La Germania, come prima economia europea, è sotto la lente d’ingrandimento quotidianamente. Nel mondo e in Europa. Una prova: la Polonia continua a sottolineare le lentezze o quantomeno le indecisioni. Internamente la situazione è ugualmente complessa. Perché? Siamo nel primo anno dopo l’era Merkel. Abbiamo una coalizione al Governo in cui due partiti – i Liberali e i Verdi – hanno delle divergenze significative, dall’uso del nucleare alla definizione delle misure in supporto alla popolazione. Le sicurezze, quelle legate alla crescita continua da una parte e quelle legate alla figura di Angela Merkel, sono evaporate. E a livello politico la priorità è evitare ulteriori stravolgimenti interni. La tensione però è in aumento.
Christian Lindner, Olaf Scholz e Robert Habeck: clicca l’immagine per accedere alla fonte
Mesi fa ero a un convegno sull’energia dove il relatore ha presentato delle pressioni per altro piuttosto ottimistiche. Alla fine della discussione, a margine, ho chiesto al suo assistente se non stessero sottovalutando i rischi di deindustrializzazione. Ha abbassato gli occhi e ha concesso che sì, i rischi c’erano. La preoccupazione è ora evidente. E lo è diventata ancora di più dopo le elezioni in Italia. C’è paura che i partiti non centristi traggano vantaggio dall’inflazione, si tenga a mente l’iperinflazione del 1923 durante la repubblica di Weimar, come anche dalle difficoltà economiche e dall’erosione del ceto medio. Mercoledì per esempio il governo ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita. Si parla ora di recessione alle porte e di contrazione dell’economia nel 2023.
La posizione tedesca sul price-cap del gas è da inquadrare in questo contesto. La priorità è di evitare di perdere competitività, specialmente in Europa, anche perché i prezzi dell’energia in Cina e Stati Uniti sono e rimarranno più bassi. La competizione è ora una questione europea, ma soprattutto tedesca, la prima economia del continente.
Questa semplificazione vuole spiegare che la paura nei confronti di partiti considerati estremisti è tanta. La paura delle manifestazioni, delle esternazioni violente del disagio, è un’altra possibilità che il governo tedesco vuole evitare. Il discontento deve essere evitato il più possibile. E arriviamo quindi al pacchetto da 200 miliardi. E arriviamo alle misure e agli interventi per ridare sicurezze alla popolazione e alle imprese.
Chiaro però che questo pacchetto, che secondo molti esperti potrebbe distorcere la competizione tra Paesi europei e quindi il mercato interno, arriva in un momento in cui la Germania mostra la propria frustrazione nei confronti di Paesi terzi, come la Norvegia e gli Stati Uniti, che stanno facendo grandi profitti dai prezzi elevati del gas in Europa. La Germania chiede solidarietà esternamente e, al contempo però, non offre quella solidarietà europea a cui ci siamo abituati.
Zoom in. I tedeschi in generale sanno che il price-cap creerebbe un vantaggio per i Paesi che hanno le infrastrutture per rigassificare il gas per, in generale, importare energia da Paesi che non siano la Russia. Questo il caso della Spagna, ma anche in certa misura dall’Italia. Ricordiamoci che la Germania aprirà i suoi primi rigassificatori tra alcuni mesi mentre la Spagna ne ha 6, la Francia 4, la Turchia 4 e l’Italia 3. Per questo un price-cap porterebbe il gas dove ci sono le infrastrutture. Un price cap non emetterebbe alla Germania di avere la sicurezza di offrire di più ed assicurarsi che il gas arrivi davvero.
Per quanto riguarda il pacchetto da 200 miliardi bisogna ricordare tre aspetti: è un pacchetto di pacchetti, copre imprese e popolazione, è una misura che si aggiunge ad altre già presentate e probabilmente altre in fase di elaborazione. Questo per dire che la realtà politica tedesca è complessa.
Guardando le sedute del Parlamento tedesco in questi giorni è chiaro che i discorsi si fanno concitati, che temi come la disoccupazione, stanno entrando nell’arena politica con veemenza.
La Germania si considera un modello, sia per tutto il lavoro che ha fatto per pagare gli errori del passato, che per il sistema sociale ed economico. Solo l’AFD, partito vicino a Fratelli d’Italia, fa riferimento ad altri paesi, ad altri modelli. Quindi si capisce la forza politica che potrebbe trarre vantaggio da un peggioramento della situazione. E si capisce, proprio in funzione dei rapporti tra Fratelli d’Italia, e AFD perché il risultato delle elezioni italiane facciano così paura.
In generale possiamo inquadrare il ritorno mediatico di Angela Merkel in questo contesto. Ha sottolineato ulteriormente come sia necessario non sottovalutare il rischio rappresentato dalla Russia. In Italia è stato letto spesso come pacifismo, io lo vedo come un monito, un tentativo di realismo che aiuta anche la popolazione a capire la gravità della situazione, a evitare ripercussioni politiche. Penso che Mutti, la mamma Merkel, tornerà sugli schermi dei televisori e dei cellulari della popolazione tedesca per calmare gli animi quando più sarà necessario. E in un certo senso è logico: i rapporti energetici tra Germania e Russia sono anche frutto del suo lavoro. Quindi, se da una parte vuole aiutare ad evitare ripercussioni politiche, vuole probabilmente anche salvare la propria eredità politica. La vedo così.
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