Dopo aver parlato nel precedente articolo del contesto alimentare mondiale e della sua evoluzione negli ultimi 20 anni, dedichiamo i prossimi due articoli alla situazione italiana.
In particolare, nel primo articolo vedremo quanto e cosa l’Italia produce, importa ed esporta, qual è la posizione attuale del nostro paese nella produzione agricola mondiale e in rapporto ai principali paesi europei; nel secondo articolo guarderemo, invece, sia al passato, vedendo qual è stata l’evoluzione della produzione agricola italiana negli ultimi 20 anni, sia al futuro, osservando i trends emergenti, incluso l’impatto del Covid-19, e immaginando cosa potrebbe accadere in futuro.
Come possiamo fotografare la situazione dell’agricoltura italiana oggi?
Innanzitutto, va detto, a livello metodologico, che nella definizione di agricoltura includiamo anche l’allevamento e la zootecnia, mentre escludiamo la pesca e la silvicoltura.
L’agricoltura italiana: produzione, import, export
La Tabella 1 riportata di seguito riassume la situazione nel 2019 relativa alla produzione, all’import e all’export agricoli in Italia.
Clicca sull’immagine per accedere alle fonti – Fonte: FAO e ISTAT (Rielaborazione dell’autore)
Si osserva subito che l’Italia è un paese aperto al mondo in fatto di produzione agricola: in termini di valore produce beni per $ 52.3 Miliardi, ne importa per $ 40.7 e ne esporta per $ 48.3 Miliardi.
Ma cosa produce? Cosa importa? Cosa esporta? Le tabelle che seguono rispondono a queste domande, indicando i prodotti principali di ciascuna categoria, sia in termini di volume, sia in termini di valore.
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Per quanto riguarda la produzione interna, in termini di quantità, le colture principali sono frutta, cereali, latte e verdura, che rappresentano insieme quasi l’85% del totale.
Per quanto riguarda, invece, il valore della produzione agricola italiana, la Fig. 1 mostra il valore dei diversi prodotti, riferito al 2020, mentre la Fig. 2 presenta il conto economico dell’agricoltura italiana e fornisce una visione di insieme, sempre per quanto riguarda il 2020.
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Dalle figure che precedono si può osservare quanto segue.
- Il valore della produzione agricola di beni è rappresentato per i 2/3 dalla produzione vegetale (31.2 Miliardi di Euro) e per 1/3 dalla produzione animale, suddivisa tra bestiame per il 19% e prodotti zootecnici, quali latte e formaggi, per il 14%;
- a livello di valore le attività principali sono la produzione di bestiame (8.9 miliardi), vino (7.7 miliardi), ortaggi (7.1 miliardi), prodotti zootecnici (6.5 miliardi) e frutta (5.2 miliardi);
- la produzione agricola di servizi, quali, principalmente, le attività agricole per conto terzi, la prima lavorazione dei prodotti agricoli, la manutenzione dei terreni, per circa 5 miliardi di euro, rappresenta poco più del 10% rispetto alla produzione di beni;
- le attività secondarie non agricole non separabili, pesano per 4.4 miliardi di euro, hanno un’importanza sempre crescente, come vedremo nel prossimo articolo, e sono rappresentate principalmente da agriturismo, dalla trasformazione della frutta, del latte e della carne, dai servizi connessi all’agricoltura, dalle attività florovivaistiche, dalla produzione di mangimi e dalla produzione di energie rinnovabili agricole;
- Il valore aggiunto lordo ai prezzi base è stato pari a 31.3 Miliardi di euro e pone il nostro paese al primo posto in Europa per valore aggiunto, davanti a Francia e Spagna (fonte “Stima preliminare dei conti economici dell’agricoltura”, allegati “tavole”, rielaborazione dell’autore), che, come vedremo di seguito, producono volumi molto maggiori rispetto al nostro paese. L’agricoltura italiana, lo ripeteremo, è un’agricoltura di qualità e quella della qualità e del valore aggiunto è anche la strada da percorrere nel futuro;
- gli ammortamenti sono stati pari a 10 miliardi di euro, a fronte di uno stock di capitale, lo vedremo in seguito, di circa 110 miliardi, quindi espressione di una realtà abbastanza ben investita;
- la manodopera agricola complessiva è pari ad oltre 1 milione di unità, dei quali 2/3 indipendenti ed 1/3 dipendenti. Vedremo in seguito che il gran numero di lavoratori indipendenti si lega al gran numero delle imprese italiane e alla loro dimensione ridotta.
Va segnalato inoltre, e ce ne occuperemo nel prossimo articolo, che il conto economico 2020 ha visto l’impatto negativo importante del Covid sulla nostra agricoltura, il cui valore complessivo si è ridotto del 3.3 % in termini di volume e del 6.1% in termini di valore aggiunto rispetto al 2019, con l’impatto più forte sulle attività secondarie non agricole, sopra richiamate, che hanno subito una flessione importante, pari al 18.9% nel 2020 rispetto all’anno precedente.
Dopo aver visto la produzione agricola interna, vediamo ora le caratteristiche dell’agricoltura italiana a livello di importazioni e di esportazioni, sia in termini di quantità che di valore.
Partendo dalle importazioni, a livello di quantità, che nel 2019 hanno raggiunto 41.9 milioni di tonnellate, i principali beni importati, come si vede dalla tabella 3, sono stati grano, mais e soia, sia in termini di semi che di farina. Insieme, questi tre prodotti hanno rappresentato il 38% del totale dei volumi importati. L’Italia importa quindi, in modo importante, i prodotti agricoli di base necessari per la nutrizione sia umana (grano) che animale (mais, soia).
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Passando, invece, a osservare le importazioni agricole dal punto di vista del loro valore, la tabella 4, ci mostra l’assenza di categorie dominanti, diversamente rispetto alla dimensione quantitativa, con tabacco, formaggio, grano, maiale e olio di oliva che insieme non superano il 22% del valore totale.
Il nostro paese è un importante importatore di carne e di olio: manzo, maiale, olio di oliva e di palma (importato anche per usi industriali, oltre che alimentari) sono tra i primi 10 prodotti importati.
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Passando poi alle esportazioni, per quanto riguarda le quantità, la tabella 5 ci mostra che ai primi posti ci sono il vino, la pasta, i pomodori (sia pelati che sotto forma di pasta di pomodoro), l’acqua, il riso (sia grezzo che raffinato) e le mele.
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Per quanto riguarda invece, le esportazioni in termini di valore, osserviamo, dalla tabella 6, che i prodotti principali sono il vino, che rappresenta il 15% del totale, i preparati alimentari di vario genere, il formaggio, la pasta e il cioccolato.
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Interessante osservare, a conclusione di questa sezione, come l’Italia importi 41.9 milioni di tonnellate per un valore complessivo di 40,7 miliardi di $ ed esporti 24,4 milioni di tonnellate per un valore complessivo di 48.3 miliardi di dollari. Sostanzialmente, volendo semplificare, l’Italia importa prodotti agricoli che costano $ 1,000 a tonnellata e ne esporta altri, a maggiore valore aggiunto, che valgono $2,000 a tonnellata. In queste due cifre si può leggere una caratteristica importante dell’agricoltura italiana: importatrice di prodotti di base e produttrice ed esportatrice di prodotti a valore aggiunto. E in questi numeri deve individuarsi anche la vocazione strategica della nostra agricoltura e industria alimentare: non competere sui prodotti di base dove altri paesi hanno vantaggi competitivi incolmabili rispetto al nostro, ma specializzarsi invece nelle attività dove il savoir faire italiano è riconosciuto nel mondo in campo alimentare, e non solo.
L’agricoltura italiana nel contesto mondiale ed europeo
Dopo aver esaminato la situazione agricola dell’Italia in termini, per così dire assoluti, senza confronti nel tempo o con altri paesi, vale la pena di analizzare la posizione del nostro Paese nel contesto agricolo mondiale, inclusi l’allevamento e la zootecnia (escluse pesca e silvicoltura). I dati sono riferiti all’anno 2018
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Dalla tabella 7 che precede si può osservare che:
- La popolazione italiana rappresenta lo 0.79% di quella mondiale, mentre il numero dei lavoratori agricoli soltanto lo 0.1% di quella mondiale. L’Italia è ovviamente un paese a economia e agricoltura più avanzate rispetto alla media mondiale, per cui lavora in agricoltura una parte % inferiore della popolazione (1.44%) rispetto alla media mondiale (11.54%);
- i terreni agricoli italiani rappresentano lo 0.26% del totale mondiale, ma la superficie a disposizione di ciascun lavoratore è superiore alla media mondiale (14 ha vs 5ha). Meno gente lavora in agricoltura, ma coltiva appezzamenti mediamente più grandi. Anche questo è caratteristico delle economie più avanzate, ma vedremo a breve come cambia la posizione dell’Italia in tale dimensione, se confrontata con gli altri grandi paesi dell’Europa occidentale;
- a livello di produzione, con lo 0.26% della superficie agricola mondiale, l’Italia genera lo 0.67% dei prodotti, con una produzione di 80 tonnellate per lavoratore rispetto alle 12 tonnellate della media mondiale. Meno persone producono di più, per il maggior utilizzo dei fattori produttivi chiave, capitale e fertilizzanti, come vedremo tra breve;
- è importante osservare che, se la produzione agricola Italiana rappresenta lo 0.67% di quella mondiale in termini di quantità, ne rappresenta il 2.27% in termini di valore. E questo, unito a un numero % inferiore di lavoratori, si traduce in un valore della produzione annuale per addetto in Italia di $ 72k verso i 3K della media mondiale. Come si è avuto già modo di notare, la nostra agricoltura è orientata al valore assoluto, oltre che al valore aggiunto;
- a livello di contributo dell’agricoltura sul Prodotto Interno Lordo, l’agricoltura italiana rappresenta il 3% del PIL nazionale, con un peso % allineato a quello dell’agricoltura mondiale;
- come si diceva, la maggiore produttività dell’agricoltura italiana è legata a un maggiore utilizzo dei fattori produttivi: il capitale investito per tonnellata prodotta è pari al 3.2 volte la media mondiale e l’utilizzo di fertilizzanti pari a 1.44 volte;
- se in media l’Italia pesa, a livello di produzione lo 0.67% rispetto al totale mondiale, i prodotti dove pesa ben più della media sono frutta (1.98%), il latte (1.49%), la carne (1.07%) e la verdura (0.92%).
Una domanda interessante a questo punto è come si pone l’agricoltura italiana rispetto a quella degli altri grandi Paesi Europei? La tabella 8 che segue si occupa proprio di questo, confrontando il nostro paese con Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna e l’Unione Europea nel suo complesso.
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Dalla tabella che precede si può osservare che:
- l’Italia presenta un numero di lavoratori agricoli pari all’1.44% della popolazione, percentuale inferiore solo alla Spagna (1.74%) e all’Unione Europea nel suo complesso (che però include paesi dell’Europa Centro-Orientale, ad economia meno sviluppata, in cui il lavoro agricolo è più presente);
- per quanto riguarda l’area coltivabile per ciascun lavoratore, la stessa è pari a 14.22 ha, la più bassa tra quella dei paesi rilevati dalla tabella. Terreni più piccoli, con un numero di lavoratori percentualmente più elevato, hanno ovviamente un impatto sul numero delle aziende, che sono molto maggiori in Italia rispetto agli altri paesi, e sull’area coltivabile, inferiore, a disposizione di ciascuna azienda (poco più di 10 ettari in Italia, verso gli oltre 60 di Francia e Germania e i 94 ettari della Gran Bretagna);
- terreni più piccoli si traducono in minore produzione per lavoratore (80 tonnellate in Italia verso le circa 240, tre volte tanto, di Francia e Germania).
Passando a esaminare il valore della produzione, vediamo ora la tabella 9.
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Dalla tabella si può osservare che:
- Il paese con il valore della produzione agricola più elevata in Europa è la Francia, con $ 90 miliardi, con Germania, Italia e Spagna allineati tra i $ 66 e i $63 miliardi;
- l’Italia è il paese con il valore più elevato a livello di produzione agricola per tonnellata, $ 906 vs i 690 della Spagna, i 552 della Francia e i 533 della Germania, a conferma del maggiore valore aggiunto della produzione agricola del nostro paese rispetto agli altri;
- in tal senso la produzione agricola italiana di valore più elevato compensa parzialmente il maggior numero dei lavoratori presenti nel settore e la minore disponibilità di terreno coltivabile;
- a livello di capitale investito per lavoratore, che esprime il livello di meccanizzazione e digitalizzazione dell’agricoltura, l’Italia, con $ 150k per lavoratore, si trova indietro rispetto a Francia (284k), Germania (342K) e Inghilterra (198K), a conferma che aziende di dimensione più piccola hanno minore capacità di investire; se però si considera il capitale investito per tonnellata prodotta, l’Italia si trova al primo posto con $ 1894 / tonnellata;
- per quanto riguarda, infine, il fertilizzante utilizzato per tonnellata prodotta, l’Italia si trova al primo posto con 80 kg/tonnellata. Non si tratta di un primato invidiabile, ma dipende anche dalla tipologia di colture prevalenti in Italia rispetto agli altri Paesi, illustrate dalla Fig. 3 che segue.
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Dalla figura che precede si può osservare che:
- l’Italia presenta posizioni di primato per quanto riguarda la frutta e la verdura, sempre al secondo posto dopo la Spagna;
- l’Italia presenta invece posizioni marginali per quanto riguarda lo zucchero e posizioni secondarie per quanto riguarda la carne, le oleaginose e i cereali e il latte, dove Francia e Germania sono generalmente in testa.
Conclusioni
In conclusione, possiamo dire che, dal punto di vista agricolo:
- l’Italia con lo 0.26% della superficie agricola a livello mondiale, produce lo 0.67% a livelli di quantità e il 2.27% in termini di valore;
- l’Italia è un paese aperto al mondo: produce beni agricoli per $ 52 miliardi, ne importa per $ 41 miliardi e ne esporta per $ 48 miliardi;
- la produzione vegetale rappresenta i 2/3 del valore e la produzione animale (carne, latte, derivati) 1/3;
- l’Italia importa prodotti di base (cereali, soia, olio) ed esporta beni a valore aggiunto (vino, pasta, formaggio);
- i servizi, connessi sia direttamente sia indirettamente all’agricoltura (agriturismo), pesano quasi il 20%, con importanza sempre crescente;
- l’agricoltura pesa circa il 3% del PIL e presenta un numero maggiore di lavoratori rispetto ai principali paesi europei, con minor terra disponibile, ma con produzioni a più elevato valore, che fanno della nostra agricoltura la prima per valore aggiunto, davanti a Francia e Spagna.
Nel prossimo articolo, sempre sull’Italia, vedremo invece come si è arrivati nel tempo alla situazione attuale e cercheremo di capire cosa ci riserva il futuro.
A cura di:
Nicola Chiaranda:
– progetti Agribusiness & Food;
– definizione della strategia della vostra impresa;
– decisioni di investimento (anche in startups);
– miglioramento della performance aziendale e ottimizzazione del ritorno sul capitale investito;
– attività di Corporate Finance & Fundraising (Equity & Debt).
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