Nel maggio 2018 si sono svolte in Malesia le elezioni che hanno segnato un momento di grande discontinuità rispetto alle forze di centro-destra (l’alleanza Barisan nasional) che avevano guidato il paese per 61 anni. Ha vinto una coalizione dei partiti di opposizione (Pakatan harapan), che aveva l’obiettivo di scardinare lo status quo politico. È curioso che questo successo abbia riportato sulla scena politica l’ormai novantaduenne ex primo ministro Mahathir Mohamed, che ha sfidato Najib Razak, a capo della coalizione Barisan nasional, di cui era stato mentore. È indubbio che la scelta di Mahathir come premier, per quanto da considerare come ripiego, visto che il candidato in pectore, Anwar Ibrahim, era in carcere, suscita qualche perplessità. Mahathir è stato premier dal 1981 al 2003, apparteneva al Barisan nasional, di cui ha abbandonato le fila, ed era stato nemico politico di Anwar Ibrahim.
Mahathir Mohamad ha deciso di scendere nell’agone politico, dopo il suo ritiro nel 2003 avvenuto alla fine di oltre due decenni in cui era stato il protagonista assoluto della vita politica malese. Lo ha fatto per contrastare l’ascesa al potere di Najib Razak, suo compagno di partito e riconosciuto come «il più grande errore della sua vita», mettendosi alla guida della coalizione Pakatan harapan. Durante il mandato di Mahathir la Malesia conobbe anni di forte crescita sino a trasformarsi in una delle Asian economic tiger degli anni ‘90. Fu un capo di governo pragmatico, ma autoritario, che godette di un forte sostegno popolare, nonostante lo scarso rispetto dei diritti umani. Creò forti reazioni nella comunità internazionale quando, ad esempio, dichiarò che la cabala ebraica governava il mondo. La politica del suo governo fu intrisa di nazionalismo e fu guidata dalla precisa volontà di rendere i malesi una popolazione rispettata e di successo. In questo contesto si colloca Wawasan 2020, conosciuto anche come Vision 2020, il programma lanciato nel 1991 dallo stesso Mahathir. Fu redatto dal governo per pianificare la crescita del paese e farlo diventare entro il 2020 un’economia avanzata. L’aspirazione di Mahathir era che entro il 2020 la Malesia diventasse «una nazione unita, una società malese fiduciosa, intrisa di forti valori morali ed etici, una società democratica, liberale e tollerante, premurosa, economicamente giusta ed equa, progressiva e prospera, e in pieno possesso di un’economia competitiva, dinamica, robusta e resiliente». Per raggiungere questo ambizioso obiettivo il governo tracciò alcune linee guida, vere e proprie sfide che il paese avrebbe dovuto affrontare per raggiungere l’obiettivo auspicato.
QUANTO È STATO REALIZZATO?
Da allora sono trascorsi ormai quasi vent’anni ed è giunto il momento di esaminare quanto di quel piano sia stato realizzato. Una ricerca fatta da Ipsos per verificare se la Malesia sia in dirittura d’arrivo per conseguire i target prefissati per il 2020 rivela che solo il 40% della popolazione ritiene che questi siano stati centrati. Il 58% concorda che l’economia migliorerà nei prossimi 10 anni (2030), ma la cosa curiosa è che, nonostante siano passati trent’anni, ancora il 22% della popolazione non sa quali siano le finalità di Wawasan 2020. Alla domanda su che cosa ha fatto la Malesia con successo per raggiungere Vision 2020, il 62% degli intervistati concorda sul fatto che il paese abbia favorito e sviluppato con successo una società democratica matura e il 44% pensa che il sistema politico attuale rappresenti le opinioni e gli interessi dei suoi cittadini (la media globale è del 27%). Inoltre, lo studio Ipsos Malaysia mostra che oltre la metà degli intervistati ritiene che sia stato centrato l’obiettivo di creare una società prospera con un’economia pienamente competitiva, dinamica, solida e resiliente (61%), che punta al progresso e alla conoscenza scientifica (55%) ed economicamente giusta, in cui esiste una distribuzione equa della ricchezza della nazione (54%).
COEFFICIENTE GINI IN CALO
Ma quest’ultima percezione, trova riscontro nelle statistiche? Il coefficiente Gini, secondo il Khazanah Research Institute, è in calo in Malesia dagli anni ‘70 e si è fermato solo brevemente durante il periodo di rapida industrializzazione tra la metà degli anni ‘80 e la fine degli anni ‘90, ma il trend è stato positivo: il coefficiente è migliorato da 0,51 nel 1970 a 0,40 nel 2016. Ciononostante, non va dimenticato che questo indicatore misura il divario relativo nel reddito delle famiglie che è sì sceso in Malesia, mentre quello assoluto è aumentato. Uno dei limiti infatti dell’indice Gini è che rimane invariato se le due grandezze a confronto aumentano nella stessa proporzione, nonostante la forbice in termini assoluti si allarghi.
Tornando all’indagine di Ipsos Malaysia, emerge che il generale ottimismo del campione intervistato diminuisce quando si affrontano i problemi sull’unità e la sicurezza nazionale, vista la manifesta preoccupazione che la maggioranza nutre per lo scoppio di conflitti violenti tra gruppi etnici o minoritari nel paese (67% rispetto alla media globale del 60% ed è aumentata del 12% in un arco di un anno). Oltre la metà dei malesi (61%) è però fiduciosa che il governo abbia approntato livelli adeguati di sicurezza e protezione nel caso scoppiassero violenze o conflitti. È opportuno sottolineare che negli ultimi anni è aumentato il fervore religioso nel paese ed è un tema sempre più presente nei dibattiti. Per quanto riguarda gli aspetti economici, il 59% dei malesi non pensa di avere raggiunto lo status di nazione ad alto reddito, anche se più della metà (58%) pensa che l’economia migliorerà complessivamente nel prossimo decennio.
PAESE VULNERABILE
La Malesia dal 1990 al 2018 è cresciuta con una media del 5,8% annuo, inferiore al 7% auspicato da Mahathir quando varò Wawasan 2020. La situazione attuale, secondo l’Article IV Consultation Visit to Malaysia del Fondo Monetario Internazionale (17 dicembre 2019) afferma che le autorità malesi stanno facendo progressi nel loro programma di riforme. La crescita del Pil reale è prevista al 4,5 % per il 2019, trainata dalla domanda interna. Anche nel 2020 si dovrebbe registrare lo stesso incremento, ma si teme un livello più basso. Da un lato la Malesia è vulnerabile all’aumento delle tensioni commerciali, a un brusco peggioramento della fiducia dei mercati verso i paesi emergenti e alla crescita più debole del previsto dei maggiori partner commerciali. Dall’altro, per quanto riguarda il mercato domestico, vanno monitorati con attenzione l’andamento dell’immobiliare e la capacità di servizio del debito delle famiglie.
Le valutazioni del governo attualmente in carica sono state tali da prolungare, in un primo momento, il progetto Wawasan di altri cinque anni, per poi redigere, lo scorso ottobre un nuovo piano decennale denominato “Shared prosperity vision 2030” (Spv). Il programma è costituito da obiettivi misurabili, a differenza di quello precedente, e si concentra soprattutto sul benessere nazionale e l’eliminazione delle diseguaglianze, in una nazione dove l’etnia malese è in maggioranza rispetto a quella cinese, nelle mani della quale si concentra però più ricchezza. L’Spv 2030 ha messo in evidenza la necessità di affrontare una serie di problemi ancora presenti nella struttura socio-economica della Malesia. In particolare si evidenzia che l’economia di bumiputera (letteralmente “figlio della terra” e indica i gruppi etnici malay e di altre popolazioni indigene del Sud-est asiatico, pari a circa al 69,3% dell’intera popolazione) non è cresciuta in linea con lo sviluppo e i progressi del paese, dove esistono modalità di concorrenza sleale nel mercato a seguito di pratiche di monopolio. C’è inoltre una disparità di reddito tra i diversi gruppi etnici e le varie regioni e la maggior parte delle industrie è ancora a basso valore aggiunto con scarso contenuto tecnologico, all’interno di un’economia che deve tuttora raggiungere il suo pieno potenziale.
SOLO UNO STRATAGEMMA
Wawasan 2020 non è stato un successo e, a distanza di decenni, può essere cinicamente considerato uno stratagemma per raggiungere un rapido sviluppo del paese all’interno di una regione in forte crescita, trainata dalla globalizzazione. Ma i tempi ora sono cambiati e, soprattutto, è necessario fare i conti con l’attuale contesto dove non solo il Pil, ma la disuguaglianza di reddito, l’inclusione e lo sviluppo tecnologico sono diventati una priorità. Mahathir si è assunto un compito molto arduo. È a capo di una coalizione che gli è politicamente estranea e che dovrà tenere unita, andando oltre l’obiettivo elettorale: battere l’alleanza di governo. Riuscirà Mahathir a imparare dalla storia? Durante la presentazione di Spv 2030, grande responsabilità del mancato raggiungimento degli obiettivi di Wawasan 2020 è stata data ai precedenti esecutivi ma, forse, un maggiore spirito di autocritica aiuterebbe l’attuale primo ministro a essere più credibile nelle sue proposte.
L’Article IV Consultation Visit to Malaysia dell’Fmi conclude la sua relazione affermando che le autorità malesi hanno compiuto progressi nelle riforme della governance, ma è importante che sia impressa un’ulteriore accelerazione per aumentare produttività e reddito medio. Sempre secondo l’Fmi, la Malesia deve continuare a promuovere l’apertura commerciale del paese, potenziare il tessuto imprenditoriale per le Pmi (ad esempio facilitandone l’accesso al credito), migliorare la qualità e l’accesso all’istruzione, incoraggiare l’adozione di innovazione e tecnologia e aumentare la partecipazione della forza lavoro femminile.
a cura di Pinuccia Parini
tratto da: https://www.fondiesicav.it/la-malesia-dopo-wawasan-2020/