. Come anticipato nel precedente paragrafo il rendimento dei fattori ha storicamente mostrato andamenti ciclici con differenti periodi di sotto e sovra performance non identici in quanto i fattori presentano diverse tipologie di sensibilità alle fasi del ciclo economico. Riassumendo, le evidenze empiriche hanno dimostrato che fattori come Value, Momentum e Size sono stati storicamente pro ciclici con buoni risultati associati ai periodi di ottima crescita economica ed aumento di inflazione e tassi di interesse; differentemente i fattori Quality e Low wolatility sono storicamente stati ben performanti in contesti di negativa congiuntura economica.

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La tabella mostrata di seguito ci permette di cogliere le differenti correlazioni tra i fattori che risultano per la maggior parte comprese tra -0,30 e 0,30.

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Dall’analisi invece della successiva tavola si evince come una strategia che unisce le singole in un indice multi fattoriale ha storicamente portato:

  • Riduzione della volatilità ed un migliore Sharpe Ratio
  • Un incremento dell’information ratio che ben riflette la diversificazione degli indici ed un calo del tracking error
  • Una più bassa dipendenza dai cicli economici evidenziata dalla riduzione dei Drawdown

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FOCUS MOMENTUM

Tra tutte le strategie fattoriali, quella “Momentum” è sicuramente una delle più controintuitive in quanto va contro ad uno dei classici principi impartiti agli investitori del “compra basso e vendi alto” in quanto in maniera opposta inserisce in portafoglio i titoli con le recenti più forti performance scaricando quelli che mostrano segnali di debolezza. Dal punto di vista comportamentale, tale strategia può considerarsi spiegata con il cosiddetto “effetto herding” (effetto gregge) in quanto molti investitori tendono ad inseguire le ciò che maggiormente performa in una determinata fase di mercato, spingendo di conseguenza il prezzo ancora più in alto. La strategia Momentum è tra tutte quella che storicamente ha mostrato più persistenza di sovra performance, come si può osservare dall’immagine riportata di seguito.

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Soprattutto il ventennio recente, ha visto il fattore Momentum essere totale protagonista delle strategie fattoriali collezionando una sensibile sovra performance rispetto all’indice mondiale di riferimento.

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STRUMENTI DISPONIBILI

Immagino che molti di voi, una volta arrivati fino a questa parte della lettura vi starete chiedendo se è possibile approcciare con semplicità questa tipologia di investimento. La risposta è si in quanto sono presenti sul mercato numerosi fondi attivi ed Etf in grado di replicare con bontà sia le singole strategie (e.g. Msci World Value) che l’universo relativo alla strategia combinate multi fattoriali (e.g. MSCI World Multifactor).

 

CONCLUSIONI

Abbiamo quindi cercato in questo articolo di fornire un accurato quadro di riferimento utile al singolo investitore per valutare la possibilità di prendere in considerazione un investimento basato su strategie fattoriali. Se le evidenze mostrate sono riuscite a dimostrare come l’utilizzo dei fattori, con i corretti orizzonti temporali, sia riuscito a produrre effetti positivi di sovra performance rispetto agli indici mondiali accompagnati anche da una riduzione della volatilità (utilizzando le strategie multifattoriali) e da un miglioramento delle metriche di analisi del portafoglio, personalmente ritengo che una quota di investimento in tali assets sia sicuramente da considerare all’interno di portafogli strutturati. Come altresì detto, proprio l’orizzonte temporale dev’essere un parametro valutato con estrema attenzione in quanto le differenti capacità di reazione agli scenari macroeconomici sottostanti hanno portato anche ad elevati periodi di sottoperformance di alcuni fattori mettendo a dura prova la pazienza degli investitori meno esperti. Se quindi l’orizzonte temporale di riferimento per un investimento azionario è basilarmente da considerarsi long-term un singolo investimento fattoriale non può prescindere dalla capacità di mantenere la strategia per un periodo per lo meno oltre il decennio.

Un ultimo aspetto che ritengo personalmente molto interessante è che la strategia fattoriale può collocarsi come un nuovo modo di intrepretare l’investimento azionario posizionandosi come una soluzione ibrida ed intermedia tra un investimento che replica passivamente un indice (e.g. MSCI World) applicando una gestione attiva basata però su delle regole stabilite passivamente attraverso le quali è possibile identificare in maniera trasparente le regole di implementazione della strategia, sottraendo una parte di discrezionalità classica delle gestioni attive

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