Le sfide dell’INPS: il nuovo servizio Pensione a Misura di Filippo Donati

Vi siete mai collegati al sito dell’INPS? Signori, c’è tutto! O meglio c’è tutto quella che riguarda la vostra vita lavorativa. Non scappa niente. La ricchezza d’informazioni, notizie, calcoli è impressionate. Basta saperlo utilizzare o avere la voglia di imparare.

L’INPS nasce nel 1898 con la fondazione della Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai. A questa categoria professionale, gli operai, dobbiamo quindi la nascita dell’istituto che oggi si occupa della gestione e della erogazione delle pensioni per la stragrande maggioranza degli italiani.

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Forse non tutti sanno che dal 1° luglio 2022, l’INPGI, l’istituto previdenziale dei giornalisti, con quasi 100 anni di storia, confluirà nell’INPS. Si tratta di salvare dal disastro la cassa giornalisti che, come riportato in un convegno all’uopo dedicato, avrebbe esaurito il patrimonio “entro il 2027” dopo un decennio di perdite.

Veramente, come ci informa il sito La voce tutta l’INPGI confluirà nell’INPS, ma solo INPGI 1, il fondo dei giornalisti subordinati, gravata di un numero crescente di pensionati o prepensionati nonché di prestazioni oltremodo generose. INPGI 2, la parte sana che rimane, quella dei giornalisti liberi professionisti, continuerà la sua vita perché non caricata da gravosi pesi del passato.

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La vicenda dell’INPGI ci deve solo aiutare a riflettere sul tema generale del costo delle pensioni e specialmente del suo finanziamento, ma anche della centralità che sta assumendo sempre più l’INPS nel nostro paese.

Come si vede dal grafico tratto dal DEF del 2021, la spesa delle pensioni è destinata ad aumentare nei prossimi anni, con una conformazione a “gobba” spostata verso il 2045. Se le cose non dovessero cambiare la % di PIL spesa per le pensioni si dovrebbe stabilizzare verso il 2070. Non si può considerare l’INPS come una di grotta di Ali babà, piena di monete d’oro e di ricchezza dalla quale attingere continuamente pensioni su pensioni. Anche perché la fiaba ci dice che oltre ad Alì c’erano anche i 40 ladroni!

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L’analisi più esaustiva e con commenti pertinenti sul sistema delle pensioni in Italia, la troviamo nel “Rapporto di Itinerari previdenziali”. È stato pubblicato a febbraio 2022, l’ultimo rapporto in cui si sottolinea il peso significativo della spesa per l’assistenza di circa 476mila pensioni in vigore da altre 40 anni tra settore pubblico e privato, di cui la metà sono d’invalidità o inabilità previdenziale, ben 183mila quelle ai superstiti, e 75mila pensioni di vecchiaia liquidate più o meno quando lo scrivente è nato! E vi assicuro che non sono giovane.

Il Rapporto, pur argomentando che il sistema attualmente è sostenibile e lo sarà anche tra 15 anni quando le ultime frange dei baby boomers si saranno pensionate, sottolinea che vi sono alcuni punti chiave da considerare per mantenere la sostenibilità pensionistica:

1) lavorare sull’età di pensionamento, tra le più basse d’Europa (62 anni l’età effettiva in Italia contro i 65 della media europea), nonostante un’aspettativa di vita tra le più elevate a livello mondiale;

2) l’invecchiamento attivo dei lavoratori, attraverso misure volte a favorire un’adeguata permanenza sul lavoro delle fasce più senior della popolazione;

3) aumentare la prevenzione, intesa come capacità di progettare una vecchiaia in buona salute;

4) mettere in pratica politiche attive del lavoro, da realizzare di pari passo con un’intensificazione della formazione professionale

 Sull’assistenza il Rapporto sottolinea che in Italia il costo delle attività assistenziali a carico della fiscalità generale (trasferimenti dello Stato alla Gias, gestione interventi assistenziali) ha raggiunto nel 2020 anche a causa della pandemia i 144,748 miliardi con un aumento di circa 30miliardi sul 2019 (+26,68%). Nel 2020 la spesa per le prestazioni previdenziali (Invalidità, vecchiaia e superstiti) del sistema obbligatorio è stata di 234,7 miliardi di euro, in aumento di 4,5 miliardi (+1,95%) rispetto all’anno precedente. Nel complesso, nel 2020 l’Italia ha destinato alle prestazioni sociali (pensioni, sanità e assistenza) 510,258 miliardi, quasi 22 in più del 2019 (+4,5%).

La prima slide che segue, agli atti del Convegno di presentazione del Rapporto, riassume in cifre, lo spaccato delle pensioni in Italia, sia per gli anni passati che per gli anni 2022-2024.

La seconda riprende l’evoluzione storica e prospettica delle spese per pensioni in percentuale del PIL

 

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La spesa europea per le pensioni.

Anche i dati europei sono impietosi. L’OECD monitora costantemente quanto sia il peso delle pensioni come percentuale del PIL nei vari paesi, e il grafico sotto riportato è significativo. L’Italia stanzia un valore molto maggiore del PIL per le pensioni anche in relazioni a paesi con uno stato sociale simile (la Svezia), o rispetto a paesi con un’anzianità della popolazione simile alla nostra (il Giappone).

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Una delle cause della gobba previdenziale nonché del peso sulle finanze pubbliche del costo delle pensioni, è colpa dei “boomers”, cioè di quella generazione di persone nate tra il 1956 e il 1965, anni del boom demografico.

Ma quanti sono i baby boomers con una posizione contributiva INPS attiva nel 2019? Si tratta di una massa di 16 milioni di persone, su un totale di quasi 25,5 milioni di occupati.

Se consideriamo il compimento del 66° anno di età come passaggio tra il lavoro attivo e la pensione e incrociamo questi dati con le Tavola Istat della mortalità 2019, i risultati sono impressionanti: tra il 2020 e il 2049 il numero di neo pensionati supera i 14,3 milioni. Anche dopo il 2049, si stima che 11 milioni sarebbero ancora in vita, percependo pagamenti regolari.

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Il futuro del sistema pensionistico italiano.

La conclusione è molto semplice, quota 100/quota 102 o altre proposte del genere non fanno altro che ampliare il gap tra incassi e pagamenti nel bilancio dell’INPS. La situazione è già molto compromessa, e le riforme degli ultimi 30 anni sono state mirate proprio per far ritornare in equilibrio il sistema. Peccato distruggere tutto per mere ragioni politiche.

Una curiosità, oggi quando guardiamo all’INPS ragioniamo solo del sistema contributivo (riceverò in pensione, solo quanto ho effettivamente versato), ma vi ricordate in che anni è stato introdotto in Italia il tanto vituperato sistema retributivo?

Il sistema retributivo di calcolo delle prestazioni è stato introdotto in Italia con la Legge 30 aprile 1969, n. 153. Nel modello retributivo la pensione è commisurata alle retribuzioni percepite negli ultimi anni di attività.

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Il sistema a ripartizione

Ma torniamo al sito dell’INPS e al suo utilizzo.

La prima parola chiave che dobbiamo imparare è ripartizione. Nel nostro Paese, il sistema pensionistico pubblico è strutturato secondo il criterio della ripartizione, questo significa che i contributi che i lavoratori e le aziende versano agli enti di previdenza vengono utilizzati per pagare le pensioni di coloro che hanno lasciato l’attività lavorativa; per far fronte al pagamento delle pensioni future, dunque, non è previsto alcun accumulo di riserve finanziarie.

Non c’è un conto corrente con le nostre pensioni presso l’INPS! Si tratta di un conto virtuale con l’indicazione, da quando abbiamo iniziato la nostra vita lavorativa, dei contributi da noi versati o versati a nostro nome dal datore di lavoro.

La seconda parola magica è montante contributivo.

Il montante contributivo è la sommatoria rivalutata dei contributi versati annualmente. È un numero fondamentale che dobbiamo avere ben in mente perché costituirà la base da cui andremo a calcolare quanto incasseremo di pensione, una volta raggiunta l’agognata età pensionistica.

Nel passato, Tito Boeri, ex presidente INPS ha cercato di rendere tutte queste informazioni pubbliche, e facilmente consultabili tramite la famosa busta arancione. Questa conteneva le informazioni più complete e aggiornate che potevano esserci sulla propria posizione contributiva e al contempo l’istituto cercava anche di fare formazione finanziaria. Quest’ultimo punto è centrale nella nostra narrazione. Siamo un paese molto ignorante sotto il punto di vista della formazione finanziaria. Abbiamo conoscenza vaghe e poco approfondite e non abbiamo mai tempo per approfondire. Veramente anche quando ci rechiamo fisicamente all’INPS i funzionari sono sempre molto gentili, ma sbrigativi. Non se ne parla di erogare formazione, ma solo risposte a specifiche domande. Potrebbe essere differente? Non credo, il ruolo dell’INPS non è certo quello di fare formazione, ma magari dedicare più tempo al cittadino, questo sì!

Nello specifico, nella busta arancione con il calcolo della pensione si trovava:

  • Pagina 1: schema del calcolo fatto per determinare la cifra della pensione.
  • Pagina 2: resoconto dei versamenti fatti all’INPS fino al momento dell’invio della busta. Era un vero e proprio estratto conto in cui è indicato il nome del datore di lavoro, le ore lavorate e i rispettivi contributi.
  • Pagina 3: valutazione dei futuri contributi che verranno versati fino al raggiungimento dei parametri per andare in pensione.
  • Pagina 4: indicazioni per ottenere il codice SPID o il PIN INPS necessari per utilizzare i servizi sul web.

La nuova sfida dell’INPS: il servizio “pensione a misura

Questo servizio vuole essere un’evoluzione della busta arancione, con accesso ad un simulatore per accedere ai possibili scenari pensionistici.

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Come si accede a tale servizio? Naturalmente dal portale INPS con cui è possibile dialogare solo una volta in possesso dello SPID.

Ragazzi, se non avete lo SPID, oggi siete persi! Non avete l’opportunità di dialogare con la pubblica amministrazione. Per non fare pubblicità ad alcun provider, inserisco di seguito il link ufficiale del governo in cui è spiegato con parole semplici come ottenere lo SPID

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Per attivare correttamente Il servizio “pensami” il cittadino deve avere sotto mano la propria situazione contributiva, che si può trovare nella pagina MYINPS è FASCICOLO PREVIDENZIALE è Consultazione Estratto Conto Unificato.

Quindi attraverso passaggi guidati il servizio “pensami” ci restituisce alcune informazioni importanti per una visione più chiara sulla nostra pensione.

È un servizio utile che può e deve essere migliorato, ma è un ulteriore passaggio che l’Istituto sta compiendo verso una trasparenza e un dialogo con il cittadino su un aspetto così fondamentale della nostra vita lavorativa e non: la consapevolezza finanziaria.

Considero la pensione solo un tassello di un concetto molto più ampio che coinvolge le attività economiche di una famiglia.

 

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