Il contesto alimentare mondiale degli ultimi 20 anni di Nicola Chiaranda

Il mondo del cibo coinvolge tutti, semplicemente perché tutti mangiamo.

Con questo articolo, e con altri che seguiranno, vi proponiamo un viaggio nel mondo della produzione alimentare, sia a livello globale che in Italia.

Vedremo:

  • la situazione attuale del business Agri Food e la sua evoluzione negli ultimi venti anni, in particolare, sulla base dei dati forniti dallo Statistical Yearbook, World Food and Agricolture 2020 pubblicato dalla FAO, uscito da poco (ndr cliccando sulle immagini lo si potrà raggiungere)
  • chi sono gli attori, come sono tra loro collegati e come creano valore
  • quali sono i problemi legati alla produzione alimentare sul nostro pianeta
  • come le tecnologie disponibili e nascenti possano risolvere tali problemi
  • come nuovi capitali siano pronti ad investire nel settore Agrifood Tech e
  • come si stiano creando nuove imprese e nuovi modelli di business.

Le specie animali esistono in quanto si alimentano, per cui nostra sopravvivenza è legata alla capacità del pianeta, per ora solo la terra, in futuro vedremo, di produrre cibo che ci nutra.

La ragione principale per cui la produzione agricola esiste a livello economico, a parte gli usi industriali, come il biodiesel, è infatti la nutrizione umana e degli animali.

Esiste quindi una correlazione diretta tra il numero di persone sul nostro pianeta e la produzione agricola nel tempo. E, con la popolazione mondiale attesa a 9.7 Miliardi di persone nel 2050, ci sono forti preoccupazioni, come vedremo nei prossimi articoli, che la produzione agricola, possa essere, non tanto insufficiente a sfamare tutta la popolazione, quanto invece non sostenibile per il futuro del pianeta, considerato anche che circa il 30% della produzione viene sprecato.

La popolazione umana sulla terra è attualmente di 7.8 Miliardi ed è cresciuta del 27% rispetto al 2000, quando era di 6.1 miliardi di persone.

In termini di quantità, come si vede dalla Fig. 1, la produzione Agricola diretta (escludendo carne e pesce) annuale era pari a 6.1 miliardi di tonnellate nel 2000 ed è pari a 9.1 nel 2018, con un incremento del 48%, dunque ben più rapido rispetto alla crescita della popolazione, che si spiega soprattutto con l’aumento nell’utilizzo dei prodotti agricoli per uso non alimentare, come nel caso dei biocarburanti.

Fig 1

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig.  20, rielaborazione dell’autore

Per quanto riguarda il valore aggiunto lordo derivante dall’attività agricola, vale a dire la differenza tra i prezzi dei prodotti venduti meno il costo di tutti gli inputs e i prodotti grezzi necessari alla loro produzione, lo stesso ha raggiunto i 3.4 Trilioni (migliaia di miliardi) di dollari, con una crescita del 68% tra il 2000 e il 2018, mantenendo una quota sempre pari al 4% del Prodotto Interno Lordo Globale, che quindi è cresciuto nella stessa misura. (FAOSTAT 2020, p14)  

Abbiamo visto come siano cambiate di molto le quantità prodotte (+ 48%) e il loro valore aggiunto (+68%), vediamo ora, nella Fig. 2, come sia cambiato negli anni la composizione di cosa si produce.

Fig 2

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig.  20, rielaborazione dell’autore

La composizione della produzione è cambiata molto poco negli ultimi 18 anni: il 34% della produzione riguarda sempre i cereali, il 24% lo zucchero, il 12% le verdure, l’11% l’olio (che è invece notevolmente cresciuto, come spieghiamo di seguito), il 10% la frutta, il 9% le radici e tuberi.

Per quanto riguarda ciò che è cresciuto di più rispetto la crescita media del 48% negli ultimi 18 anni, a parte la produzione di verdure, cresciuta del 59%, abbiamo la produzione di oleaginose (palma, soia, colza, girasole principalmente) cresciuta dell’88%.

La crescita nella produzione di verdura è attribuibile sia alla crescita, più che proporzionale, della popolazione vegana (India) sia al cambiamento delle diete nei paesi più sviluppati, dove il consumo di verdura è associato al miglioramento della dieta dal punto di vista della salute e si accompagna, in tali paesi, ad una riduzione nella crescita del consumo di carne.

La notevole crescita nella produzione di oleaginose è stata, invece, favorita, da un lato, dall’incremento della domanda di proteine (soia, colza, girasole) per la nutrizione animale, destinata alla produzione di carne e pesce, dall’altro lato dall’incremento della domanda di olio. L’olio è utilizzato sia per il consumo alimentare (legato alla crescita della popolazione) sia come combustibile (palma, colza, soia). Quest’ultimo è favorito da sussidi governativi che lo rendono competitivo rispetto all’olio di origine minerale, sussidi che, oltre a favorire l’energia verde sostenibile, sostengono la produzione agricola.

Mente la produzione delle oleaginose, come si è visto, è cresciuta dell’88% tra il 2000 e il 2020, la produzione di olio vegetale è cresciuta del 108% da 92 a 191 milioni di tonnellate, come si evince dalla Fig. 3.

Fig 3

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig.  23, rielaborazione dell’autore

Per quanto riguarda il tipo di olio prodotto, pur nella crescita generale media del 108% di tutti gli olii, nel periodo 2000-2017 si assiste ad una crescita, pari al 197%, quasi doppia rispetto alla media, dell’olio di palma, da 22 a 66 milioni di tonnellate. La stessa, come si vede dalla Fig. 4, rappresenta un incremento della quota di mercato relativa dal 24% al 35% ed è da attribuirsi alla maggiore reddittività dell’olio di palma rispetto agli altri olii

Fig 4

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig.  23, rielaborazione dell’autore

La produzione media per ettaro di tale olio è infatti di circa 3.5 tonnellate/ettaro rispetto alle 0.8, 0.7 e 0.5 tonnellate/ettaro rispettivamente per colza, girasole e soia (Fig. 5).

 Fig 5

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È poi interessante analizzare l’evoluzione nella produzione della carne e del pesce, che, come detto poc’anzi, pur non formando parte della produzione primaria, la condizionano fortemente in termini di produzione di proteine vegetali destinate al nutrimento animale.

Per quanto riguarda la produzione della carne, come si vede dalle Fig. 6, la stessa è cresciuta del 47% tra il 2000 e il 2018, molto più della crescita della popolazione che è cresciuta del 24% nello stesso periodo. Si mangia quindi più carne. È nota, in tal senso, la tendenza delle popolazioni ad incrementarne il consumo quando il PIL pro-capite supera i 5.000 $.

Fig 6

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Se il consumo di carne è cresciuto del 47% in media, nel ventennio è cambiato notevolmente il tipo di carne che sia consuma, come risulta dalla Fig. 7.  Il consumo di carne pollo è salito dal 25% al 33% del totale, mentre è sceso il consumo di carne di maiale, dal 38% al 35%, che resta comunque la carne più consumata, ed è, soprattutto, sceso il consumo di carne di manzo, ora al 20% del totale.

Fig 7

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig.  26, rielaborazione dell’autore

La crescita della quota di mercato del pollo è, ancora una volta, dovuta a ragioni economiche: è la carne più economica da produrre, nel senso che presenta il tasso di conversione più basso di mangime in carne.  Tale tasso è tra 2-2.5x per il pollo (nel senso che servono 2-2.5 kg di mangime per produrre 1 kg di pollo), tra 5 e 6.5x per il maiale e tra 8x e 12x per il manzo.

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Per quanto riguarda la discesa nel consumo di manzo, oltre che per ragioni strettamente economiche, va detto che la carne bovina è quella che presenta maggiori problemi a livello di sostenibilità, sia per l’effetto serra legato alle maggiori emissioni di gas metano dovute alla digestione degli animali, sia per il consumo di acqua, sia per la terra necessaria ai pascoli bovini.

Per quanto riguarda, invece, il pesce, come risulta dalla Fig. 8, la produzione mondiale è cresciuta da 126 a 179 milioni di tonnellate, del 42%, nel periodo 2000-2018, ancora una volta più della popolazione, cresciuta, lo ricordiamo, del 24%. Ciò è da attribuirsi all’incremento nel consumo di proteine animali, connesso all’aumento di reddito disponibile. Ricordiamo, infatti, che il PIL per persona è cresciuto, in media, dai 8.200 $ del 2000 ai 11.200 $ del 2018.

Fig 8

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig.  30, rielaborazione dell’autore

Va invece osservato che, a fronte di una crescita media del 42%, il pesce di acqua dolce, i crostacei e quello di acqua sia marina e dolce (come il salmone), sono cresciuti rispettivamente del 131%, 103% e del 90%, incrementando rispetto al 2000 la propria quota di mercato (Fig. 9) rispettivamente al 32%, 9% e 4%.  La ragione di tali incrementi, va ricercata nella grande diffusione dell’acquacoltura degli ultimi anni, passata dal 26% al 46% del totale, praticamente di un quarto alla metà, mentre il pesce pescato in mare aperto è sceso, nello stesso periodo, dai tre quarti alla metà.  

Fig 9

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig.  30, rielaborazione dell’autore

Se, come abbiamo visto nelle pagine precedenti, negli ultimi vent’anni è cambiato cosa produciamo (cambiato poco) e quanto produciamo (aumentato molto), è interessante vedere ora come è cambiato il modo di produrre.

Abbiamo già visto che è sceso notevolmente (16%), da 1050 a 884 milioni, il numero degli addetti all’agricoltura.

Altro elemento fondamentale da considerare è la quantità di terreno coltivato: la Fig. 10 ci dice cos’è avvenuto tra il 2000 e il 2018.

Fig 10

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig.  3, rielaborazione dell’autore

I terreni destinati all’agricoltura si sono ridotti del 2% nel periodo, da 4880 a 4800 milioni di ettari, dove però è aumentata del 5% l’area coltivata, mentre si è ridotta nella stessa proporzione l’area destinata ai prati e pascoli.

Dal momento che la popolazione è cresciuta tra il 2000 e il 2018 da 6.1 miliardi a 7.5 miliardi, a livello mondiale l’area coltivata per persona è scesa da 0.24 a 0.21 ettari, come risulta dalla Fig. 11.

Fig 11

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig.  6, rielaborazione dell’autore

È interessante osservare come la superfice coltivata per persona sia inferiore nelle zone dove ci si attende una maggiore la crescita della popolazione nei prossimi anni, vale a dire Asia e Africa (0.13 e 0.22 ettari/persona rispettivamente), e ciò fa presagire possibili tensioni.  

Ma se la produzione agricola mondiale è cresciuta del 48% e l’area coltivata è cresciuta solo del 5%, mentre gli addetti sono scesi del 16%, da dove origina l’incremento di produttività che si è verificato?

Occorre vedere com’è cambiato l’uso dei fattori che tradizionalmente incrementano la produttività agricola: pesticidi, fertilizzanti e macchinari agricoli. 

Per quanto riguarda i pesticidi, come si evince dalla Fig. 12, a livello mondiale il loro consumo è cresciuto tra il 2000 e il 2018 del 27% da 2.07 a 2.63 Kg/ettaro. È interessante notare la grande disparità nell’utilizzo di fertilizzanti tra i diversi continenti, dove in Asia e nelle Americhe l’utilizzo è 10x superiore che in Africa. Ciò evidenzia come notevoli incrementi di produttività siano ancora possibili in certe regioni.

Fig 12

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig. 16, rielaborazione dell’autore

Per quanto riguarda, poi, i fertilizzanti chimici, come si vede dalla Fig. 13, vale lo stesso ragionamento: il loro utilizzo, a livello globale è salito del 32% tra il 2000 e il 2018 passando da 91kg a 121 Kg/ettaro, dove l’utilizzo in Asia e però 9x rispetto a quello in Africa.

Fig 13

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig. 19, rielaborazione dell’autore

Per quanto riguarda, infine, il capitale investito in agricoltura, come si evince dalla Fig. 14, il Gross Fixed Capital dal 2000 al 2020 è aumentato di 3 volte, da 187 Miliardi di dollari a 563 Miliardi di dollari.

Fig 14

Clicca sull’immagine per accedere al Gross Fixed Capital Formation, FAOSTAT rielaborazione dell’autore

La meccanizzazione dell’agricoltura, favorita dal capitale investito, è dunque, al di là dell’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti, quello che spiega maggiormente l’incremento del 48% della produzione agricola tra il 2000 e il 2018.

È al riguardo interessante notare, dalle ultime due colonne della tabella, come la forte crescita del capitale investito in Cina, India, Indonesia e Nigeria, abbiano fatto passare la quota di investimenti in capitale agricolo effettuata dagli stessi paesi dal 19.8 % del totale mondiale nel 2000 al 42.8 % del 2018.

In Italia, invece, la crescita è invece stata soltanto del 5% nel periodo e la quota di investimenti rispetto al totale mondiale è scesa dal 4% del 2000 all’1.4% del 2018. Vedremo nel prossimo articolo sull’Italia le ragioni e le conseguenze di questa forte decrescita.

È dunque, in generale, cambiato poco cosa si produce e, invece, molto quanto e come si produce. La domanda a questo punto è: qual è stato l’effetto sui prezzi ?

La risposta la possiamo trovare nel Food Price Index della FAO. Come si evince dalla Fig. 15, lo stesso, tra il gennaio 2000 e novembre 2020 è salito da 43.5 punti a 105 punti, ora al livello massimo degli ultimi 6 anni, vale a dire del 141%, con picchi importanti nel 2008 e nel 2011. Le incertezze del Covid e gli effetti sulle supply chains, con l’attesa che la riduzione nei consumi di cibo fuori casa dell’ultimo periodo sia un fenomeno temporaneo, destinato a scomparire al normalizzarsi della situazione, hanno fatto crescere i prezzi in modo importante nella seconda parte del 2020.

Fig 15

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig. 43, rielaborazione dell’autore, commento nel testo aggiornato a novembre 2020

Altro elemento che è cambiato molto negli ultimi 20 anni, è stato il commercio mondiale di prodotti alimentari, cresciuto del 260%, da 384 miliardi di dollari nel 2000 a 1.382 miliardi di dollari nel 2018, come si evince dalla Fig.  16.

Detto aumento trova spiegazione nel forte incremento della popolazione mondiale, che si è verificato principalmente nei paesi (Asia, Nord-Africa, Medio Oriente) dove la terra coltivabile disponibile per abitante è inferiore: il commercio mondiale, non ha fatto altro che avvicinare l’offerta alla domanda, compensandone la dislocazione geografica.

Fig 16

Clicca sull’immagine per accedere allo Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020, Fig.  36, rielaborazione dell’autore

Per quanto riguarda i prodotti il cui commercio è salito maggiormente, vanno segnalati frutta e verdura, cereali, pesce e carni.

Conclusioni

Volendo quindi tirare le somme di questa prima puntata dedicata alla produzione alimentare globale e alla sua evoluzione negli ultimi 20 anni, possiamo dire quanto segue.

Il sostanziale incremento delle quantità di beni agricoli prodotte (del 48%) da 6.1 a 9.1 miliardi di tonnellate  e del valore aggiunto prodotto dall’agricoltura negli ultimi 20 anni, del 68%,  da 2 Trilioni di dollari a 3.4 Trilioni di dollari, con il commercio mondiale di prodotti agricoli cresciuto del 260%, a fronte degli addetti all’agricoltura scesi del  16 %,  e dei  i terreni coltivabili che sono rimasti sostanzialmente invariati,  è frutto del forte incremento della produttività agricola, che però si è tradotto anche in forte incremento dei prezzi, saliti del 141%, anche per effetto del Covid 19.   

Tale incremento di produttività è stato favorito dall’utilizzo di fertilizzanti (da 91 a 121 kg per ettaro) e di pesticidi (da 2.07 a 2.63 kg per ettaro) e dal capitale investito in agricoltura, cresciuto da 125 dollari a 360 dollari per ettaro.

I terreni rendono di più grazie a meccanizzazione, fertilizzanti e pesticidi, e, verosimilmente, tale incremento di produttività aumenterà ancora nei prossimi decenni, visto il divario della stessa tra i paesi dove è più avanzata, rispetto a quelli dove lo è meno.

La domanda che occorre porsi è, tuttavia, quale sia il prezzo per la sostenibilità del pianeta di tutta questa intensificazione nell’utilizzo dei fattori produttivi.

Lo vedremo in un articolo successivo, dopo aver parlato della situazione del settore Agrifood in Italia nel prossimo.

A cura di:

Nicola Chiaranda:

– progetti Agribusiness & Food;

– definizione della strategia della vostra impresa;

– decisioni di investimento (anche in startups);

– miglioramento della performance aziendale e ottimizzazione del ritorno sul capitale investito;

– attività di Corporate Finance & Fundraising (Equity & Debt).

nicola.chiaranda@hotmail.co.uk

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AVVERTENZA: Anche l’immagine iniziale è tratta da Statistical Yearbook, World Food and Agriculture 2020