Le vie della seta di Gabriele Turissini

Fu allora che vidi il pendolo.

La sfera, mobile all’estremità di un lungo filo fissato alla volta del coro,

descriveva le sue ampie oscillazioni con isocrona maestà.

(Umberto Eco Il Pendolo di Foucault)

Se c’è una immagine che mi ha colpito tra le centinaia che ci sono state proposte in questo inizio del 2022, è quella che JPM nel suo mensile ‘Market Outlook’ ha proposto sul tema ‘The emergence of the EM middle class” (derivata dallo studio “L’espansione senza precedenti della classe media nei Mercati Emergenti”), che partendo dalla situazione socio-economica attuale cerca di prevedere lo scenario in cui dovremmo trovarci alla fine di questo decennio, attorno al 2030.

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I dati sono impietosi e drammatici per l’Europa; gli stessi dati sono clamorosi e inequivocabili per un’area in particolare, quella asiatica: a fronte di una perdita di 3 milioni di persone che oggi hanno (ma non avranno nel 2030) una ‘vita dignitosa’ in Europa, ci troveremo di fronte a 1,450 miliardi di persone che invece in Asia abbandoneranno la povertà e inizieranno a pensare che la vita non è solo ‘mera sopravvivenza’. Unmiliardoquattrocentociquantamilioni di persone che potranno finalmente andare al mercato, in un mega store o su Alibaba potendo avere in tasca (o in un wallet chissà) degli Yuan, delle Rupie, dei dollari da poter utilizzare per migliorare il proprio standard di vita.

È una rivoluzione.

A questa immagine va ad accompagnarsi una riflessione che spesso mi aiuta a guardare ‘oltre’ il momento contingente, mai così nebuloso, incerto e difficile come questo, in cui la partita a Risiko che accompagna le nostre serate con gli amici, è diventata un pericoloso gioco reale, in cui si riscrivono le regole del convivere civile, con il più forte che cerca di spostare i propri carri armati rossi sul terreno di un altro popolo che -seppur tra mille incertezze ed errori- stava cercando un proprio ruolo nell’Europa moderna.

La riflessione è che la Storia, seppur orfana di certezze per il futuro, può aiutarci a interpretare i segni, a individuare tendenze, a chiarirci i dubbi invitandoci a iniziare un cammino, come quello degli investimenti, ben sapendo che dovremmo essere in grado di accettare le difficoltà, sfruttarne le pause, ritornare talvolta qualche passo indietro, coscienti che ogni scelta deve comunque aiutarci a raggiungere l’obiettivo.

L a riflessione sulla storia e sulla ‘rivoluzione della classe media’ che voglio proporvi, si allaccia a una straordinaria carta geografica, disegnata nel 1154 da Al Idrisi, un geografo arabo, ospitato alla corte di Ruggero II di Sicilia. Per questo si chiama ‘Tabula Rogeriana’, tabula e non ‘carta’ perché in realtà -nella sua versione originale- era incisa su una lastra d’argento, per renderla eterna, indistruttibile ma soprattutto ‘aggiornabile’.

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A prima vista assurda, poi forse eccentrica, poi ancora enigmatica, ma alla fine vedrete meno ‘improbabile’ di quanto la prima occhiata (come al solito il cervello 1 di Kahneman tende a fregarci) ci poteva suggerire.

La domanda che vorrei fare a ciascuno di voi adesso è chiedervi ‘dov’è l’Italia e la Sicilia soprattutto (la terra dove questa mappa del mondo allora conosciuto è stata creata)?

Ma per aiutarvi nella risposta analizzate il fatto che, rispetto a una carta moderna, l’Europa NON È al centro della ‘mappa’. È relegata al suo lato destro, lasciando il palcoscenico principale, dove l’occhio cade di primo acchito, all’Asia Centro-orientale, la terra delle meraviglie, delle ricchezze smisurate, dell’Impero Celeste, della Seta e delle Spezie. (Vi do una chiave di lettura: ribaltatela di 180°, apparirà tutto più chiaro…).

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Lo stesso Al Idrisi, rappresentando le conoscenze di questo primo scorcio del secondo millennio, rappresenta ai confini del Mondo una Europa appena uscita dal ‘Mille e non più mille’, che si dibatteva tra le oscurità del Medioevo, le nostalgie dell’immensità dell’Impero Romano, la ricerca di una identità, di una cultura e soprattutto di una religione che era diventata sempre meno ‘positiva’ e salvifica e sempre più legata alle colpe, al buio e alle fiamme dell’inferno, all’ignoranza e alla necessità di  guardare alla sola sopravvivenza un giorno dopo l’altro.

Al buio del Medioevo europeo si contrapponeva però la luce altrove.

Era la luce del sapere, della ricchezza, delle pietre preziose e degli ori delle Corti Cinesi che agirono su Marco Polo due secoli più tardi come una sirena irresistibile, portandolo a scegliere per un milione di motivi la via del ‘rischio’, dell‘incertezza’, della voglia di conoscere.

Il veneziano poteva contare (proprio come noi oggi) su alcuni elementi utili che gli arrivavano certo anche da quella ‘Tabula Rogeriana’, ma anche dalle notizie che gli portavano i mercanti, i missionari le spedizioni militari che iniziavano ad ‘andare verso oriente’. Pensiamo allora ancora una volta a quella prima slide sulla evoluzione della classe media. Assonanze e suggerimenti paiono meritevoli di attenzione.

Marco Polo era cosciente che l’ORIENTE ERA LO SCRIGNO DELLE RICCHEZZE DEL MONDO.

L’Asia, secondo gli studi più recenti, poteva contare su una ricchezza smisurata a confronto di noi europei, dispersi come abbiamo detto nelle pesanti coltri nebbiose della povertà e dell’ignoranza del Medioevo in cui la ricchezza di pochi oligarchi -principi, vassalli e valvassori- si contrapponeva alla miseria più nera, alla vita più disperata, al futuro più oscuro della plebe, del popolo che ‘doveva’ letteralmente mantenere i signori mirando alla mera sopravvivenza e nulla più.

La Tabula Rogeriana testimonia -anche e soprattutto con il numero di caravanserragli segnati in modo quasi maniacale perché oggettivamente indispensabili ‘pit-stop’ sulle grandi direttrici dei traffici commerciali- che più si arrivava verso la Persia e poi India e Cina, più si aveva la certezza di avvicinarsi al Mondo più evoluto di allora, al Mondo in cui prosperità culturale, economica, politica erano state declinate in un modo straordinario.

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Il pendolo della ricchezza era fermo là: in Asia. La ‘Via della Seta’ -termine coniato nell’800 da un geografo tedesco Ferdinand von Richthofen- è lì a testimoniare che su quella via si sono incamminati tutti gli eredi di Marco Polo alla ricerca di un ‘Paradiso Terrestre’ fatto di ricchezze sì ma anche di scoperte scientifiche e tecnologiche che affascinavano l’uomo occidentale.

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Perché allora nelle ‘nostre’ carte geografiche alla visione di Al Idrisi se ne contrappone una sempre ‘Europa-centrica’, con il nostro continente ad ancorare gli sguardi e il baricentro dei geografi moderni?

La risposta va cercata in un evento che -a partire dall’800- ha trascinato quel pendolo che “subisce” una irrefrenabile attrazione verso occidente, spostato dal ‘peso della ricchezza’, mese per mese, anno per anno, attratto da una delle scoperte più rivoluzionarie dell’età moderna: la macchina a vapore.

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La Rivoluzione Industriale infatti diventa un processo che dall’Inghilterra dilaga in tutta Europa, crea ricchezza, guida un processo in cui capitale, lavoro, intraprendenza e coraggio si fondono fino a innescare la più straordinaria delle crescite economiche. E così il pendolo è adesso qui, in Occidente, spostato ancor più verso Ovest dalla esponenziale crescita degli Stati Uniti. E qui pare rimanga. Per ora.

Ma quella immagine sulla ‘crescita delle classi Medie’, al di là e assieme al processo di sviluppo irrefrenabile della Cina negli ultimi decenni, ci annuncia che il tempo nuovo sta arrivando. Quel pendolo che per sua natura non può rimanere fermo, è pronto di nuovo a spostarsi, di nuovo verso oriente.

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1 miliardo 450 milioni di persone che potranno attendere l’alba di ogni giorno con meno incertezze e più fiducia per sé e per i propri figli ci impongono una analisi, una riflessione, una necessaria revisione delle nostre aspettative. In principio potevano essere solo i “numeri” di una questione demografica, da ora dobbiamo fare i conti anche con i numeri di questa dirompente crescita della ‘classe media’ in Asia.

Da investitori attenti NON abbiamo molte alternative. Lo dice il pendolo nel suo. Ma ce lo suggerisce anche la Tabula Rogeriana di Al Idrisi: i cinesi l’hanno reinterpretata per primi creando il progetto ‘One belt, one road’, le ‘Nuove vie della Seta’ con i loro caravanserragli che sono oggi ‘semplicemente’ diventati scali ferroviari, aeroporti, approdi navali disseminati lungo tutta la direttrice, marittima e terrestre, che vuole unire l’Asia all’Occidente.

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