Il costo della vecchiaia e il rischio longevità – di Filippo Donati

Nel romanzo “Everyman”, pubblicato nel 2006, Philip Roth dice o meglio fa dire al protagonista del suo romanzo che “La vecchiaia non è una battaglia, la vecchiaia è un massacro”.

E’ il personaggio che fa i conti con la tirannia del suo corpo che inesorabilmente invecchia.

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Ma è veramente così? In realtà si sta assistendo ad una ascesa dei longevi, e secondo una bella definizione riportata dall’Osservatorio Censis-Tendercapital, per gli italiani si diventa anziani non quando si va in pensione o si raggiunge una determinata età anagrafica, ma se e quando si diventa dipendenti da altre persone nelle ordinarie attività quotidiane, incluse le più intime.

Si tende sempre di più a classificare una persona “anziana” solo sul suo grado di autosufficienza.

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Vediamo cosa ci dicono i numeri e le statistiche.

Nel 2019, secondo il rapporto Censis, la popolazione degli over 65 in Italia ammontava a 13,7 milioni, il 22% della popolazione, e che entro il 2050 saliranno a 19,6 milioni, cioè il 35%. Allo stesso tempo il tasso di fertilità in Italia è ai minimi storici, di conseguenza fra 30 anni una persona su tre nel nostro Paese avrà più di 65 anni.

Le conseguenze a livello economico sono enormi. Invecchiamento del Paese significa costi sanitari in continuo aumento e con un sistema sanitario e previdenziale pubblico insufficiente, necessità di costruirsi un’assistenza privata che fino ad ora è stata coperta sostanzialmente dalle famiglie.

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L’aumento della longevità rappresenta un’estensione della vita e richiede una nuova “mappa per la vita”, come viene riportato dalla professoressa Laura Castensen della Stanford Univerity.  E’ necessario che tutta la società si adatti a questo cambiamento.

E’ inoltre fondamentale che la popolazione invecchi bene. Malattie di cuore, cancro, diabete e demenza rappresentano più del 70% delle morti globali.

Per ridurre l’impatto della spesa economica necessaria a gestire tali patologie, i servizi sanitari devono prevedere, ad esempio, una maggiore attività di prevenzione.

Invecchiare bene costa. In alcuni casi bisogna prevedere un aumento delle spese per farmaci, per le visite mediche o per i trattamenti sanitari. E talvolta bisogna pensare a personale di supporto (le badanti) oppure a strutture dedicate, con un aumento importante dei costi sia per la collettività sia per i privati.

Ricordiamo che uno degli strumenti presenti sul mercato assicurativo per gestire queste situazioni potrebbe essere la polizza “Long Term Care”, strumento che non ferma o rallenta l’orologio biologico, ma eroga una rendita, cioè un contributo economico, in caso di bisogno.

Per ogni informazione sullo strumento Long Term care, si può rimandare ad esempio ad un precedente contributo

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Il fenomeno che si riscontra in Italia è il medesimo che possiamo osservare in alcune delle economie più evolute nel mondo.

Ci interessa a questo proposito il grafico delle aspettative di vita nel mondo stimate nel 2019

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L’aumento delle aspettative di vita degli Italiani oltre ad avere un effetto diretto sulle famiglie, ha un impatto sostanziale sulle finanze pubbliche. Secondo una ricerca di Moody’s, pubblicato a marzo di quest’anno e ripreso da “Il Sole 24 ore”, l’invecchiamento della popolazione determinerà un aumento della spesa corrente (soprattutto in sanità e a sostegno delle non autosufficienze), con una contemporanea riduzione delle forze di lavoro e delle capacità di risparmio. Di conseguenza il deficit di bilancio si allargherà con una crescente difficoltà ad accedere ai finanziamenti sui mercati internazionali. Siamo di fronte ad un macro-trend che non può essere sottovalutato e le politiche sociali dovranno necessariamente tenere conto di quanto sta già accadendo.

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Vale la pena di considerare come le economie più industrializzate stiano studiando delle contromisure per affrontare il problema dell’invecchiamento della popolazione. Sono necessarie politiche economico sociali ad hoc, che partono non solo dalle fasce più anziane della popolazione, ma soprattutto dai giovani.

Inoltre è il Sistema Sanitario dei diversi paesi che deve essere pronto, anche grazie alle nuove tecnologie, ad affrontare le sfide del futuro. In questa ottica, anche a seguito della pandemia da COVID-19 che ha causato danni umani e giganteschi danni economici, che l’OMS ha nominato il prof. Mario Monti a capo di una super commissione incaricata di stilare un rapporto rivolto ai singoli Stati affinché Salute e Benessere entrino nelle priorità politiche e vengano riconosciute fondamentali per lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale.

La Salute e la Sanità in cima all’agenda politica nell’ambito degli obiettivi dello Sviluppo sostenibile e rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari e sociali degli Stati membri dell’OMS.

Chi più ne beneficerà di un sistema sanitario più efficiente? Sicuramente le fasce di popolazioni più anziane e meno protetta.

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L’allungamento dell’aspettativa di vita non ha effetti solo negativi, ha portato infatti allo sviluppo di beni e servizi legati alla longevità, per esempio nei settori del benessere, dei trattamenti medico-sanitari, dei consumi dei senior e dell’assistenza agli anziani.

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Si parla ormai della Longevity Economy.

La Longevity Economy, secondo quanto riportato da Joseph Coughln, uno dei massimi esperti della materia, nominato da diverse amministrazioni USA consigliere per il fenomeno dell’invecchiamento e responsabile del “Massachusetts Institute of Technology AgeLab”, costituisce la terza economia dopo USA e Cina. Quindi un fenomeno mondiale dalle dimensioni enormi.

Il punto è che grazie ai progressi medico-scientifici, all’applicazione dei protocolli della prevenzione per le malattie più mortali e ai generali miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro, le persone hanno un’aspettativa di vita maggiore che arriverà nella metà del mezzo secolo a 90 anni per le donne e 85 per gli uomini. I nati negli anni 2000 sono destinati, secondo gli esperti, a vivere fino a 100 anni. Ma le persone arrivano alla vecchiaia in forma migliore rispetto al passato e hanno necessità e desideri, impensabili sono fino a qualche anno fa. Gli anziani hanno un’alta propensione per consumi di qualità, per la cultura, per il divertimento, per le mostre, il cinema, i monumenti e viaggi. La spesa totale annua è di circa 185 miliardi di euro, che corrisponde al 25% del totale delle famiglie italiane.

Non dimentichiamo inoltre che la fascia di popolazione over 65 detiene in termini generali il 40% della ricchezza degli italiani, di fatto la maggiore parte del mercato immobiliare e molti di loro dispongono di una vastissima liquidità che vorrebbero investire ma non sanno come.

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