Il nuovo che avanza: Tesla e Apple

In questa ampia rassegna stampa, cercherò di evidenziare grazie alle mie letture alcuni aspetti che mi hanno colpito, in particolar modo riferendomi al settore tecnologico americano e ad alcune aziende che lo hanno maggiormente rappresentato in questa fase.

Partiamo con l’evidenza proposta da Vincenzo Bernardini, consulente in Fineco Bank, che qualche giorno fa scrive:

Da inizio anno 279 titoli dell’indice SP500 sono in negativo ed hanno perso 2,5 trilioni di dollari di capitalizzazione, di contro sono bastati gli incrementi di capitalizzazione di sei soli titoli, quelli indicati nella colonna di destra, per eguagliare e superare quella diminuzione.

Un indice di mercato vive e si modifica ogni giorno, quindi quando sentiamo ad esempio che il mercato americano ha recuperato le perdite del Covid non dobbiamo credere che non ci siano stati perdenti o che non vi siano aziende profondamente in sofferenza.

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Anche Francesco Marani analista presso Optima Sim mette il dito nella piaga:

Dal precedente massimo datato 19 febbraio a quello registrato pochi giorni fa, il 18 agosto, oltre il 60% delle società dell’S&P500 ha messo a segno una performance negativa. Sì ok, il Covid ha fatto una forte selezione generando vincitori e vinti, è vero … ma quanto è sostenibile il volo di un aereo se funzionano meno della metà dei suoi motori? Lunga vita alla Silicon Valley… altrimenti si rischiano guai seri.

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Un fenomeno importante che potrebbe avere implicazioni complicate per l’investitore “fai da te”.

Proprio oggi prova a rifletterne Lorenzo Ippoliti analista finanziario indipendente:

Cosa sta succedendo? Ieri Apple ha guadagnato un altro 4.5% ed è ora a +83% da inizio anno. E’ l’ultimo di una serie di movimenti che hanno il sapore dello short squeeze.

Oltre a motivazioni fondamentali vi sono forze di natura squisitamente tecnica in gioco.

Sembra che nelle scorse settimane vi sia stato un acquirente per ammontari senza precedenti di un basket di call sui maggiori nomi tecnologici (sembra per un totale di più di un miliardo di dollari di premi).

Questo ha lasciato i market makers corti direzione e corti volatilità su nomi che continuano a strappare al rialzo obbligandoli ad hedgiarsi su cash e volatilità.

Parte dell’hedging della volatilità si dirige verso VIX e VXN (il VIX del Nasdaq) causando volatilità implicite molto più alte di quelle realizzate e che salgono in modo correlato rispetto agli indici sottostanti.

Per alcuni nomi questo ha anche reso negativa la put-call skew (le call ora costano di più), circostanza anche questa abbastanza singolare.

Dunque, a parte le ragioni fondamentali dietro la forza di nomi come Apple, quest’ultimo strappo è dovuto anche ad una sorta di panic buying sul mercato delle opzioni.

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Gli investitori professionali paiono quindi non voler rinunciare ad essere presenti sul settore tecnologico ma nello stesso tempo si organizzano in vista di un potenziale ridimensionamento.

Un aspetto che già la settimana scorsa non era sfuggito a Paolo Calcinari Ansidei consulente in Azimut:

Nasdaq in rialzo e indice della volatilità delle opzioni sul Nasdaq pure in rialzo. Questo si è rivelato un problema per i mercati azionari nel passato.

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Anche Fulvio Marchese consulente finanziario ieri notava che si stanno creando delle situazioni desamente storiche:

Non è scritto nella pietra… ma chi crede nella reversion to the mean e contamina i modelli col Golden Butterfly portfolio, sta accumulando small cap. NasdaqNDX/Russel 2000RUT:

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Del resto anche Sarah Ponczek ieri evidenziava su twitter che la sola Tesla capitalizza come l’intero indice dedicato alle small cap americane, il Ruissel 2000:

At ~$2.3 trillion, is more valuable than the entire Russell 2000

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Apple e Tesla sembrano essere le aziende che più stanno beneficiando di questo interesse. E’ sempre Lorenzo Ippoliti analista finanziario indipendente che ci accompagna nell’approfondimento:

Basta cambiare una carta da 5 eur in monete da 1 per avere il 50% in più?

Apparentemente è quello che è successo ad Apple e Tesla da quando hanno annunciato i loro stock split (che riducono il prezzo dell’azione ma lasciano invariati i fondamentali). Apple ha guadagnato il 35% e tesla circa l’80%.

Un’azione con un prezzo più basso diventa certamente più maneggiabile dal retail sul mercato cash o su quello delle opzioni che tratta in multipli di 100. Tutto merito dei Robinhooders quindi? Forse, ma non solo.

Un’azione che fa uno stock split ha già generalmente un notevole momentum al rialzo: Apple in questo momento è anche una grossa scommessa sul 5G mentre la rivoluzione tecnologica che Tesla sta portando avanti ne fa molto di più di una scatola con quattro ruote.

Certo la velocità del rialzo ha assunto ora proporzioni abbastanza abnormi e questo rende abbastanza probabile che altri vogliano seguire su questa strada. Chi sarà il prossimo? (Amazon tratta a 3500 dollari, Google a 1600 …)

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Grazie a S&P Global Market Intelligence possiamo provare a quantificare il ruolo che Tesla ha assunto nel suo settore:

The soaring share price for Tesla Inc., already the world’s most valuable automaker, has pushed the electric carmaker’s market capitalization above the combined value of the six largest U.S. energy companies.

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Anche CompaniesMarketCap evidenziava 2 giorni fa questa interessante situazione:

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A questo proposito ci pare lecito condividere la nota di Marco Minelli co-fondatore di ZoomProfit che già giovedì sottolineava il confronto tra Tesla e Walmart la grande catena distributiva americana:

Giovedì Tesla ha superato Walmart come il 9 ° titolo più GRANDE negli Stati Uniti con una capitalizzazione di mercato di $371 miliardi.

 Ricavi annuali:

 – Walmart $523 miliardi

 – Tesla $25 miliardi

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Chiudiamo con due curiosità.

La prima è relativa a Zoom e la sua incredibile ascesa come ci evidenzia su twitter Charlie Bilello analista finanziario:

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L’altra chicca ci viene sempre da Paolo Calcinari Ansidei consulente in Azimut, che ci evidenzia come mentre il piccolo risparmiatore corra ad acquistare le Apple il suo Amministratore Delegato abbia appena venduto un quarto della propria partecipazione:

Il capo di Apple Tim Cook ha venduto la sua partecipazione del 25% in due giorni. – Ceo Apple Timothy Cook reduced his stake from 1.1mln to 837k in 2 days, average price between 495 and 500.

 

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