Il peso delle azioni nei fondi pensione

Come è noto la grande crisi del 2008 ha portato le banche centrali ad inondare di liquidità i mercati finanziari nella speranza di far risollevare l’economia reale. Queste scelte sono state accompagnate da costanti e ripetuti tagli dei tassi d’interesse al punto che come ben sappiamo le emissioni governative di molti paesi presentano oggi rendimenti negativi.

Nel caso della Germania ad esempio anche “prestando” il denaro per 30 anni allo stato tedesco ci verrà riconosciuta una piccola decurtazione del capitale a prescindere da tutti gli eventuali costi connessi all’operazione:

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

Anche la Grecia, paese che ha affrontato momenti straordinariamente difficili sul piano del proprio bilancio dello Stato, della propria capacità di restituire un prestito, del proprio merito creditizio e della fiducia da parte degli investitori internazionali, presenta per le scadenze più brevi interessi negativi:

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

Negli Stati Uniti, a prescindere dal rischio cambio connesso ad operare in titoli espressi in valuta diversa dalla propria, il tasso d’interesse sta raggiungendo livelli di rendimento storici e contenuti:

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

Accedendo alla fonte ognuno potrà verificare in tempo reale e gratuito grazie a Investing.com quale sia l’attuale situazione in giro per il mondo.

Come sappiamo la componente obbligazionaria è sempre stata l’asse portante degli accantonamenti previdenziali soprattutto nel nostro paese, ma anche negli altri sistemi previdenziali.

Osserviamo allora i dati italiani più recenti a nostra disposizione grazie a Pensioni & Lavoro:

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

In realtà il dato così espresso è coerente con l’adeguatezza della scelta del sottoscrittore di correre meno rischi con l’avvicinarsi dell’età pensionabile.

Notiamo una serie di aspetti:

  • La componente garantita ha un ruolo molto importante che nella forma pensionistica PIP è decisivo;
  • Se sommiamo alla componente garantita quella obbligazionaria e quella bilanciata (in cui la parte obbligazionaria è spesso superiore al 50 %) di fatto stiamo parlando di un accantonamento previdenziale espresso quasi totalmente in obbligazioni e titoli di stato;
  • Questo processo è trasversale all’età cioè è già presente anche quando il sottoscrittore è ancora molto distante dal suo ingresso in pensione;
  • La componente azionaria dunque è molto limitata, direi eccessivamente limitata se dovessimo tenere conto dell’attuale livello dei tassi d’interesse o degli obiettivi di lunghissimo termine connessi a questa scelta.

Scrive l’autore: In realtà, ciò che risulta dall’analisi dell’Autorità di vigilanza è la prevalenza dei profili caratterizzati da una minore quota di azioni: il 43,7% degli iscritti è concentrato nei comparti garantiti e il 12,4% in quelli obbligazionari, il 37,5% nei comparti bilanciati e solo il restante 6,4% nei comparti azionari. Guardando alle diverse tipologie di fondi pensione, circa il 25% degli iscritti ai fondi negoziali e il 20% ai fondi aperti ha un profilo garantito; tale percentuale sale al 43,8% nei fondi preesistenti (si tratta delle gestioni assicurative) e al 75,8% nei PIP (gestioni separate di ramo I). Gli aderenti che si posizionano su profili bilanciati e azionari sono circa il 67% nei fondi aperti, percentuale che si riduce al 57% nei fondi negoziali, al 40% nei fondi preesistenti e del 20% nei PIP; in generale, la percentuale di iscritti con profilo azionario risulta significativa solo per i fondi aperti. 

 

E’ come se il sottoscrittore italiano di fondi pensione non si fosse accorto di una serie di cose.

Innanzitutto non esistono prodotti “garantiti” o, per dirla meglio, i prodotti garantiti o le gestioni separate di ramo I sono garantiti solo a condizione che non succeda nulla di sistemico.

In secondo luogo, sia che li si valuti a prezzi di mercato (ovvero la soluzione prodotti garantiti promossi da SGR), sia che li si valorizzi a prezzo di costo e con tutte le agevolazioni concesse a questa tipologia di valutazione prevista per le gestioni separate (soluzione prevista per gli strumenti di ramo I promossi dalle compagnie assicurative), in entrambi i casi si tratta sempre e comunque di un investimento in titoli di stato italiani.

Osserviamo quindi a quali tassi anche di lunghissimo periodo stanno investendo questi sottoscrittori:

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

A titolo di esempio riporto inoltre qui di seguito il portafoglio di quella che ritengo un’ottima gestione garantita strutturata da una SGR. Come si vede anche qui di fatto abbiamo un investimento in titoli di stato e obbligazioni (con tutte le opportunità e i rischi che comporta questa scelta):

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

Per portare un esempio sulle gestioni separate voglio evidenziare un articolo non recentissimo ma ancora di grandissima attualità comparso su Citywire Italia. Ogni sottoscrittore di gestioni separate dovrebbe leggerlo con grande attenzione.

 

Clicca sull’immagine per accedere all’articolo

L’aspetto più importante è legato ai rischi, agli elementi all’epoca ritenuti pericolosi per le gestioni separate considerato quanto sia successo dal 2016 ad oggi in termini di variazione dei tassi d’interesse e in particolar modo di quelli italiani, vero oggetto d’investimento.

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

Qui l’andamento dei tassi d’interessi del BTP 10 anni negli ultimi 10 anni:

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

Dimentichiamoci per un attimo degli italiani, delle loro scelte d’investimento previdenziale, dei PIP, delle gestioni separate e di tutto il resto e proviamo sinteticamente a riflettere su quanto sta accadendo nel resto del mondo.

 

Guardiamo come al solito ad alcuni dati, alcune tabelle che ci vengono dagli Stati Uniti.

Lo facciamo grazie al contributo della rete e di Linkedin tramite cui mi sono imbattuto in alcune interessanti tabelle.

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

Possiamo immediatamente notare che anche in America l’allocazione storica dei contributi pensionistici era rivolta ai mercati obbligazionari a tasso fisso, per lo più negli anni cinquanta e sessanta. Da un certo momento in poi però ci si è resi conto che connesso all’accantonamento previdenziale di lungo si dovesse prendere in considerazione le azioni per sfruttare meglio il fattore tempo. La componente azionaria infatti ha iniziato a crescere a partire dagli anni settanta e progressivamente continua a farlo.

L’obiettivo è quello di provare a costruire una performance previdenziale migliore inserendo attività certamente più rischiose/volatili nel breve periodo ma più performanti nel lungo termine, l’orizzonte temporale corretto da associare ai propri contributi previdenziali.

 

Come si può notare nel grafico abbiamo assistito ad un processo che negli ultimi 30 anni ha addirittura invertito i pesi percentuali.

 

Nella tabella successiva, che propone un aggiornamento più recente, possiamo notare un dettaglio ancora diverso nell’ambito della filiera rischio–rendimento e cioè una quantificazione degli investimenti alternativi sempre maggiore, con un’attenzione evidente agli strumenti derivati e ai titoli non quotati.

Cresce quindi la consapevolezza che il tempo è un vantaggio per abbattere il rischio e consente di inserire quote marginali incrementali di attività più remunerative (e più rischiose), specie se si fraziona il più possibile la propria contribuzione.

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte, pagina 15

E’ chiaro che aumentando la complessità e la pericolosità degli strumenti inseriti è necessario che i fondi pensione siano maggiormente controllati e normati.

Volendo fare un parallelo, se in Italia il sottoscrittore è scappato dai bassi tassi investendo poi nuovamente nei tassi bassi (prodotti garantiti e gestioni separate), e risolvendo solo formalmente il problema del rendimento previdenziale, negli Stati Uniti il cittadino ha valutato di assumere un rischio per nulla modesto.

Un ulteriore spunto di riflessione ci viene poi da Mark Machin CEO del Canada Pension Plan, fondo pensione canadese che gestisce 434,4 milioni di dollari canadesi al 30 giugno 2020 destinati in gran parte a investimenti nel Nord America (per il 34 % delle attività totali negli Stati Uniti) e in Asia, in particolare Cina e India. Tra i temi preferiti viene citata la digitalizzazione in particolare nel campo dell’istruzione e la selezione delle aziende tramite criteri ESG.

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

In un’intervista rilasciata nel mese di settembre alla CNBC Machin ha affermato che sta rivedendo le sue partecipazioni obbligazionarie alla luce dei tassi di interesse prossimi allo zero. I livelli dei tassi di interesse raggiunti si stanno rivelando una sfida per tutti gli investitori, anche per quelli che hanno una visione multigenerazionale a lungo termine sugli investimenti come l’enorme fondo pensione canadese.

Quello che traspare è che mentre Covid 19 non ha intaccato la visione di lungo della strategia sottostante, il comportamento delle banche centrali potrebbe invece portare ad alcune modifiche. “Il fatto che i tassi di interesse abbiano raggiunto valore prossimi allo zero comporta che venga meno il vantaggio di diversificare tramite l’inserimento di obbligazioni a lungo termine? Penso che noi, come molti investitori professionali di lungo termine stiamo cercando di rifletterci e apportare alcune modifiche. Abbiamo molte altre alternative al reddito fisso nei nostri portafogli. Abbiamo investito in settori quali le infrastrutture, l’energia rinnovabile, siamo esposti al rischio credito e in hedge fund”.

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte grazie a Marting Soong e Sri Jegarajah

Del resto anche il sito del grande fondo pensione ricorda alcuni aspetti importanti della filosofia e della strategia, specie dopo il crollo dei mercati tecnologici del 2000: “Ma per quelli di noi che potevano guardare oltre gli effetti a breve termine, c’era un’altra storia. Per i pensatori a lungo termine, è stata un’opportunità per guardare le cose in modo diverso.”

Ed ancora: Per fare questo, escludiamo il rumore e le distrazioni e approfondiamo ciò che conta davvero: tendenze davvero dirompenti che cambieranno il mondo.”

“Tutto ciò pone la domanda: cosa pensiamo sia importante per i prossimi vent’anni o più?

Prestiamo molta attenzione a diversi temi di alto livello che interessano ogni settore e ogni aspetto della società. Questi sono temi che promettono di portare cambiamenti permanenti nel mondo a un ritmo incredibilmente veloce. Loro includono:

 

  • Innovazione tecnologica, in particolare raccolta, protezione e utilizzo dei dati come forza di trasformazione in settori quali sanità, vendita al dettaglio e mobilità;
  • Cambiamenti demografici, in particolare l’ascesa di una classe media nei mercati emergenti;
  • Cambiamenti climatici e passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio.

I tre sono strettamente correlati, ciascuno ha un impatto sugli altri in modi sorprendente. Man mano che acquisiamo una comprensione più profonda di ciascuno attraverso i nostri investimenti e partnership, sviluppiamo intuizioni che ci aiutano a comprenderli meglio tutti. Questo è un modo per separare ciò che conta davvero dalle distrazioni a breve termine.”

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

Molto interessante anche cosa Mark scriveva sul proprio sito a luglio, nel commentare l’impatto del COVID sulle scelte di lungo, parlando del mondo aziendale e imprenditoriale:

 

“La cosa più sorprendente delle risposte che ho visto è quante aziende, in un momento di disperato bisogno, stanno prendendo decisioni che servono interessi comuni a lungo termine, piuttosto che concentrarsi sugli interessi a breve termine degli azionisti.

Stanno assumendo una visione molto più ampia del loro mandato perché comprendono che un risultato sano e di successo è molto più importante per il nostro successo futuro che registrare i profitti o ridurre al minimo le perdite per il prossimo trimestre. In qualità di investitori a lungo termine, applaudiamo questo riallineamento.”

Debbo dire che più lo seguo e più mi piacerebbe destinare il mio fondo pensione al Canada Pension Plan e comunque di certo non sta parlando né di garanzie né di gestioni separate, sta parlando del futuro e dell’ottica ottimale per amministrare le risorse di un fondo pensione.

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

Altro che BTP o CCT o obbligazioni di istituti bancari, il futuro secondo Mark sembra poter essere racchiuso nei settori che seguono, consapevoli che “Gestire il rischio riconoscendo le vere opportunità è un compito essenziale per l’investitore di lungo termine.”

Clicca sull’immagine per accedere alla fonte

Un ringraziamento per lo spunto di riflessione al collega:

Clicca sull’immagine per accedere al profilo linkedin