Wikipedia commenta così la costruzione dell’indicatore:
Buffett ha riconosciuto che la sua metrica era semplice e quindi aveva alcuni limiti, tuttavia la base teorica sottostante per l’indicatore, in particolare negli Stati Uniti, è considerata ragionevole.
Ad esempio, gli studi hanno mostrato una correlazione annuale decisamente forte e coerente tra la crescita del PIL degli Stati Uniti e la crescita degli utili aziendali degli Stati Uniti, e che è aumentata dopo la Grande Recessione del 2007-2009. Il PIL cattura gli effetti in cui i margini di un dato settore aumentano materialmente per un periodo, ma anche l’effetto della riduzione dei salari e dei costi, smorzando i margini in altri settori.
Gli stessi studi mostrano una scarsa correlazione annuale tra la crescita del PIL statunitense e i rendimenti azionari statunitensi, sottolineando la convinzione di Buffett che quando i prezzi delle azioni supereranno i profitti aziendali (tramite il proxy PNL/PIL), seguiranno scarsi rendimenti. L’indicatore è stato anche sostenuto per la sua capacità di ridurre gli effetti della “contabilità aggressiva” o degli “utili rettificati”, che distorcono il valore degli utili aziendali nelle metriche del rapporto prezzo/utili o del rapporto EV/EBITDA ; e che non è influenzato dai riacquisti di azioni, che non influiscono sui profitti aziendali aggregati.
L’indicatore Buffett è stato calcolato per la maggior parte dei mercati azionari internazionali con alcune cautele poiché altri mercati possono avere composizioni meno stabili delle società quotate (ad esempio la metrica dell’Arabia Saudita è stata materialmente influenzata dalla quotazione 2018 di Aramco ) o un maggiore/minore peso tra imprese private rispetto a quelle pubbliche (ad esempio tra Germania vs Svizzera). Quindi i confronti tra i mercati internazionali che utilizzano l’indicatore come misura comparativa della valutazione non sono sempre del tutto appropriati.
L’indicatore Buffett è stato calcolato inoltre anche per i singoli settori anche se non risulta rilevante per fare confronti intersettoriali.