Il Covid 19 come occasione per ripensare al ruolo della sanità – di Filippo Donati

Nel pieno della crisi mondiale causata dalla diffusione del virus Sars Cov2, il 27 maggio 2020, la Commissione Europea ha lanciato il più grande e massiccio programma di aiuti economici e finanziari per la ripresa del Vecchio Continente.

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In particolare, visto anche la genesi della crisi, causata da un virus sconosciuto ma che ha fatto venire alla luce la fragilità dei sistemi sanitari degli stati membri, una delle linee di intervento fondamentali della Commissione Europea è stata l’istituzione di un programma per rafforzare la sicurezza sanitaria e per prepararsi ad affrontare future crisi sanitarie.

E’ nato quindi l’EU4Health programme.

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Il piano EU4Health ha una capacità di spesa pari a 9,4 miliardi di Euro per il periodo 2021-2027 ed investirà principalmente nel:

  • rafforzare la preparazione dell’UE in caso di gravi minacce sanitarie transfrontaliere creando
      • riserve di forniture mediche in caso di crisi
      • una riserva di personale ed esperti sanitari che possano essere mobilitati in caso di crisi in tutta l’UE
      • maggiore sorveglianza delle minacce per la salute.
  • rafforzare i sistemi sanitari in modo che siano in grado di affrontare le epidemie e altre sfide a lungo termine stimolando
      • la prevenzione delle malattie e la promozione della salute fra la popolazione anziana
      • la trasformazione digitale dei sistemi sanitari
      • l’accesso all’assistenza sanitaria per i gruppi vulnerabili.
  • rendere le medicine e i dispositivi medici disponibili a prezzi accessibili, promuovere l’uso prudente ed efficace degli antimicrobici e favorire l’innovazione medica e farmaceutica e una produzione più verde.

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La pandemia ha contribuito pertanto a creare un forte senso di necessità di rinnovamento dei sistemi sanitari dei paesi membri. E’, quindi, un’occasione imperdibile per il sistema pubblico e per i privati per attuare progetti ed investimento di adeguamento delle infrastrutture della sanità, ma anche per porre in essere la vera svolta digitale in ambito sanitario.

Anche l’Italia sta cercando di porre in essere piani per il miglioramento del SSN, agendo sia sul lato delle infrastrutture (ospedali, centrali di acquisto delle medicine e dei presidi medici, formazione del personale), ma anche agendo sulla così detta e-health. Il processo di digitalizzazione della sanità comporta necessariamente un adeguamento delle strutture connettive del paese (5G e 6G).

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L’Italia vuole diventare un paese completamente digitale secondo quanto previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e approvato dal CIAE, il Comitato Interministeriale degli Affari Europei il 9 settembre scorso.

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Poniamo quindi l’accento sulla trasformazione digitale nella Sanità nel nostro paese. Ci viene in aiuto l’Outlook Salute Italia 2021 realizzato da Deloitte Italia e pubblicato nel gennaio 2020, in cui viene chiesto ad un campione rappresentativo di popolazione maggiorenne residente in Italia, un giudizio tra gli altri sulla percezione dell’innovazione nel settore sanitario. Il risultato è che la percezione dell’innovazione digitale nel settore digitale risulta ancora limitata e ancor meno positiva se si confronta la digitalizzazione degli altri settori.

Inoltre poco più della metà della popolazione conosce il fascicolo elettronico (59%) e l’utilizzo digitale dei servizi sanitari appare ancora circoscritto: poco più di un terzo del campione ha ricevuto un referto medico via e-mail (37%) o ha prenotato online una prestazione sanitaria (35%). Infine, solo l’8% ha fruito di servizi di telemedicina, quota inferiore rispetto a quanto registrato a livello globale (dal 13% al 29%).

Da notare la seconda slide relativa al report di Deloitte, in cui si nota che le polizze salute sono note alla popolazione italiana, anche se solo un rispondente su cinque dichiara di averne sottoscritto una. Emerge infatti un problema di diffidenza come barriera alla sottoscrizione. Circa la metà degli intervistati che non ha una polizza salute non sono intenzionati all’acquisto, principalmente a causa di costi troppo elevati (44%) e perché non ne avvertono l’esigenza (30%). D’altra parte il giudizio di coloro che ne hanno già sottoscritta una appare pienamente positivo, in quanto il 76% dei clienti attuali consiglierebbe la sottoscrizione ad amici e parenti.

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Un’altra indagine molto interessante è quella condotta dal Capgemini Research Institute pubblicata a luglio del 2020, “The health fix: How COVID-19 has transformed consumers’ attitudes to health and accelerated the future of digital healthcare”.

La ricerca indaga la consapevolezza sanitaria dei consumatori, e come la pandemia abbia cambiato le loro attitudini ed attese, e come prendano decisioni sulla loro salute. In particolare la ricerca esplora il grado di apertura dei consumatori all’uso di tecnologie digitali per prendersi cura della loro salute. Emerge quindi che:

  1. i millennial sono il gruppo di persone che per età è più spaventata riguardo la salute
  2. la casa è il nuovo “point of care”, punto di cura. Aumenta la domanda di tecnologie digitali in campo sanitario: il nuovo approccio è stato ribattezzato “low-touch”, che descrive comportamenti dei consumatori in cui il contatto fisico è ridotto al minimo indispensabile.
  3. I consumatori più consapevoli sono più disponibili all’utilizzo di tecnologia e di impatto fisico ridotto nel sistema sanitario.

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Vediamo ora quali potrebbero essere i progetti connessi all’utilizzo di nuove tecnologie nella Sanità:

Interventi per l’edilizia sanitaria: verso un nuovo ospedale sicuro, tecnologico, digitale e sostenibile: costruzione/riqualificazione di ospedali, adeguamento sismico e antincendio, l’ammodernamento complessivo del parco tecnologico ospedaliero sia in termini di attrezzature di alta tecnologia che di infrastrutture digitali.

Casa “digitale” – point of care: Attraverso l’IA e l’evoluzione della rete (5G, 6G) si tende alla riorganizzazione e alla gestione dei servizi di cure domiciliari integrate, alternativo al ricovero ospedaliero concordata tra ASL, paziente, familiari e medico di medicina generale, per un periodo di tempo prestabilito. Obiettivi monitorare i pazienti ed effettuare le diagnosi a distanza, affrontare le cronicità; alimentare un data set di informazioni prezioso per la messa appunto di modelli predittivi utili alla previsione di scenari futuri.

Le nuove Residenze sanitarie assistenziali (Rsa): aver cura delle persone fragili in luoghi tecnologici, sostenibili e accoglienti: Obiettivo principale del progetto è migliorare il governo e gli standard assistenziali nelle residenze per pazienti disabili e non autosufficienti.

Inclusione, interconnessione e digitalizzazione dei servizi territoriali dedicati ai pazienti con disturbi mentali, sfruttare le nuove tecnologie per creare un’integrazione con l’assistenza primaria, i dipartimenti di prevenzione e i servizi sociali

Prevenzione e promozione della salute con strumenti digital e interventi green:
migliorare la dotazione tecnologica per condividere i dati a diversi livelli, avere a disposizione un sistema informatizzato di gestione integrato che si interfacci con altri sistemi informativi per mettere in rete dati di sorveglianza, di laboratorio e clinici e per attivare una rapida comunicazione tra contesti diversi e figure professionali diverse (centri diagnostici, laboratori, MMG, PLS e Aziende Sanitarie locali, ecc.).

Rafforzamento della Rete Consultoriale per un approccio innovativo, digitale e multiprofessionale alla Medicina di Genere: per migliorare l’assistenza sanitaria e sociosanitaria diretta alle famiglie, ai bambini, agli adolescenti, alle coppie e alle donne, implementando e riqualificando la rete consultoriale. Si prevede di investire in sanità digitale per i consultori, soprattutto per i servizi di teleconsulto e di diagnostica.



Conclusione

Il progetto di rilancio Europeo e quindi il pacchetto di fondi messo a disposizione degli stati membri e ogni progetto sulla sanità digitale sembra essere messo a repentaglio da una sconsiderata decisione di Ungheria e Polonia di bloccare il Bilancio UE. Questi paesi si sono rifiutati di approvare la clausola della condizionalità sullo stato di diritto. Tale clausola permette alla EU di escludere quei paesi che non rispettano i valori europei dai fondi europei. Si tratta ovviamente di un gioco politico portato avanti dai partiti di maggioranza dei due paesi in questione.

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L’augurio è che prevalgano alla fine i principi solidaristici europei ed il buon senso, e dopo una fase di negoziazione tutti gli stati membri approvino il bilancio e sblocchino il Recovery Fund.