La telemedicina amplia il futuro della sanità – di Filippo Donati

Quando parliamo di telemedicina, più in generale dobbiamo parlare dell’evoluzione dell’approccio digitale alla medicina tradizionale.

Si inizia a parlare di “eHealth” all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità già nel 2005, anno in cui la 58esima Assemblea Mondiale della Sanità adottò una risoluzione che indicava i parametri essenziali di una “eHealty strategy” per gli Stati Membri e stabiliva un Osservatorio per misurare gli sviluppi a livello di singolo paese.

Nel 2015 viene stilato, sempre a cura dell’Osservatorio dell’OMS, un documento riassuntivo dell’implementazione della Telemedicina nei singoli paesi: l’Atlas of eHealth Country Profiles.

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Il documento dell’OMS pone l’attenzione sull’uso della telemedicina nel supporto della copertura universale alla salute, ad esempio potendo arrivare a coprire popolazioni in angoli remoti della terra o fasce di persone meno abbienti, oppure ancora nel facilitare la didattica a distanza. La telemedicina può, inoltre, facilitare la diagnosi e i trattamenti fornendo accurate e immediate informazioni sul paziente attraverso dati sanitari elettronici. E tramite l’uso strategico dell’ITC (tecnologie di informazione e comunicazione) si incrementa la capacità e il risparmio economico dei sistemi di assistenza sanitaria.

Prendendo spunto dalle linee guida dell’OMS, anche l’Italia ha cercato di implementare una strategia unitaria che parta dal definire un inquadramento regolamentare che sia coerente con l’attuale SSN sia a livello regionale sia nazionale. Occorre che siano ben definiti i servizi offerti, che siano garantiti i pazienti e gli operatori sanitari. Ma bisogna anche identificare costi e benefici che la telemedicina può portare.

Per questi motivi sono stati introdotti in Italia il “Patto per la sanità digitale”, e il “Piano della Cronicità” del 2016, che hanno la funzione di tracciare un quadro della sanità digitale e dell’eHealth. Il concetto chiave è che la telemedicina si configura come una diversa modalità di erogazione di prestazioni sanitarie già identificate.

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Oltre le linee guida nazionali, sono stati introdotti in Italia altri strumenti che completano il quadro normativo e organizzativo. Si pensi per esempio al Fascicolo Sanitario Elettronico, un utilissimo strumento in cui è immagazzinata e di facile fruizione tutta la “storia” sanitaria dell’individuo che può quindi essere utilizzata dagli operatori sanitari in modo semplice ed efficace.

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Ci sono anche altri strumenti utili allo sviluppo dell’eHealth quali i centri unici di prenotazione, i certificati di malattia telematici e l’e-Prescription, così come la dematerializzazione dei documenti sanitari e la telemedicina.

La crescente domanda di telemedicina

Quali sono i fattori che in Italia, ma anche nel resto del mondo, favoriscono l’incremento della domanda di telemedicina? Tra i tanti possiamo citare:

– il fenomeno dell’ageing, cioè il costante invecchiamento della popolazione

– l’incremento di pazienti affetti da malattie croniche con limitata capacità motoria

– la diminuzione del numero dei medici e del personale sanitario

– le nuove tecnologie in ambito sanitario

– nuovi programmi di governo per correggere stili di vita sbagliati, specialmente tra i giovani

La telemedicina punta a intervenire nella fase precoce della malattia, attraverso il monitoraggio costante del paziente, ma riducendo il numero di giorni di degenza. Inoltre favorisce l’interscambio tra professionisti di diverse specialità e punta a ridurre il costo delle cure del paziente.

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Un supporto da tecnologia e sanità privata

Abbiamo visto che le modalità di utilizzo dei dati sanitari del paziente avviene oggi in via quasi tutta digitale e la normativa vigente oramai consente tale utilizzo. Ma più il SSN si sposta sul digitale più ci sarà bisogno di un sistema infrastrutturale di reti, quindi banda larga, cablaggi in fibra ottica, che possano accompagnare questo sviluppo. Di fondamentale importanza sarà anche la protezione della privacy, quindi la tutela dei dati personali da attacchi informatici. Tutto passa per la rete: la comunicazione e la trasmissione di dati, le immagini biomediche, le prescrizioni sanitarie

In più i sistemi di telemedicina, integrando in rete sensori, smart-media e device biomedicali sempre più diffusi (Internet of Things), possono ampliare le attività di teleconsulto, telediagnosi e telemonitoraggio clinico esteso ad un numero sempre crescente di persone. Occorre quindi investire e come sappiamo bene, la sanità pubblica di soldi ne ha sempre di meno. Sarà necessario un’integrazione, un intervento anche dei privati verso questo sviluppo tecnologico e di conoscenze. Può convenire anche alle Compagnie di Assicurazione: le informazioni sulla salute del cliente, e quindi sullo stile di vita sono un prezioso elemento per proporre il prodotto migliore e per contenere i costi.

Ad esempio anche a causa della recente e gravissima pandemia che ancora sta modificando i nostri stili di vita, una ricerca di Nomisma per Unisalute ha evidenziato che molti italiani sperano di poter continuare a utilizzare le app e i servizi tecnologici a distanza utilizzati proprio durante la pandemia per la tutela della propria salute. La prima e insostituibile è la richiesta e ricezione della ricetta dematerializzata come servizio permanente. 

La maggioranza degli italiani si dimostra favorevole e soddisfatto di soluzioni innovative e tecnologiche come quelle del tele/video-consulto, della tele-visita e altri strumenti che permettono di mantenere una distanza tra medico e paziente, senza però perdere il contatto con il medico di riferimento.

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Sono nate in Italia da qualche anno, ma hanno avuto uno sviluppo importante in questa fase degli ambulatori virtuali, delle piattaforme per permettere ai pazienti di dialogare in tempo reale con medici e/o psicologi e di usufruire di alcuni preziosi servizi, a cominciare dalla tele-visita. Sempre di più in un futuro oramai prossimo, le soluzioni di sanità privata dovranno ricomprendere tra i loro servizi tali soluzioni, che sono entrate oramai nel nostro linguaggio comune.

In conclusione, un approccio pubblico-privato potrebbe dare dei risultati sul medio periodo, considerando che per diffondere realmente dei servizi di telemedicina bisognerebbe dotare le strutture sanitarie di dispositivi medici digitali per esami diagnostici (del sangue, radiologici, ecc.) a distanza, favorire la formazione professionale ad hoc in informatica biomedica, telemedicina, bioingegneria. Bisognerebbe, inoltre, lavorare tanto sui cittadini spiegando che le app su smart phone, come tutti i device medicali, possono e devono essere viste come un supporto al processo diagnostico terapeutico dello staff sanitario. Inoltre come già riportato, sarebbe necessario un aggiornamento delle strumentazioni elettro-biomedicali e delle apparecchiature informatiche e di rete.