La crescita americana vista dalle banche centrali locali – aprile 2022

Nel nostro aggiornamento odierno, che segue quello fatto a febbraio, non molto è accaduto in realtà ai listini azionari, per lo meno quelli occidentali, sospesi tra bruschi cali e tentativi di recupero che per ora non hanno condotto a chiare indicazioni di trend, ma ad una fase laterale incerta e in attesa di evoluzione dei tanti eventi esterni tra i quali spiccano la guerra In Ucraina e l’andamento dell’inflazione.

Come facciamo di consueto periodicamente conduciamo il lettore verso un’informazione diretta e in particolare ci dirigiamo verso gli uffici studi delle banche centrali locali dei singoli stati americani tra i quali spiccano, per produzione ed elaborazione l’ufficio studi della FED di Atlanta e quello della FED di New York. Quest’ultimo, purtroppo ormai da tempo, ha cessato di pubblicare i suoi dati a causa dell’impatto della pandemia nel rendere meno puntuale il modello con cui viene calcolata la crescita americana.

La FED di Atlanta invece per ora continua ad essere fonte utile e affidabile per le nostre considerazioni. Questi sono gli ultimissimi dati a disposizione, pubblicati ieri e riferiti al primo trimestre 2022:

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Come possiamo vedere, la crescita americana secondo il prestigioso ufficio studi si attesta nel primo trimestre sullo 0,4%, un dato sostanzialmente negativo che si va a sommare agli altri elementi di perplessità.

Vorrei anche sottolineare che rispetto ad andamento parallelo tra i dati della FED di Atlanta e il consensus economico perdurato per quasi tutta questa prima fase dell’anno, nelle ultime settimane gli andamenti hanno invece preso un percorso divergente. Qui il numero precedente per poter effettuare un confronto.

Interessanti poi sono i dati inerenti all’inflazione. Come sappiamo vi sono varie metodologie di calcolo e l’importante è utilizzare sempre lo stesso criterio per poter effettuare un serio confronto con il passato.

I dati dell’ufficio studi della FED di Atlanta di aprile 2022 sono i seguenti:

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Al link sarà possibile leggere il commento e i criteri con cui viene calcolato il dato. Quello che mi pare interessante è il commento rispetto ai dati di marzo 2022:

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È troppo presto per dirlo ma potrebbe essere in corso un primo rallentamento dell’inflazione a dispetto di quanto si scrive e si dice quotidianamente per lo meno in America. Aspetteremo le prossime risultanze.

Anche se l’ufficio studi della FED di New York non se la sente più di pubblicare i dati del proprio modello econometrico sulla crescita, il GDP NOW, nella sezione “Economic Research” possiamo però trovare la pubblicazione del Weekly Economic Index (WEI). Si tratta di un indice calcolato grazie a dieci indicatori giornalieri e settimanali dell’attività economica reale, la cui ponderazione offre questo grafico:

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L’ultima rilevazione di questo modello è del 16 aprile. La crescita sembra leggermente declinare ma rimane ancora interessante.

Sempre nella stessa area del sito troviamo anche i dati sull’inflazione. Il calcolo del dato è molto laborioso e fa riferimento a più variabili per provare a determinare un range all’interno del quale si ritiene possa essere l’inflazione.

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Non debbono eventualmente stupirci le eventuali differenze numeriche. Concentriamoci piuttosto sul trend che rimane comunque in crescita, ma con una lettura analoga alla precedente e cioè favorevole ad un primo momento di stabilizzazione.

Il tema dell’inflazione resta centrale nel dibattito accademico. Martín Almuzara e Argia Sbordone, economisti dell’ufficio studi della FED di New York hanno pubblicato un articolo dedicato a questo argomento: Inflation Persistence: How Much Is There and Where Is It Coming From?

L’impennata dell’inflazione dall’inizio del 2021 ha acceso un intenso dibattito. Sarebbe di breve durata o si rivelerebbe persistente? Si concentrerebbe in pochi settori o diventerebbe più ampio? Le risposte a queste domande non sono così chiare. A nostro avviso, ci si dovrebbe chiedere quanta parte dell’inflazione sia persistente e quanta sia generalizzata. In questo post, affrontiamo questa domanda attraverso una lente quantitativa. Riteniamo che i grandi alti e bassi dell’inflazione nel corso del 2020 siano stati in gran parte il risultato di shock transitori, spesso settoriali. Al contrario, nell’autunno del 2021, la dinamica dell’inflazione è stata dominata dalla componente tendenziale, che è persistente e ampiamente comune a tutti i settori.

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Commenti conclusivi

Il recente aumento dell’inflazione resiste e ha innescato una serie di cambiamenti narrativi: gli aumenti dei prezzi erano inizialmente considerati transitori, poi sono stati legati agli sviluppi in settori specifici e ai cambiamenti nei modelli di consumo, e ora l’inflazione è riconosciuta come un fenomeno di ampia portata.

In questo post, forniamo una prospettiva basata su un modello su questa narrazione: i forti aumenti e le diminuzioni dell’inflazione mensile durante il 2020 sono stati in gran parte il risultato di shock transitori e valori anomali, con la componente tendenziale rimasta relativamente stabile fino all’inizio del 2021, come comune e settoriale forze specifiche tirate in direzioni opposte. Nell’autunno del 2021, la componente persistente comune è arrivata a dominare l’evoluzione del trend e oggi si pone come un importante motore dell’inflazione. I movimenti settoriali possono essere stati rilevanti all’inizio della pandemia, ma attualmente svolgono un ruolo minore rispetto alle dinamiche comuni.

Naturalmente, la valutazione precedente utilizza tutti i dati disponibili ad aprile 2022 e ha quindi il vantaggio del senno di poi. Anche se il modello ha catturato presto la natura persistente dei movimenti inflazionistici, l’interpretazione odierna è soggetta a un’incertezza molto inferiore rispetto a quanto suggerito dal modello in tempo reale.

Come già scritto nel passato, voglio sottolineare che diventa quindi molto importante costruire un portafoglio solido e diversificato che sappia reggere gli eventuali momenti di incertezza avendo al proprio interno le opportune forze decorrelate.

In questo caso diventa centrale cercare di comprendere in quale quadrante ci si trovi incrociando crescita e inflazione attesa, come suggerisce l’All Weather di Ray Dalio.

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