Il Long Term Care come strumento previdenziale e di aiuto sociale – di Filippo Donati

Con la nascita del Secondo Reich il 18 gennaio 1871, inizia a prendere forma il sistema sanitario tedesco. Otto von Bismarck cerca di dare forma ad uno stato sociale particolarmente avanzato, basato sulle assicurazioni obbligatorie, finanziato con i contributi delle imprese e dei lavoratori. Nel 1883 viene istituita l’assicurazione contro le malattie, nel 1884 quella contro gli infortuni sul lavoro, nel 1889 vengono istituite le pensioni d’invalidità e di vecchiaia.

Il paese tedesco, così avanzato nel proprio sistema sanitario, rende obbligatoria per certe categorie di lavorati a reddito limitato la Pflegeversicherung, l’assicurazione contro il rischio di non autosufficienza.

Vediamo qual è la spesa media che i paesi appartenenti all’OECD dedicano alla assicurazione contro i rischi di non autosufficienza. Ci viene in aiuto un paper molto esaustivo dedicato a questa materia e pubblicato sul sito dell’OECD:

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Più si diventa vecchi, più è probabile che si abbia bisogno di un aiuto giornaliero con le attività basilari della vita quotidiana, quali lavarsi, vestirsi, mangiare oppure un aiuto con le attività da svolgere in casa come pulire e cucinare. Questo genere di supporto insieme con l’assistenza medica è definita “Long-term care”

Come si nota nel grafico, mediamente nei paesi appartenenti all’OECD, la spesa dedicata al LTC ammonta all’1,7% del GDP (prodotto interno lordo), con delle punte di eccellenza di Olanda e Norvegia o Svezia che spendono più del 3%. In altri paesi la spesa è meno rilevante e se in Germania, paese in cui è obbligatorio assicurarsi, si spende l’1,6%, in Italia si spende lo 0,6% del PIL.

 L’invecchiamento della popolazione

 La percentuale di popolazione anziana è cresciuta in tutti i Paesi industrializzati ed è destinata ad aumentare nei prossimi anni. Lo dicono tutte le statistiche. Nel 2018 più del 22% della popolazione in Italia ha più di 65 anni. Solo il Giappone ci supera.

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Inoltre anche il tasso di fertilità, purtroppo sempre decrescente nei paesi industrializzati, indica come si sta trasformando la nostra società.

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L’Italia sta registrando un “debito demografico” sempre crescente nei confronti delle generazioni a venire in tutti i fattori della sostenibilità, della previdenza, della spesa sanitaria, dell’assistenza e del welfare.

Si può notare come l’indice di dipendenza degli anziani, cioè quell’indicatore che indica il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione in età attiva (15-64anni) sta aumentando ad un tasso costante così come l’indice di vecchiaia (cioè il numero degli over 65 in rapporto alla popolazione attiva) sta inesorabilmente e costantemente crescendo.

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Le risposte sociali

 

Abbiamo visto che la popolazione over 65 è in continuo aumento, così come aumentano i bisogni di cura e di assistenza. Possiamo dire che stanno aumentando di conseguenza anche i servizi e i relativi aiuti dedicati a questa fascia di età? La risposta sembra negativa, anche secondo l’Osservatorio LTC realizzato da CERGAS SDA Bocconi con il supporto dell’azienda svedese Essity.

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Come riporta l’Osservatorio dal 2013 al 2016 le persone non auto-sufficienti con più di 65 anni sono aumentate del 4,6%, mentre il numero di coloro raggiunti da servizi pubblici residenziali e diurni – è rimasto pressoché stabile, passando da 10,4% a 10,2% di questo cluster di popolazione. Le soluzioni più usate dalle famiglie continuano ad essere badanti e care-giver. Il Rapporto conferma che a fronte del bisogno crescente in termini di assistenza e servizi per le persone over 65 non autosufficienti, i servizi attualmente disponibili (pubblici e privati) non riescono ancora a fornire una risposta adeguata ai bisogni delle famiglie.

Il problema fondamentale è che il sistema di welfare pubblico non è in grado di reggere il passo con la continua espansione della popolazione non autosufficiente anche perché le patologie cronico degenerative sono in continuo aumento. Inoltre le risorse finanziarie a disposizione sono limitate per reggere l’impatto della sfida demografica. Ecco che le risorse esterne, cioè private, potrebbero essere in taluni casi la risposta.

Il Long-term care in Italia e il SSN

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In Italia è il SSN che organizza a livello centrale l’assistenza per non autosufficienza anche delle persone anziane. Si parte stabilendo delle direttive principali in materia di sanità ed assistenza, c’è quindi un controllo sull’uniformità dei trattamenti, e vengono ripartite le risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali.

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La catena si complica perché sono le Regioni che decidono i trattamenti e programmano i cosiddetti assegni o buoni Sociali, voucher sociosanitari e Fondo per la Non Autosufficienza. A livello locale alle Asl spetta l’effettiva l’erogazione delle prestazioni sanitarie e delle prestazioni sociosanitarie, mentre sono i Comuni ad occuparsi della erogazione e finanziamento delle prestazioni sociali anche se a rilevanza sanitaria.

Quindi nell’erogazione del complesso di prestazioni caratterizzanti la Long-term Care sono coinvolti molteplici operatori pubblici e privati (dei settori profit e non profit e i prestatori di cure domiciliari, cioè le “badanti”), con competenze diverse e non di rado sovrapposte, definite a livello legislativo.

La risposta dei privati

Come ben riportato dal portale dell’educazione finanziaria promosso dal governo, la polizza LTC viene definita come “un’assicurazione che copre le spese derivanti dall’impossibilità di svolgere autonomamente le normali funzioni della vita quotidiana (azioni semplici come muoversi, lavarsi e mangiare), con conseguente menomazione dell’autosufficienza, non necessariamente dovuta a malattia o infortunio, ma anche a senescenza.

Tale polizza, perciò, può risultare utile in una programmazione finanziario-patrimoniale di lungo/lunghissimo termine proprio per proteggere il proprio capitale o della propria famiglia dal rischio di dovere pagare un/una badante o le spese per una casa di cura o per avere la necessaria assistenza”.

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Tramite la polizza LTC si può ottenere il diritto al versamento di una rendita periodica quando si verifica la non autosufficienza; l’importo della rata può essere prestabilito (500/1.000€ al mese) oppure può variare in base al grado di autosufficienza. Ma attenzione, la polizza LTC bisogna pensarla per tempo e programmare una spesa che grava ovviamente sul conto economico della famiglia.

Anche molte Casse di Previdenza e Fondi Sanitari si sono mosse in questo ambito ed hanno esteso l’attivazione di una copertura assistenziale per il caso di non autosufficienza in favore di tutti gli iscritti che, alla data di decorrenza della garanzia, a patto che gli iscritti non abbiano ancora compiuto una certa età (solitamente 65 o 70 anni).

CONVENZIONE POLIZZA LONG TERM CARE (LTC) – EMAPI

Ad esempio, come riportato nel sito della Cassa di Previdenza degli avvocati, “la Cassa Forense ha perfezionato l’attivazione di una copertura assistenziale per il caso di non autosufficienza in favore di tutti gli iscritti che, alla data di decorrenza della garanzia, non abbiano ancora compiuto i 70 anni di età”.

Si tratta di una tutela definita di LTC – Long Term Care, il cui onere economico è interamente a carico della Cassa che, in caso di non autosufficienza permanente, garantisce una rendita mensile di € 1.200,00, non tassabile, vita natural durante”.

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Attenzione, le Casse così come i Fondi Sanitari non gestisco il rischio “longevity” in casa, quindi non si prendono il rischio di erogare una rendita per un tempo indeterminato, ma coprono il rischio acquistando dalle compagnie assicurative una polizza collettiva per tutta la popolazione appartenete alla Cassa stessa.

Ma chi non ha un’assicurazione, una cassa o un Fondo Sanitario di categoria può comprarsi una polizza LTC come privato? La risposta è positiva e fa parte, come riportato in precedenza, di una corretta programmazione economico-finanziaria della propria vita.

Ha collaborato Elisabetta Belletti

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