Secondo la A.L.I.C.E. Italiana Onlus, molte recenti casistiche sia nazionali che internazionali hanno acceso i riflettori sul rapporto tra pandemia da Covid-19 e ictus cerebrale (patologia che nel nostro Paese rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, colpendo quasi 150.000 italiani all’anno). L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e le conseguenti problematiche organizzative hanno determinato grandi difficoltà nella cura dei pazienti con ictus acuto, senza considerare che molte persone, spaventate dal possibile rischio di contagio in Pronto Soccorso o nei Reparti, hanno evitato di rivolgersi ai servizi di emergenza anche in presenza di chiari e riconoscibili sintomi di ictus. Un comportamento che ha causato una minore ospedalizzazione (fino al 50% di ricoveri in meno) o comunque un ritardo nella possibilità di intervenire. Ma un intervento in ritardo o addirittura un mancato intervento possono peggiorare una prognosi e causare, quindi, esiti più invalidanti della malattia vascolare cerebrale.
Non bisogna dimenticare che l’ictus è una patologia tempo-correlata: i risultati positivi che possono essere ottenuti grazie alla disponibilità delle terapie accessibili dipendono, infatti, dalla tempestività con cui si interviene. È dunque fondamentale riconoscere il prima possibile i sintomi e chiamare immediatamente il 112 in modo da poter arrivare velocemente nell’Ospedale dotato del Reparto più idoneo ai trattamenti. In questo modo è infatti possibile ridurre il rischio di mortalità, ma soprattutto gli esiti di disabilità, spesso invalidanti, causati da questa malattia.
Oncologia, riduzione del 20% degli accessi in ospedale e crollo degli screening
I numeri possono dare un’immagine più chiara, anche se molti sono ancora in elaborazione, ma si può stimare che circa il 20% dei pazienti ha rinunciato ad accertamenti e cure per il timore di recarsi in ospedale. Gli screening sono stati sospesi nei primi mesi del 2020, e sono, purtroppo, ripartiti molto lentamente dopo il calo dell’onda.
Alcuni trattamenti di fase avanzata, dove il beneficio per i pazienti era dubbio, sono stati sospesi per un tempo maggiore, apparentemente senza danno acuto per il paziente, ma il risultato a distanza sulla sopravvivenza potrà essere valutato solo nel prossimo futuro.
Una diminuzione nelle diagnosi di tumore a causa di COVID-19
Sul sito dell’ICRSS Humanitas si sostiene che, sebbene il COVID-19 ha rappresentato un’emergenza senza precedenti, neanche il cancro si è fermato di fronte alla pandemia: i dati dimostrano che gli screening e i controlli medici si sono ridotti e le previsioni di mortalità sono, per questo motivo, molto più alte rispetto agli anni precedenti. L’invito, dunque, è di fidarsi delle procedure di sicurezza messe in atto dalle strutture ospedaliere e avere timore non solo del virus SARS-CoV-2, ma anche di tutte quelle malattie che, se non vengono diagnosticate in maniera precoce, possono rivelarsi molto aggressive.