Il lockdown della salute di Filippo Donati

Non sapremo mai, e forse è meglio non saperlo, quali saranno i veri costi legati alla pandemia da SARS-COV-2 nel nostro paese. Costi sociali, costi personali, i costi legati al disastro economico: mancati incassi per tantissime aziende e per le partite iva (turismo, centri sportivi, ristoranti, retail, abbigliamento).

Ma c’è anche un rovescio della medaglia. Secondo un importante quotidiano nazionale l‘INPS “ha risparmiato” in pensioni nel 2020 circa 1 miliardo di EURO. La stima è presto fatta: sono circa centomila i decessi in più nell’anno passato rispetto ai cinque anni precedenti. Ventimila di questi avevano un’età compresa tra 65 e 79 anni, il resto oltre gli 80 anni. Considerando un reddito pensionistico medio, una proiezione attuariale dell’aspettativa di vita e una media anche della reversibilità, si può stimare che l’INPS dovrà fare fronte ad un numero inferiori di pensioni, cioè ad un minore esborso per il 2020 di 1,1 miliardo di EURO, che se proiettati a 10 anni cumulano l’astronomica cifra di 12 miliardi di EURO: una mini finanziaria

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Gli effetti del COVID sul SSN 

Durante il picco dei contagi quindi marzo 2020 e novembre 2021, la causa di ricovero negli ospedali pubblici di 1 paziente su 2 era dovuto a Covid-19. Gli effetti collaterali del COVID 19 sul resto delle prestazioni sanitarie sono risultati subito evidenti, senza nessuna differenza tra la prima e la seconda ondata.

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Anzi, l’impatto negativo sulla Sanità continua ancora oggi e nessuno può prevedere quando questo finirà.

Con l’aiuto del periodico on line Sanità informazione e di alcuni siti specializzati cerchiamo di comprendere, in dettaglio, come il COVID 19 ha impattato sulla salute pubblica.

Cardiologia interventistica, crollo del 50% degli interventi

Impatto della pandemia da COVID-19 sulla cardiologia interventistica strutturale in Italia

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Secondo lo studio del Giornale di Cardiologia la pandemia da coronavirus 2019 (COVID-19) ha portato al rinvio di molte procedure non urgenti nella maggior parte dei sistemi sanitari in tutto il mondo. Con questo studio si è voluto quantificare l’impatto da COVID-19 sul trattamento interventistico della cardiopatia strutturale (SHD) in Italia. Secondo l’analisi su scala nazionale, le SHI hanno avuto una riduzione del 79% se confrontate con lo stesso periodo nel 2019.

Neuro-riabilitazione, riduzione del 50% delle terapie intensive ictus

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Secondo la A.L.I.C.E. Italiana Onlus, molte recenti casistiche sia nazionali che internazionali hanno acceso i riflettori sul rapporto tra pandemia da Covid-19 e ictus cerebrale (patologia che nel nostro Paese rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, colpendo quasi 150.000 italiani all’anno). L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e le conseguenti problematiche organizzative hanno determinato grandi difficoltà nella cura dei pazienti con ictus acuto, senza considerare che molte persone, spaventate dal possibile rischio di contagio in Pronto Soccorso o nei Reparti, hanno evitato di rivolgersi ai servizi di emergenza anche in presenza di chiari e riconoscibili sintomi di ictus. Un comportamento che ha causato una minore ospedalizzazione (fino al 50% di ricoveri in meno) o comunque un ritardo nella possibilità di intervenire. Ma un intervento in ritardo o addirittura un mancato intervento possono peggiorare una prognosi e causare, quindi, esiti più invalidanti della malattia vascolare cerebrale.

Non bisogna dimenticare che l’ictus è una patologia tempo-correlata: i risultati positivi che possono essere ottenuti grazie alla disponibilità delle terapie accessibili dipendono, infatti, dalla tempestività con cui si interviene. È dunque fondamentale riconoscere il prima possibile i sintomi e chiamare immediatamente il 112 in modo da poter arrivare velocemente nell’Ospedale dotato del Reparto più idoneo ai trattamenti. In questo modo è infatti possibile ridurre il rischio di mortalità, ma soprattutto gli esiti di disabilità, spesso invalidanti, causati da questa malattia. 

Oncologia, riduzione del 20% degli accessi in ospedale e crollo degli screening

I numeri possono dare un’immagine più chiara, anche se molti sono ancora in elaborazione, ma si può stimare che circa il 20% dei pazienti ha rinunciato ad accertamenti e cure per il timore di recarsi in ospedale. Gli screening sono stati sospesi nei primi mesi del 2020, e sono, purtroppo, ripartiti molto lentamente dopo il calo dell’onda.

Alcuni trattamenti di fase avanzata, dove il beneficio per i pazienti era dubbio, sono stati sospesi per un tempo maggiore, apparentemente senza danno acuto per il paziente, ma il risultato a distanza sulla sopravvivenza potrà essere valutato solo nel prossimo futuro.

Una diminuzione nelle diagnosi di tumore a causa di COVID-19

Sul sito dellICRSS Humanitas si sostiene che, sebbene il COVID-19 ha rappresentato un’emergenza senza precedenti, neanche il cancro si è fermato di fronte alla pandemia: i dati dimostrano che gli screening e i controlli medici si sono ridotti e le previsioni di mortalità sono, per questo motivo, molto più alte rispetto agli anni precedenti. L’invito, dunque, è di fidarsi delle procedure di sicurezza messe in atto dalle strutture ospedaliere e avere timore non solo del virus SARS-CoV-2, ma anche di tutte quelle malattie che, se non vengono diagnosticate in maniera precoce, possono rivelarsi molto aggressive.

Il Rapporto di Agenas-Mes S.Anna

L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), in collaborazione con il Laboratorio Management e Sanità (MeS) della Scuola Superiore Sant’Anna, ha prodotto un’analisi delle prestazioni effettuate dal SSN, sia in regime ospedaliero sia in ambito di specialistica ambulatoriale, mettendo a confronto i dati dei primi mesi del 2020 con quelli dello stesso periodo 2019.

Il risultato dell’analisi mostra che il SSN ha tenuto e non è collassato, ma c’è stato un calo evidente in tutte le prestazioni. Sono calati i ricoveri urgenti, si sono addirittura dimezzati i ricoveri ordinari. C’è stata una diminuzione insostenibile delle mammografie, e in generale di tutti gli screening per le malattie oncologiche. Sono diminuite del 30% le visite specialistiche e le prestazioni diagnostiche.

Si riporta il grafico dell’andamento percentuale dei volumi di screening mammografico. Mediamente la diminuzione si attesta sul – 30%

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Anche i volumi dei ricoveri da ictus ischemico sono crollati del 20%

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L’incidenza dell’epidemia si fa sentire anche su ricoveri urgenti, che mediamente diminuiscono in tutte le regioni, -25%.

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Sistemi Sanitari adatti al futuro.

La risposta Europea alla pandemia, e in generale al peggioramento dei sistemi sanitari si chiama EuroHealthNet . Composta da istituti e autorità nazionali e regionali di sanità pubblica, la partnership EuroHealthNet ha da tempo sostenuto la necessità di riorientare i sistemi sanitari verso la prevenzione e la promozione fornendo agli operatori sanitari il supporto e la formazione di cui hanno bisogno. Questa transizione, insieme alla riduzione delle malattie croniche e delle disuguaglianze di salute, allevierebbe la pressione sui servizi di assistenza sanitaria ospedaliera, lasciandoli più in grado di rispondere alle crisi.

La pandemia COVID-19 ci insegna che è fondamentale investire nella prevenzione e nella promozione della salute e in una più ampia tipologia di professionisti della salute, affrontando le disuguaglianze di salute e promuovendo “l’alfabetizzazione della sanità”. 

La Commissione Europea ha stanziato 140 milioni di euro per sostenere una serie  progetti di ricerca che hanno come obiettivi la diagnosi, le cure e lo sviluppo di vaccini per contrastare il Covid-19; 50 milioni di euro sono destinati alla creazione di scorte di dispositivi medici come ventilatori e maschere protettive destinati ai paesi dell’Unione; 37 miliardi di euro saranno utilizzati per affrontare la pandemia, fornendo un fondamentale sostegno ai sistemi sanitari sovraccarichi, ai servizi e alle imprese. 

In Italia, secondo il Piano di Nazionale di Ripresa e Resilienza, le risorse disponibili ammonteranno a più di 20 miliardi, dei quali la maggior parte sono risorse del Next Generation Eu. L’idea è rafforzare il SSN nello sviluppo di una rete territoriale di prossimità (ospedali, presidii, medici di base, ATS, ma anche telemedicina) e l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del SSN.

La seconda componente, Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria, dal valore di 11,82 miliardi complessivi, si pone gli obiettivi della diffusione di strumenti e attività di telemedicina, del rafforzamento degli strumenti informativi e digitali del sistema sanitario, a partire dalla diffusione della cartella clinica elettronica, e destina investimenti rilevanti all’ammodernamento delle apparecchiature e alla realizzazione di ospedali sicuri, sostenibili e all’avanguardia.

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Conclusioni

Lo sforzo economico e culturale che i paesi Europei stanno compiendo per una nuova stagione della sanità pubblica è notevole, ed è condivisa da tutte le forze politiche e sociali in campo. In questa partita, il privato deve giocare un ruolo? Quali sono gli strumenti attualmente disponibili per le Mutue e per le Casse di Assistenza? Esiste una via privatistica alla Sanità?

La risposta è articolata, perché troppo privato ha portato ad una riduzione di efficienza del SSN in un contesto estremo come la pandemia, e solo l’intervento della protezione civile e dell’esercito ha salvato la situazione.

In un prossimo articolo cercheremo di analizzare le opportunità oggi disponibili in Italia per avere accesso a cure e servizi di assistenza a pagamento.

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