Millennial, la silenziosa rivoluzione dei giovani cinesi – di Pinuccia Parini

Più di cinquant’anni fa, in Cina, l’allora presidente del Partito comunista cinese, Mao Zedong, lanciò un’importante campagna politica che durò 10 anni: la grande rivoluzione culturale proletaria. La decisione fu presa durante l’11° plenum dell’VIII comitato centrale; la finalità era svecchiare il partito, promuovere un rinnovamento generale, rivedere criticamente tutto ciò che era stato ereditato dal passato. Il vero obiettivo, però, era fare riguadagnare peso politico al “Grande timoniere”, sempre più schiacciato da correnti del partito a lui antagoniste. Lo strumento di questa rivoluzione furono i giovani che, all’inizio, si fecero promotori di manifestazioni in piazza, ma, col passare del tempo, assunsero sempre più atteggiamenti violenti e distruttivi contro tutto ciò che arbitrariamente ritenevano andasse a minare lo spirito della rivoluzione. Fu un periodo di enormi ingiustizie che andarono a lacerare profondamente la società cinese.

Nel 1989 i giovani cinesi, ancora una volta, decisero di manifestare, ma, a differenza di quanto era successo 23 anni prima, non ci fu alcuna sottesa manipolazione da parte di un leader politico in difficoltà. I giovani che la notte tra il 3 e il 4 giugno scesero in piazza Tienanmen e furono vittime di una violenta repressione, chiedevano riforme, maggiore equità sociale e più libertà. Le loro voci non solo furono inascoltate, ma represse: dai carri armati da un lato e dalla censura dall’altro.

In Cina, episodi di protesta e malcontento e creazioni di Ong che si sono prese carico di problemi a livello locale sono cresciute negli anni, ma solo poche di queste voci hanno avuto la possibilità di essere ascoltate e conosciute. Negli ultimi 20 anni, si è sempre più parlato del paese per la forte crescita economica, per la maggiore influenza nella regione, per l’espansione all’estero e per le minacce che tutto ciò comporta per il resto del mondo. La Cina è diventata la seconda potenza economica mondiale e, come molti auspicavano, è il più importante mercato per i consumi al mondo. In particolare, la crescita della classe media, e soprattutto dei millennial, sta portando a grandi cambiamenti che non si fermano solo al mondo dei consumi, ma hanno implicazioni comportamentali e sociali significative. 

I PIÙ GRANDI CONSUMATORI

Ma come si definiscono i millennial? Secondo la definizione usata dal Pew Research Center, i millennial (o generazione Y) sono coloro nati tra il 1981 e il 1996 e costituiscono la più grande generazione di consumatori da quella del baby boom. I millennial in termini numerici hanno superato i baby boomer (nati all’indomani della seconda guerra mondiale sino al 1964): i primi hanno raggiunto il numero di 1,8 miliardi di persone contro 1,1 miliardi dei secondi, costituendo una comunità che, rispetto alla precedente, come di solito avviene, ha cambiato il modo di vita, il senso di appartenenza alla società, il senso civico e l’essere soggetto politico. I millennial hanno modificato il proprio approccio nei confronti del mondo del lavoro, dei consumi e della tecnologia. Appartengono a quella generazione che ha colto i benefici del boom dell’industria, della crescita economica degli anni ’80, delle lotte per i diritti portati avanti dalle generazioni precedenti, cui però è stato lasciato il pesante fardello di gestire un futuro sempre più incerto, soprattutto nelle modalità e nei meccanismi che lo determinano.

In termini di distribuzione geografica, il numero maggiore di millennial proviene dalle economie emergenti, come Cina e India, in cui, a differenza dei paesi avanzati, costituiscono, per la prima volta, il primo grande gruppo di consumatori. I millennial cinesi, nello specifico, hanno un peso numericamente considerevole.

POCHI SACRIFICI

Secondo uno studio fatto da Bcg, i cinesi sotto i 35 anni di età pesano per il 65% della crescita dei consumi, con un aumento previsto, per anno, dell’11% per il periodo 2016-2021. Sono circa 400 milioni e si stima che, nel 2021, conteranno per il 69% sui consumi rispetto al 31% delle generazioni in età più avanzata. A differenza dei loro predecessori, non hanno dovuto fare particolari sacrifici: spendono di più e mostrano di avere le proprie preferenze. Sono più individualisti e sono stati al centro delle attenzioni dei genitori, che concedono tutto ciò che per loro non era possibile avere. Hanno ricevuto una migliore educazione: circa il 25% di loro ha ottenuto almeno una laurea rispetto al 3% dei loro padri e delle loro madri. Studiano e viaggiano all’estero, due fattori che li rendono più vicini non solo alla cultura occidentale, ma a quella internazionale. Non sono completamente dissimili dai loro coetanei in altre parti del mondo, anche se esistono differenze comportamentali tra i millennial delle economie avanzate e di quelle emergenti. Ciononostante, li accomuna il nuovo modo di interagire con la società, fatta di soggetti e istituzioni.

Da un punto di vista generale, la maggior parte dei millennial era in età da lavoro allo scoppio della grande crisi finanziaria del 2008 e questo è un fattore che ha avuto un’incidenza importante sul loro comportamento e sull’approccio nel guardare al futuro. In alcuni casi, la crescente disoccupazione ha creato disaffezione e sfiducia nei confronti delle istituzioni, accettando la precarietà come un dato acquisito e, in altri, ha enfatizzato ulteriormente la loro volontà di mettersi in gioco e di emergere alla ricerca di un nuovo status sociale. I cambiamenti tecnologici sono stati molto importanti per questa generazione, perché hanno modificato le modalità di relazionarsi con il mondo e con le persone. Dalla società dei mass media dei baby boomer e della generazione X, si è passati a quella dei social media. Dalla televisione, attraverso i Pc, si è arrivati a internet, un passaggio quest’ultimo che ha iniziato a caratterizzare i modi e i tempi della vita dei millennial.

Anni fa Marcuse affermava che «nella realtà sociale, nonostante tutti i cambiamenti, il dominio dell’uomo sull’uomo è rimasto il continuum storico che collega la Ragione pre-tecnologica a quella tecnologica». La generazione Y è sempre caratterizzata dal dominio dell’uomo sull’uomo, ma si sta differenziando dalle generazioni precedenti, con impatti economici, sociali e politici. 

Tutto ciò sta avvenendo anche in Cina, dove i millennial sono soggetti artefici di importanti cambiamenti che rivelano una nazione sempre più lontana dai vecchi stereotipi con cui il resto del mondo era solito guardarla. Il Partito comunista continua a guidare il paese, il leader massimo, Xi Jinping, ha modificato la costituzione in modo da avere, teoricamente, un mandato sine die. È un ritorno al passato, una riproposizione in chiave moderna della figura politica di Mao Zedong? Paventa la nascita di un nuovo regime? Probabilmente no, perché tutto ciò si inserisce in un tessuto economico sociale ben diverso da quello degli anni ’60. 

QUATTRO CARATTERISTICHE

In una serie di interviste legate al lancio del suo libro, Young China: How the Restless Generation Will Change Their Country and the World (St. Martin’s Press), Zak Dycthwald offre la sua lettura, con gli occhi di un millennial, della giovane generazione cinese. Zak identifica quattro caratteristiche che la identificano.

  • Innanzitutto i millennial cinesi hanno la mente molto più aperta dei loro genitori, che sono nati e hanno vissuto in un contesto isolato da tutto ciò che li circondava; appartengono all’era digitale e il 90% di loro possiede uno smartphone.
  • Il più grande paese comunista al mondo è diventato l’emblema del più importante successo del capitalismo. I giovani cinesi sembrano aspirare a elevati standard di vita, amano i prodotti di lusso e tutto ciò che può migliorare il loro benessere, sia che si tratti di cibo, sia di divertimento. Sono molto attenti alla salute e alle condizioni di vita e ambientali e hanno soprattutto desiderio di conoscere ciò che è al di fuori della loro nazione.
  • Essi sono il frutto della politica del figlio unico che, insieme al cambiamento del livello di vita, ha avuto un impatto sulla demografia del paese. I giovani cinesi, che hanno ricevuto un’educazione superiore a quella dei loro predecessori, sono stati oggetto di maggiore attenzione da parte delle loro famiglie, sono consapevoli di vivere in un contesto sempre più competitivo, che richiede un maggiore spirito imprenditoriale e di continua innovazione. Quest’ultimo aspetto è nodale per una società in cui l’età media della popolazione è in aumento, dove il sistema di previdenza sociale e welfare è estremamente carente e dove le fasce più giovani della popolazione dovranno farsi carico di quelle più vecchie.
  • Infine, sono una generazione che è orgogliosa di appartenere a una nazione che in 30 anni è diventata la seconda potenza mondiale, sconfiggendo la povertà che la affliggeva.

I millennial cinesi, così come i loro coetanei in altre parti del mondo, vogliono essere partecipi di un cambiamento che coinvolge la società nel suo complesso, modificando modelli di comportamento dei singoli quando ricoprano il ruolo di cittadini, consumatori, lavoratori, imprenditori. Questo è un processo che sembra portare alla disintermediazione, grazie a una tecnologia sempre più sofisticata e rivoluzionaria, là dove questa permetta l’efficientamento di un processo, di un’azione anche con una razionalizzazione dei costi. Avviene attraverso i social media, nell’indicare trend di consumo e di moda, con la possibilità di essere, anche se non protagonisti, soggetti attivi. Tutto ciò non può non avere conseguenze

Una generazione alla ricerca di una nuova identità? Probabilmente sì, con un maggiore senso di insicurezza, con cui si è abituata a convivere sino a trovare il proprio “ubi consistat” e che, in prospettiva, avrà bisogno di vedere il cambiamento riflettersi in tutte le strutture e organismi che governano il paese. E tutto ciò, forse, potrebbe essere il risultato finale della silenziosa rivoluzione dei giovani cinesi.

 

 

a cura di Pinuccia Parini

 

tratto da:  https://www.fondiesicav.it/millennial-la-silenziosa-rivoluzione-dei-giovani-cinesi/

 

 

Immagina tratta da www.skyscanner.it alla pagina https://www.skyscanner.it/notizie/citta-cinesi-piu-belle