Le banche centrali non possono essere indipendenti di Edoardo Ugolini

Dal 1980 circa fino al 2020 abbiamo vissuto un periodo economico che potremmo definire la “grande moderazione” o il c.d. Washington consensus, poi nel 2020 questo paradigma è tramontato mettendo in luce profonde ferite sociali e alcune incongruenze spesso agitate a verità. Tra queste il fatto che le “Banche Centrali sono indipendenti”.

Durante gli anni 1980-2020 il mantra ricorrente è stato: lo Stato non interviene nell’economia (rapporto defict/PIL fisso) e le Banche Centrali, che sono delegate de facto a gestire la cosa economica, sono indipendenti.

Sgombriamo immediatamente il punto: le Banche Centrali sono agenti economici e politici fondamentali e non devono né possono essere indipendenti dal contesto sociale e politico.

In questo periodo (1980-2020) come si vede dal Grafico 1 la volatilità del PIL USA è stata ridotta privilegiando la stabilità alla crescita rispetto al periodo 1950-1980.

Grafico 1: volatilità PIL USA nel tempo. Fonte a cura dell’autore.

In questo periodo alle banche centrali era (teoricamente) riservato un ruolo di regolatore monetario completamente astratto dal contesto politico e sociale.

Allo Stato (sempre teoricamente, viste le enormi sovvenzioni alle imprese, c.d. corporate welfare) non era riservato ufficialmente alcun ruolo economico. (cfr. Scuola austriaca).

Questo schema logico era stato pensato al fine di lasciare che i c.d. animal spirits del capitalismo potessero efficientemente sfruttare un mercato libero da vincoli e da attori inefficienti e ingombranti come lo Stato: la allocazione inefficiente di capitale era un problema negli anni ’80.

In questo senso il modello ha “funzionato” infatti si sono avuti mercati finanziari esuberanti, grande crescita delle ineguaglianze sociali (concentrazione della ricchezza) e enorme arricchimento della componente capitale dell’economia a scapito del lavoro (Grafico 2).

Grafico 2: ineguaglianza e mobilità sociale. Fonte a cura dell’autore.

Cosa ha posto fine a questo modus operandi nel 2020? La Pandemia è stato il pretesto per fare intervenire di nuovo lo Stato nell’economia in perfetta sintonia con le Banche Centrali. Grafico 3

Grafico 3: Dalla grande moderazione alla grande crescita: azione fiscale e monetaria sincrone. Fonte a cura dell’autore.

In realtà le pressioni sociali ed economiche stavano montando da decenni. Come scrive il professore del MIT Daron Acemoglu nel suo “Why nations fail” non è possibile avere un sistema economico estrattivo (oligarchico) e un sistema politico inclusivo (suffragio universale), le due cose sono incompatibili: o si rinuncia alla democrazia o la ricchezza deve essere distribuita.

In conclusione: le Banche Centrali non possono essere entità indipendenti dal conteso politico ed economico. Le banche centrali sono invece importantissimi agenti economici e politici, che, in coordinamento con i governi, agiscono nell’economia di un paese.

Questo è tanto più vero da quando, con buona pace dei c.d. ordo liberisti, hanno sostenuto i governi comprando quote significative di debito pubblico.  Grafico 4

Grafico 4: Debito acquistato dalla Banche Centrali. Fonte a cura dell’autore.

N.B. sono stati il c.d. ordo liberisti, e non qualche post Keynesiano, che in un momento di enorme crisi finanziaria (la GFC, Great Financial Crisis, del 2008) hanno abiurato al loro dogma e hanno iniziato il c.d. Quantitative Easing, cioè l’acquisto di debito pubblico per sostenere la crescita economica.

Purtroppo durante la grande moderazione le banche centrali “stampavano” (QE) e i governi facevano “austerity” con un effetto scarso sull’economia mentre invece la grande liquidità ha creato invece la c.d. “asset inflation” facendo salire gli attivi finanziari esacerbando così le ineguaglianze. Grafico 5

Grafico 5: “I ricchi sempre più ricchi i poveri sempre più poveri”. Fonte a cura dell’autore

Infine, una nota, la grande ineguaglianza sociale, come abbiamo accennato prima, si può mantenere tale abolendo o riducendo la democrazia (suffragio universale), ma altrimenti gli effetti sono due: 1) grandi pressioni sociali e politiche e 2) una crescita economica molto inferiore dovuta alla mancanza di consumo di massa. Grafico 6

Grafico 6: Maggiore inuguaglianza = minor PIL per capitale. Fonte a cura dell’autore.

Dunque, l’azione combinata banche centrali + intervento pubblico sono la nuova normale, la necessità di riequilibrare la società e l’economia sono ormai pressanti, ponendo fine al paradigma economico dominante dal 1980 al 2020.

In questo contesto i mercati saranno più volatili, l’inflazione certamente più tollerata (con buona pace dei mercati obbligazionari) e i margini dei profitti aziendali saranno messi alla prova con tassi di finanziamento più “normali” di quelli eccezionalmente bassi degli ultimi decenni.

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