La crescita americana vista dalle banche centrali locali – settembre 2022

Nei mesi che sono trascorsi dal nostro ultimo aggiornamento sono successe molte più cose di quanto non si pensi. Proveremo oggi a verificare se quanto pubblicato può esserci di aiuto in un qualche modo.

Non dimentichiamoci però che spesso troppe informazioni ci allontanano dal nostro obiettivo di mantenere una rotta salda nel tempo; cercheremo quindi di essere semplici e selettivi.

Il metodo sarà il medesimo degli altri articoli, ovvero utilizzeremo gli uffici studi delle banche centrali locali di alcuni stati americani tra i quali spiccano, per produzione ed elaborazione, quello della FED di Atlanta e quello della FED di New York. Riteniamo in questo modo di condurre il lettore verso un’informazione semplice e diretta. Come ormai sa chi ci legge, l’ufficio studi della FED di New York purtroppo ormai da tempo, ha cessato di pubblicare i suoi dati a causa dell’impatto della pandemia nel rendere meno puntuale il modello con cui viene calcolata la crescita americana.

La FED di Atlanta invece per ora continua ad essere fonte utile e affidabile per le nostre considerazioni. Tra l’altro anche grazie a Twitter è possibile seguire direttamente le sue pubblicazioni. Proprio su Twitter possiamo fare un passo indietro ed andare ad osservare l’ultimo dato annualizzato circa la crescita americana del secondo trimestre pubblicato il 27 luglio:

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Possiamo osservare due aspetti. Il primo è che il secondo trimestre dell’economia americana ha registrato un andamento particolarmente negativo, dato poco evidenziato dai mass media. L’altro aspetto riguarda il confronto tra i dati dell’ufficio studi della FED di Atlanta (tracciato in color verdino) e il consensus economico (tracciato in blu). Già nel passato avevamo evidenziato come a tratti i dati possano divergere e al lettore basterà andare a rileggere le pubblicazioni precedenti per rendersene conto. Questa divergenza per esempio ci aveva proposto secondo l’ufficio studi della FED di Atlanta un dato più positivo del consensus economico in relazione al quarto trimestre del 2021.

Questa volta la divergenza è decisamente ampia e sfiora i 5 punti percentuali, anche se è noto che da tempo viene pubblicata questa dicitura quale premessa alle pubblicazioni:

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Ci pare un’avvertenza di buon senso. È certamente vero che la pandemia possa aver portato ad una minor significatività statistica dei dati anche se a questo punto gli eccessi dei momenti positivi e negativi dovrebbero essersi ormai stabilizzati. La storica qualità del modello di questo ufficio studi non va trascurata.

Passiamo adesso all’ultimo dato pubblicato giovedì sera relativo al terzo trimestre 2022:

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Come già avrete colto il dato non solo è positivo ma è addirittura migliore positivo di quanto lo sia il consensus economico. Non dobbiamo stupirci anzi proveremo tra qualche istante a proporre una riflessione di sintesi. Di certo sono moltissimi gli elementi di incertezza che aleggiano sull’economia americana e quindi mondiale e pertanto non dobbiamo sorprenderci se anche le condizioni macro sono più incerte.

Il 26 agosto l’ufficio studi ci fornisce almeno un altro elemento di riflessione relativo all’inflazione:

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Facciamo nostro il commento: La pressione sui prezzi si è attenuata a luglio, ma la maggior parte delle misure di inflazione sottostanti è rimasta al di sopra di intervalli coerenti con il mandato di stabilità dei prezzi del FOMC.

Quindi volendo fare un veloce riassunto se la crescita economica è sembrata balbettare in maniera importante nel secondo trimestre adesso (nel terzo trimestre) pare essersi ripresa. L’inflazione rimane più alta di quanto dovrebbe essere ma almeno recentemente pare aver interrotto la sua crescita.

Passando ora all’ ufficio studi della FED di New York, questo non ha cessato di pubblicare il proprio Weekly Economic Index (WEI), un indice calcolato grazie a dieci indicatori giornalieri e settimanali dell’attività economica reale, la cui ponderazione offre al primo settembre questo grafico:

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Anche in questo caso troviamo dati contrastanti ed in parte non confortanti che paiono riprendere il trend proposto dal consensus economico riportato nelle raffigurazioni proposte dall’ufficio studi della FED di Atlanta.

Tra l’altro il 16 agosto era uscito un altro dato che viene molto seguito, l’indagine mensile sulle società di servizi nello Stato di New York, nel New Jersey settentrionale e nel Connecticut sudoccidentale.

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Le interviste che portano alla costruzione di questo indicatore sono state raccolte tra il 2 e il 9 di agosto. Se allarghiamo il campo visivo possiamo notare una serie di aspetti. Il dato corrente (nel grafico current) è negativo e quando ciò è accaduto ha comportato una recessione, ma è comunque in ritardo rispetto agli accadimenti. Il dato atteso invece (nel grafico expected) ci propone un ritorno in territorio positivo. Potremmo anche in questa rappresentazione trovare analogie con i dati dell’ufficio studi della FED di Atlanta relativi al secondo e al terzo trimestre.

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Conclusioni:

A questo punto possiamo affermare che diventa molto difficile anche per i professionisti più esperti e per gli uffici studi più capaci ipotizzare quale saranno le sorti dell’economia americana anche nel breve periodo.

In realtà crediamo che nessuno lo sappia, nessun gestore, nessun analista, nessun consulente.

L’arma di difesa comporta necessariamente un cambio di paradigma in cui l’investimento è un processo e non un evento. Per evento intendiamo il fatto di prendere decisioni su singole asset class, sull’entrata o l’uscita parziale o totale sul mercato di asset class, sul market timing, ecc., ecc.

Il processo d’investimento significa invece operare sul portafoglio nel suo complesso in modo “olistico” e con regole precise nell’ambito della diversificazione, della decorrelazione e del ritorno sulle medie (cit: Fulvio Marchese).

Abbiamo già proposto la slide dei quattro quadranti e su questa possiamo provare a ragionare sia per quanto successo in estate che per quanto in corso.

Sappiamo infatti che quando l’economia va male i mercati finanziari (per la verità dal 2009) tendono a ritenere che indipendentemente da tutto le banche centrali proporranno nel tempo tassi più contenuti o rialzi meno estesi e per una durata inferiore alle attese.

Se invece l’economia riprende vigore, con gli attuali livelli di inflazione così sostenuti, gli operatori tornano a scontare lo scenario contrario, con politiche monetarie più restrittive e durature.

In entrambe le ipotesi è quello che coerentemente è accaduto questa estate e sta accadendo in questi giorni.

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In questo momento i fattori esogeni però sono molteplici e gli scenari si alternano con una frequenza e una volatilità maggiore. All’interno di un corretto processo d’investimento come sopra descritto si potrà procedere all’interno dei quattro quadranti, ricordandoci però una considerazione importante:

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