La partita del secolo di Gianluca Gabrielli

L’attuale dinamica settoriale dei mercati finanziari ci evoca un’immagine calcistica. Quella a cui stiamo assistendo e su cui eventualmente potremmo scommettere, sempre di non averlo già fatto, verrà ricordata come la partita del secolo, esattamente come Italia Germania 4-3 del 1970

Alla destra dei teleschermi, abbiamo la formazione capitanata dal giovane Elon Musk , i Tiger Growth, mentre alla sinistra troviamo gli Elephant Value, capitanati dal vecchio Buffet.

Lo scontro sembra senza storia: Musk alla fine del primo tempo è in vantaggio 14 a 1.

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Nonostante l’andamento del primo tempo, i sostenitori e investitori “old style” continuano a scommettere sul grande vecchio: “Buffett Buffett”, gridano dagli spalti.

Sono convinti che nel secondo tempo la reflazione darà una mano all’oracolo di Omaha, premiando banche, assicurazioni, società energetiche e petrolifere, aziende industriali e addirittura l’asfittico listino italiano, costituito da molte di esse.

Mi giro e noto che siamo rimasti veramente in pochi sugli spalti a rimanere fedeli ai Tiger Growth. Le scommesse aumentano e ingenti flussi di capitali lasciano Nasdaq e S&P500 per comprare azioni value europee. 

Gli ultras del “vecchio” si fanno sempre più’ rumorosi. Sono grandi, grossi, molto muscolosi e suonano enormi tamburi con i quali accompagnano il loro canto:

“Buffet Buffet … con in campo la reflazione … daremo a Musk una bella lezione”.

Siamo rimasti in pochi, e anch’io sto per lasciare lo stadio sopraffatto dal timore che quella folla astiosa, bellicosa, rabbiosa che tifa Elephant Value possa mangiarmi in un sol boccone, ma leggo questa notizia: 

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Mi faccio forza. Non posso aderire agli Elephant value!

Il loro allenatore oramai è bollito, solo oltre un certo livello di cottura si può pensare che le centrali a gas possano essere il futuro dell’energia elettrica e che, oltretutto, possano rendere il 9% all’ anno come investimento!  

Mentre penso questo, mi volto e metto improvvisamente a fuoco chi sono i capi ultras degli Elephant Value che incutono tanto rispetto!

A gridare “Buffett Buffett” e “recovery reflattiva” sono, più o meno, gli stessi signori che il 23 marzo 2021 curavano l’offerta di azioni Viacom a 85 dollari.

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Sono gli stessi signori, nome più, nome meno, che qualche giorno dopo innescavano la caduta del titolo Viacom da 85 dollari a 45 dollari.

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A ben vedere, a gridare “Buffett Buffet”, “Value Value” erano, in fondo, quelli che ricevono quotidianamente gli ordini di Buffet che compra Occidental Petroleum per vendere Apple, che ogni anno muove titoli sul mercato (cioè passa ordini a broker) per decine di miliardi di euro.

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Il tarlo del dubbio mi spinge allora a cercare di approfondire chi o cosa sia questa mitica Reflazione e se davvero possa riscattare le sorti degli Elephant Value. Proviamo a scoprire insieme se sia plausibile o meno questo scenario.

In primo luogo, l’inflazione che osserviamo oggi è il riflesso di un fenomeno passato e già morto e defunto, esattamente come la luce di una stella di Orione che vediamo oggi è vecchia di milioni di anni.

L’ inflazione di oggi è la conseguenza della crisi del Covid, figlia, cioè, della maggiore velocità di recupero della domanda interna (sostenuta dai sussidi) rispetto all’offerta (bloccata dal lock down di diverse attività):

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Il risultato di tale sfasamento si è palesato come uno shock one-off della curva della offerta aggregata, shock che ha avuto come conseguenze per l’economia statunitense in parte una maggiore inflazione ed in parte un maggior disavanzo commerciale:

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Per inciso, questo spiega anche la debolezza del dollaro a partire da Giugno 2020:

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Abbiamo assistito non solo al recupero dell’ultimo mese del Dollaro, ma anche al recupero della produzione industriale tornata a livelli pre-crisi (mantenendo però un elevato output gap dato che l’utilizzo degli impianti è in area 73% – 76%):

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Ci dicono che stiamo vivendo e vivremo una reflazione da eccesso di domanda. In realtà quella che abbiamo vissuto è stata una reflazione da shock da offerta e questa è già terminata! Può darsi che fenomeni contingenti, come il black out in Texas, il blocco del canale di Suez, lo shortage dei semiconduttori, influenzino ancora un per po’ i prezzi ma si rivelerà un fenomeno limitato nel tempo. Da adesso in poi si torna alla normalità. Per avere un trend inflazionistico non temporaneo avremmo bisogno di una forte redistribuzione del reddito che riduca le diseguaglianze. Noi per semplicità come indicatore delle diseguaglianze utilizziamo il rapporto PIL MEDIO PER FAMIGLIA / PIL MEDIANO PER FAMIGLIA (potremmo chiamarlo indicatore Trilussa: valori crescenti minor diseguaglianza). Come possiamo vedere dal grafico:

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Come possiamo notare l’indicatore in questione (linea gialla) è ben lungi dal segnalare una inversione del trend della concentrazione del reddito 

Ps. se state guardando il minimo recupero degli ultimi 4 anni della linea gialla, ricordatevi che:

quei 4 anni (2016-2020) sono gli anni della presidenza populista di Trump che non è stato rieletto

il trend sottostante è un trend che inizia negli anni 70!

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Questi grafici ci dicono che il TEOREMA REFLATTIVO, è assolutamente una fantasia.

Sicuramente i tifosi degli Elephant Value continueranno a urlarci nelle orecchie i loro mantra (oil, FTSEMIB, banche, industriali meccanica e forse anche nucleare!) ma allo spettatore attento chiedo solo di ricordare chi sono quei tifosi che urlano e strepitano.

Sono tifosi che spesso hanno confuso il concetto di strended con quello di value, che hanno pesantemente sottostimato l’impatto dell’operatività e passatemelo anche dell’operosità e dell’innovazione di Tesla, di Elon Musk, di Cathie Wood, rinvigoriti da un trimestre di ritorno verso le medie.

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Ci faranno vedere grafici come questo:

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Grafici come questo sono le vere armi di distruzione di massa (molto più che i derivati, caro Mister Buffett) perché implicitamente portano a credere che quel +30% di società oil o quel +16% delle banche siano la prova che i value sono tornati e che la bolla Tesla o Nasdaq sia pronta a scoppiare.

Vi faranno notare, con un grafico come questo che il prezzo raggiunto da S&P500  rispetto al Dax è ai massimi storici:

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Oppure useranno una variante, la più classica delle quali è il rapporto tra Russell Growth e Russell Value. 

Bene, ricordate che questo grafico non dice assolutamente nulla e non vuole dire nulla!

Il motivo per cui questo grafico è privo di qualsiasi significato è che non stiamo parlando di numeri da giocare al lotto dove contano i ritardi; i prezzi di Dax e S&P500 rappresentano la valutazione di andamenti economici reali, non è assolutamente vero che i dati economici di questi paesi hanno il medesimo trend e quindi la serie rappresentata nel grafico sopra non è assolutamente detto che sia mean reverting.

Anzi abbiamo visto lo scorso report che le economie statunitense ed europea sono su trend di crescita assolutamente diversi.

Proprio per questo quando mettete a raffronto 2 indici, dobbiamo sempre confrontare non dei prezzi ma dei multipli.  Il multiplo principe, l’unico che dovete guardare è il “Price to Sales”.

Il rapporto tra il “Price to sale” di S&P500 e Dax è il seguente:

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Vi pare ancora così “esageratamente alto” S&P500 rispetto al Dax?

Ma facciamo un passo ulteriore. Creiamo un grafico in cui confrontiamo la differenza di performance biennale dei due indici (performance S&P500 – performance DAX) in corrispondenza di un dato rapporto degli indici Price to Sales:

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Come vedete dal grafico sopra nella parte evidenziata in giallo, un rapporto tra i due indici Price to Sales intorno a 2,5 comporta:

  • una più alta probabilità di guadagnare comprando S6P500 contro Dax che non viceversa;
  • profitti mediamente doppi rispetto alla potenziale perdita.

Altro grafico, di grande impatto, che viene spesso mostrato per dimostrare una presunta palese sotto valutazione dei titoli value è uno dei seguenti:

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Peccato che anche questi non vogliano dire assolutamente nulla!

Mentre Tesla non ha debito, Volkswagen, ad esempio, ha oltre 113 mld di debito (debito peraltro a fronte di attività materiali ed immateriali relativo ad un businness, quello dei motori a scoppio, che entro 10 anni avrà un valore pari a zero):

Inoltre quando Tesla riporta un più 50% nelle vendite di auto elettriche nel 2020, questo significa un più 50% in più di vendite totali.

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Quando Volkswagen riporta un più 100% di auto elettriche nel 2020 questo significa un bel meno 15% delle vendite totali:

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Sta per iniziare il secondo tempo e alla fine, dopo tutte queste riflessioni e questi pensieri, rimango assolutamente convinto che l’unica squadra meritevole di una scommessa è quella capitanata da Elon Musk ossia i Tiger Growth.

Siamo all’inizio di una trasformazione radicale dell’economia al termine della quale avremo una Europa marginale ed in declino e gli Stati Uniti ed il Dollaro all’apice della loro forza.

Non esiste nessun trend inflazionistico perché non esiste al momento alcuna forza, eliminato il populista Trump, in grado di invertire il processo di globalizzazione responsabile dell’ampliarsi delle diseguaglianze nel mondo occidentale.

L’unico rischio esistente era quello che una fiammata dell’inflazione derivante da uno shock di offerta ingannasse o spaventasse le Banche Centrali facendole sentire dietro la curva. Questo rischio è stato scongiurato lo scorso settembre quando Powell ha detto chiaramente che non avrebbe reagito a spike inflattivi.

Lasciamo sbraitare i tifosi del vecchio Buffet col suo portafoglio old style, e non spaventiamoci se ogni tanto gli Elephant Value segnano un goal. In fondo non lasciare a zero l’avversario è un atto di rispetto.

 

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