La crescita americana vista dalle banche centrali locali – settembre 2021

Cari amici c’è qualcosa che lascia perplessi molti analisti. Vediamo di scoprilo insieme. Avevamo lasciato nella nostra ultima puntata di maggio i nostri due uffici studi della FED di Atlanta e della FED di New York intenti a cercare di capire quale fosse il reale stato dell’economia americana.

Abbiamo già avuto modo di illustrare le reciproche caratteristiche e vi rimando alla sezione didattica per un ripasso. Passiamo quindi direttamente alla visione dei dati aggiornati.

Partiamo dall’ufficio studi della Federal Reserve di Atlanta, spesso seguito dagli analisti più critici verso i dati pubblicati mainstream, basandosi solo su dati a consuntivo, su dati reali che vengono aggiornati in base alle varie pubblicazioni.

Nell’articolo di maggio la crescita attesa dalla FED di Atlanta si posizionava intorno all’11 % su base annua. Avevo poi salvato il 2 luglio l’immagine della medesima rilevazione:

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Il dato era ancora relativo al secondo trimestre annualizzato.

Abbiamo ora disponibile la nuova stima relativa al terzo trimestre:

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Come possiamo notare non solo viene ribadito un calo importante del dato, che a questo punto pare inserito in un trend ben definito, ma i livelli di crescita paiono oggi molto contenuti rispetto agli sforzi intrapresi per accelerare la ripartenza dell’economia. Ricordiamoci che il dato è annualizzato.

Dall’altra parte notiamo che in questo trimestre il responso dell’ufficio studi della FED di Atlanta si pone molto al di sotto del consenso, di quasi tre punti.

Come ricordavamo già a maggio, bisogna ancora oggi osservare che il Covid 19 ha reso tutti i modelli previsivi meno attendibili, come recita la stessa FED di Atlanta:

GDPNow non è una previsione ufficiale della Fed di Atlanta. Piuttosto, è meglio visto come una stima corrente della crescita del PIL reale basata sui dati economici disponibili per l’attuale trimestre misurato. Non sono stati apportati aggiustamenti soggettivi a GDPNow: la stima si basa esclusivamente sui risultati matematici del modello. 

In particolare, non coglie l’impatto del COVID-19 e della mobilità sociale oltre il loro impatto sui dati di origine del PIL e sui rapporti economici pertinenti che sono già stati rilasciati. Non prevede il loro impatto sui prossimi rapporti economici oltre le dinamiche interne standard del modello. 

La FED di Atlanta sostanzialmente ci dice che continuerà a pubblicare i propri dati ma che il contesto rimane statisticamente complicato e in parte non affidabile. Il che non significa che si possa pensare solo a dati peggiori rispetto a quelli pubblicati perché potrebbero essere anche migliori, quanto piuttosto che in realtà sia molto, molto difficile stimare quale sia il valore della crescita americana. Notando l’ampio gap tra consenso e dati ci mette sostanzialmente in guardia.

Ma la vera piccola notizia di questi giorni, per lo meno dal punto di vista giornalistico, riguarda l’ufficio studi della FED di New York. Come sappiamo a differenza dell’ufficio studi della FED di Atlanta quello della FED di New York è sempre stato preso in considerazione sapendo che utilizza anche dati di sentiment, meno precisi dei dati concreti a consuntivo.

Dal 3 settembre l’ufficio studi ha deciso di non pubblicare più le sue stime.

L’incertezza sulla pandemia e la conseguente volatilità dei dati hanno posto una serie di sfide al modello Nowcast. Pertanto, abbiamo deciso di sospendere la pubblicazione del Nowcast mentre continuiamo a lavorare su miglioramenti metodologici per affrontare meglio queste sfide. (3 settembre 2021).

L’ultima release relativa al terzo trimestre annualizzato è datata 27 agosto ed è particolarmente allineata all’ultima rilevazione dell’ufficio studi della FED di Atlanta:

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Possiamo invece ancora trovare il dato a consuntivo per il secondo trimestre annualizzato:

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Un dato che ci da l’idea della profonda differenza tra le conclusioni a cui giunge l’ufficio studi e le “normali” attese degli analisti finanziari, rappresentate dal consenso.

È chiaro che a voler pensare male è un attimo e ritenere cioè che nell’ambito di una narrazione sempre e solo positiva si voglia lasciar inalterato il suo impatto sulle persone.

È pur vero però che semplicemente il modello matematico è in difficoltà e si preferisce prendersi una pausa per migliorarlo.

Ciò non toglie che entrambi i risultati dei due uffici studi siano molto poco coerenti confrontandoli con i dati relativi all’inflazione e con le stime ufficiali sulla crescita americana.

Mi sembrano piuttosto più in linea con il comportamento del mercato obbligazionario americano.

Anche in questo numero debbo ribadire quanto già sostenuto a maggio: non è per nulla semplice arrivare a conclusioni definitive. Da un lato abbiamo l’ufficio studi che da sempre è più severo nelle sue valutazioni per questioni di metodo che ci segnala una crescita che ha ormai perso spinta.

Nello stesso tempo i valori proposti da chi tiene conto anche degli indicatori di sentiment e che quindi dovrebbe riflettere maggiormente le attese positive post pandemiche, ci descrive un’economia che ha ormai perso la sua forza, con dei valori minimi del secondo trimestre forse preoccupanti. Prende poi atto di un terzo trimestre in miglioramento ma sempre su dati di crescita che potremmo definire non in linea con i grandi sforzi prodotti dalla banca centrale in termini di liquidità e incentivi fiscali. Chiude poi la partita dicendoci, in questo contesto, di non riuscire più ad essere puntuale.

Abbiamo visto che esistono alcuni elementi che ci lasciano perplessi. Questo stato d’animo trova riscontro nell’Indice di Stress Finanziario della FED di St. Louis che abbiamo già illustrato nel passato nella sezione didattica?

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La risposta è no. Questi livelli corrispondono ad un segnale di tranquillità da parte dei mercati avendo l’indice un valore inferiore a zero.

In ogni caso val la pena di ricordare che è il metodo che tutela le nostre scelte a prescindere da quanto poi possa capitare nel breve.