“Nokia vende milioni e milioni e milioni di telefoni, Apple ne vende zero! Nessuno comprerà mai un telefono spendendo 500 dollari: non ha nemmeno la tastiera, come si possono spedire le email?”
Questo aneddoto ci deve insegnare che sono proprio gli “esperti”, ossia le persone ben radicate nel presente, che vivono il loro successo nel presente, quelle che hanno più difficoltà ad immaginare il futuro. L’ angolo visuale di chi gestisce un’azienda di successo “oggi”, è naturalmente diffidente verso tutto ciò che può modificare lo status-quo. Il successo di queste persone è che il “domani” sia uguale all’ “oggi”.
Quindi, continueremo a leggere articoli che ci diranno che la transizione elettrica impatterà negativamente sul pianeta a causa dei milioni di tonnellate di ferro e rame necessarie per assecondare la nuova tecnologia, tonnellate di emissioni prodotte per generare tutta l’energia elettrica. Chi scrive questo articolo ha ragionato fino a 3 anni fa, come lo studio di Ifo del 2019, come il CEO di Toyota, come Chris Harvey di Wells Fargo. Sono stato uno di quelli che canzonava Tesla come Steve Ballmer canzonava Apple.
Uno dei miei pensieri ricorrenti era chiedermi come potesse Tesla capitalizzare 50 bilion – ossia quanto General Motors – quando non stava vendendo neanche un centesimo delle auto?
Anche io ero caduto nell’ errore di pensare che l’elettrificazione nascesse da Tesla e non che Tesla fosse una conseguenza. Anche io pensavo, come Akio Toyoda (il CEO di Toyota), che l’elettrico fosse un fenomeno top-down, imposto a forza all’economia reale da esigenze ambientali, ma con nessun tipo di economicità; una moda lanciata da un influencer fantastico come Elon Musk.
Mi sbagliavo, e per capirlo mi è bastato avere l’umiltà di approfondire 2 grafici che vi ho proposti nell’articolo scorso: