Jack Ma è un uomo di successo, forse troppo. Insegnante di inglese, decise di iniziare la sua impresa in un piccolo appartamento nella città di HangZhou. Era il 1999 e alla società venne dato il nome di Alibaba e attualmente è la più grande piattaforma e-commerce cinese. Il nome non fu una scelta causale: evocava la formula magica del personaggio de “Le mille e una notte” che gli avrebbe aperto tante porte sino a fare diventare la sua piccola azienda un gruppo multinazionale specializzato in e-commerce, nei segmenti del retail, del mercato online e delle piattaforme di pagamento e compravendita.
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Jack Ma è uno degli uomini più potenti e ricchi della Cina. Ufficialmente, si è dimesso dalla carica di presidente di Alibaba nel 2018, con il proposito di dedicarsi alla filantropia, pur mantenendo un posto permanente nel consiglio di amministrazione del gruppo.
L’ipo più grande di sempre
Lo scorso novembre Ant Group, una società affiliata al gruppo Alibaba e la più grande fintech innovativa in Asia, che sviluppa piattaforme di pagamento online, produce sistemi di credito e piattaforme di servizi finanziari che forniscono ai consumatori e alle piccole imprese servizi finanziari inclusivi a livello globale, doveva essere quotata contemporaneamente alle borse di Shanghai e di Hong Kong. Se non fosse stata sospesa, sarebbe stata la più grande Ipo della storia, con una raccolta attesa di circa 37 miliardi di dollari,
Il gruppo possiede la più grande piattaforma di pagamento digitale della Cina, Alipay, che serve oltre un miliardo di utenti e 80 milioni di commercianti, con un volume di transazioni per pagamenti che hanno raggiunto 118 trilioni di yuan nel giugno 2020. Nei primi sei mesi dell’anno Ant Group ha fatturato 72,5 miliardi di yuan (10,5 miliardi di dollari) e una crescita netta degli utili di 21,2 miliardi di yuan (3 miliardi di dollari), con un margine del 30%. La fintech company è presente principalmente in quattro settori i cui ricavi, allo scorso giugno, erano così distribuiti: 36% i pagamenti digitali, circa 39,40 il credittech, 15,6% l’investmenttech e 8,4% l’insuretech.
La nascita di Ant Group
Ant Group, è il risultato della trasformazione e crescita di Alipay, piattaforma di pagamento mobile e online di terze parti, ridenominata successivamente Ant Group Service e lanciata nel 2003 da Taobao, sito di online shopping appartenente sempre al gruppo Alibaba. La diffusione dell’utilizzo di Alipay è stata così massiva che nel 2013 Alipay ha superato PayPal in termini di numero di pagamenti attraverso rete mobile. Nel 2015, quello che sarebbe diventato Ant Group, raccoglieva sul mercato finanziamenti pari a 4,5 miliardi di dollari da istituzioni a partecipazione pubblica, tra cui la China Investment Corp (Cic), Ccb Trust, China life, China post group e China development capital, con presenza di capitale. Negli anni successivi il gruppo si espande gradualmente in Asia con attività di investimento in India e nel Sud-est asiatico, sino a ottenere una licenza bancaria nel 2020 a Singapore. Solo per offrire qualche cifra sui successi raggiunti da questa società, nel 2017 il fondo monetario Ant Financial Yu’e Bao, lanciato da Tianhong Asset Management (a sua volta posseduta al 51% da Ant financial) era il più grande al mondo. La crescita di Yu’e Bao iniziò quando Alipay aggiunse il fondo monetario alla sua app: pensato per la gestione della liquidità, si trasformò in un vero e proprio conto corrente utilizzato dai consumatori cinesi per effettuare acquisti, grazie agli elevati rendimenti offerti. Nel 2017 le autorità cinesi, vista l’elevata diffusione di questa tipologia di prodotti finanziari, furono costrette a intervenire e inasprire la regolamentazione.
Perché l’ipo non è partita?
C’è chi sostiene che sia stato lo stesso presidente Xi Jinping a fare saltare l’operazione, un’ipotesi verosimile, ma difficile da confermare, visti gli aspetti ancora poco trasparenti (nonostante le dichiarazioni ufficiali) che hanno portato alla sospensione della quotazione. Jack Ma è un uomo potente, un imprenditore cresciuto grazie alle sue capacità e alle sue intuizioni, ma che ha saputo destreggiarsi molto bene all’interno del mondo imprenditoriale cinese e con un rapporto solido con il Partito comunista. Del resto è molto improbabile riuscire a creare in Cina un impero, soprattutto nel campo tecnologico, senza avere il beneplacito e il sostegno del partito. Come ricordano Cheng Li, director, e Ryan McElveen, associate director, del John L. Thornton China Center, la crescita del commercio elettronico in Cina è stata guidata sì dalla creatività e dalla tenacia dei suoi imprenditori, ma ha goduto di un forte sostegno da parte delle politiche governative.
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Oggi la Repubblica Popolare produce app utilizzate a livello globale, generando un’economia digitale del valore di 2,3 trilioni di dollari, che rappresenta il 57% delle vendite online globali. Molte società cinesi sono nate cercando di copiare quelle straniere, ma alcune di esse sono diventate oggi colossi che nell’e-commerce, con le loro piattaforme e i sistemi di pagamento mobile, non sarebbero stati in grado di espandersi così rapidamente senza gli sforzi continui del governo di Pechino. Il gruppo Alibaba è nato all’interno di questo contesto e Ant Group è cresciuta tanto da preoccupare gli altri attori del mondo finanziario, entrando in quel segmento di attività che è sempre stato sotto il controllo delle banche a partecipazione statale: l’attività di prestito alle piccole e medie imprese.
La collisione dell’attività di Ant Group con quella delle grandi banche e le critiche fatte dallo stesso Jack Ma agli standard bancari globali e al sistema normativo cinese hanno probabilmente creato un corto circuito che ha portato alla sospensione dell’entrata del titolo in borsa. In una conferenza stampa tenutasi in ottobre a Shanghai, Ma ha usato parole molto critiche nei confronti dei regolatori bancari, anche a livello globale, troppo concentrati a controllare il rischio anziché a parlare di sviluppo e a pensare a come creare opportunità per i giovani.
Ha altresì sostenuto che il sistema finanziario dovrebbe «fare meno affidamento sulle grandi banche e più su un ecosistema di “laghi, stagni, e ruscelli” che trasporta i capitali nei diversi angoli dell’economia».
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C’è chi afferma che le critiche del fondatore di Alibaba sono state provocate dalla possibile introduzione di nuove regole per l’erogazione di micro prestiti, altri invece hanno letto le sue affermazioni come un atto di arroganza e altri ancora ne hanno invece approvato la schiettezza. Quale delle tre ipotesi sia la più verosimile è difficile da stabilire, ma il dubbio che il gruppo non fosse sufficientemente capitalizzato rispetto all’ammontare dei prestiti erogati era una preoccupazione già emersa in precedenza. La risposta ufficiale di Ant Group, alla richiesta della borsa di Shanghai di offrire ulteriori informazioni e chiarimenti per soddisfare i requisiti di quotazione, è stata che divulgherà tempestivamente le delucidazioni richieste, sia da Shanghai, sia dal Hong Kong Stock Exchange e accoglierà le indicazioni del supervisore allo scopo di offrire un servizio all’economia reale, contribuendo a creare un contesto vantaggioso per tutti, affinché l’attività del gruppo possa essere verificata e considerata affidabile.
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Tutto ciò avviene in un contesto in cui le autorità cinesi stanno prestando molta attenzione a tutte le attività legate all’e-commerce e al loro utilizzo, comprese le piattaforme legate al fintech.
Quali riflessioni
La prima riguarda il ruolo del regolatore cinese, che non vuole essere estromesso o scavalcato dalle attività che avvengono sulle nuove piattaforme finanziarie, ribadendo la necessità di un pieno controllo. Il sistema bancario del Dragone è nato ed è sempre stato sostenuto e ricapitalizzato dal Partito comunista cinese. Tutte le attività finanziarie, che ricadono sotto la categoria dello shadow banking system, sono state rese possibili perché c’era il beneplacito del partito, affinché questo sistema venisse utilizzato per fare circolare la liquidità all’interno del tessuto economico, mentre dall’altro lato, ufficialmente, applicava alle banche le quote sui fidi. Nulla avviene in Cina senza il “blue printing” del partito.
La seconda è che gli interessi politici, a livello internazionale, in merito a queste nuove modalità di operare in ambito finanziario, con pagamenti transnazionali, non sono trascurabili, soprattutto perché coinvolgono cospicui flussi di denaro e hanno ricadute a livello politico. Non è un caso che, nel 2018, il governo degli Stati Uniti ha bloccato l’acquisizione da parte di Ant di Moneygram, una società americana di trasferimento di denaro, sollevando timori di sicurezza nazionale. La terza è che Jack Ma e il suo gruppo sono riusciti a dare vita a un’attività con un modello di business disruptive, il cui radicamento e diffusione sono stati resi possibili grazie al contesto in cui sono nati e si sono sviluppati. Egli rappresenta, insieme alla sua genialità e carisma, anche la dedizione cinese al lavoro, convinto che, affinché un’azienda possa avere successo, è necessario un impegno di lavoro extra, sintetizzato nel numero 996: 12 ore di lavoro al giorno per sei giorni la settimana (dalle nove alle nove per sei giorni). Jack Ma è un visionario, ma intrinsecamente legato al sistema cinese.
La quarta è che la Cina è un laboratorio ricco di innovazioni di carattere tecnologico, con un peso sempre maggiore, che influenzerà gli equilibri mondiali tra le grandi potenze. Quella che una volta era considerata “la fabbrica del mondo”, sta diventando un acceleratore di modelli innovativi. Ciò farà sì che aumenteranno le risorse dedicate alla ricerca e sviluppo e, di conseguenza, la forza tecnologica del paese.
La quotazione di Ant Group, per il momento non è stata cancellata ed è presumibile che sarà posticipata nei prossimi mesi.
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