Gestire il patrimonio dei clienti significa essere in grado di dare risposte. Siamo abituati a pensare che la costruzione di un portafoglio debba necessariamente passare dal trovare una risposta a domande quali:
- meglio i bonds o le azioni?
- meglio prodotti attivi o prodotti passivi?
- meglio i titoli value o quelli growth?
- meglio stare liquidi in attesa di uno storno o comprare con un Pac?
- le banche centrali cosa faranno?
- e tante altre.
Queste sono le domande che ci poniamo oggi e – più o meno – sono quelle che ci siamo posti nel 1994 nel 1997 nel 2002 e nel 2009. Abbiamo sempre pensato che la risposta giusta avrebbe portato ad una asset allocation vincente e quindi ad un buon risultato per il portafoglio.
Ho raccolto dei dati da condividere che dimostrano però che il risultato che avremmo ottenuto fino ad oggi non sarebbe in realtà dipesa dalla nostra risposta.
Negli ultimi 20 anni, specie negli ultimi 12, è infatti salito tutto: potevamo essere negativi e sovrapesare i bonds, positivi e sovrapesare l’equity ed il risultato finale non sarebbe cambiato!
Anche prendendo come riferimento di partenza il valore massimo delle azioni del marzo 2000, questi sono i risultati:
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Questa volta signori è diverso. E’ vero, oggi come nel 2000, siamo ai massimi di mercato sia azionario che obbligazionario e oggi come allora abbiamo il partito di chi grida alla bolla speculativa e dipinge scenari funesti dove solo un po’ di oro sotto al materasso potrà salvare il patrimonio e il partito di chi invece sostiene che le banche centrali risolveranno ogni problema, per cui l’unica cosa che dobbiamo fare è inserire il pilota automatico sul “buy the dip” del mercato azionario (non importa quale ma nel dubbio meglio quello europeo perchè è rimasto più indietro …..)
Non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che necessariamente investire oggi significhi dover scegliere da che parte stare.
Non dobbiamo andate ad infoltire la schiera dei fans dell’oro o dei bonds o delle azioni. Oggi possiamo uscire da questo schema e per capire cosa dobbiamo fare dobbiamo porci solo la domanda giusta!
La domanda giusta è:
“Esiste un motivo plausibile per il quale assistiamo oggi a questa divaricazione tra titoli value e titoli growth e tra Nasdaq e Dax ? ”
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Secondo un approccio tradizionale alla gestione la risposta è no.
E’ per questo che molti esperti interpretano la linea gialla e quella bianca come un chiaro esempio di bolla speculativa e ci caldeggiano di comprare bonds e in alternativa oro se sono del partito dei pessimisti o cercano temi a sconto e sostengono di preferire le azioni europee e le azioni “value”, se sono del partito dei banchieri centrali.
Io è il mio gruppo di lavoro riteniamo invece che si possa seguire un’altra strada.
Esiste cioè un motivo molto potente che ha a che fare con la convergenza di fenomeni tecnici come la rivoluzione energetica, basata sul drastico calo dei costi di generazione e di stoccaggio delle energie rinnovabili, come la rivoluzione alimentare che porterà entro 5 anni le proteine “plant based” a costare 1/5 di quelle derivanti dall’allevamento intensivo, come la rivoluzione del settore delle comunicazioni del 5G che toglierà le barriere di trasmissione dati rendendo possibile un economia “digitale” di cui abbiamo avuto un assaggio nel periodo di lockdown.
Noi pensiamo che gli investitori abbiano già compreso che siamo nel bel mezzo di una transizione che vede il passaggio da un’economia basata sulla meccanica ad una economia basata sull’elettronica, da un’economia basata su modelli centralizzati di produzione a modelli locali.
Siamo nel bel mezzo di un passaggio da una economia basata sulla estrazione del valore ad una economia basata sulla creazione del valore.
Se abbiamo ragione le differenze tra azioni Growth e Value, tra indice Nasdaq e Dax da adesso a 5 anni si saranno ampliate enormemente e non ridotte o annullate come sostengono alcuni approcci più tradizionali.
Diventa quindi importante per l’investitore saper riconoscere il taglio, la filosofia con cui è stato costruito il proprio portafoglio. In questo senso provare a capire se la crescita del valore possa assomigliare di più alla linea gialla oppure a quella rossa, se possa quindi aver riflettuto le tendenze in atto o meno.
L’ asset allocation del prossimo quinquennio.
Il mio tentativo e quello del mio gruppo di lavoro è quindi quello di provare dare una risposta partendo dalle domande a nostro avviso più corrette e facendo tesoro degli errori, delle domande inesatte, del passato.
La ricerca è quindi fondata sulle priorità di questa trasformazione, all’interno di un rischio medio per focalizzarci sulle migliori opportunità dei prossimi 5 anni.
Nel 2010, se avessimo compreso le potenzialità dello smartphone rispetto al vecchio GSM saremmo andati lunghi di Apple, Amazon e Google ed avremmo shortato Nokia, ATT e Telecom Italia.
Un portafoglio costruito da un 20% di questo long short e un 80% di Bund tedeschi a 10 anni ci avrebbero reso il 15% annuo lordo ogni anno dal 2012.
Questo sarebbe avvenuto solo ponendoci le domande giuste.
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All’epoca non mi resi conto del grande trend secolare che stava per partire.
Oggi non voglio ripetere quell’errore, non voglio sbagliare domanda.
Sono quindi giunto ad alcune conclusioni, ad alcune ipotesi di lavoro, che voglio condividere insieme al mio gruppo di lavoro.
Il portafoglio dei prossimi 5 anni non dovrebbe puntare poi molto sulla componente obbligazionaria: il Bund tedesco infatti non rende più il 3% annuo ed ha addirittura rendimenti negativi per lo 0,5% annuo!
La parte portante del portafoglio (per un KIID 4 diciamo il 60%) potrebbe essere composta da strumenti che riflettano le potenzialità inflattive del mondo senza incorporare eccessivi rischi di questa eventuale situazione.
La componente azionaria lunga dovrebbe riflettere l’attenzione verso i mega trend che abbiamo cercato di evidenziare in questo pezzo, magari prendendo anche posizione short su settori e aree geografiche rappresentanti dei vecchi temi, in maniera tale da ridurre l’esposizione netta equity e mantenere una volatilità del portafoglio più contenuta.
Buon investimento a tutti.
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