In tempi così incerti dovuti al dilagare della pandemia determinata dal Sars-Cov-2 a molti sarà venuto naturale cercare appigli nella storia che potessero regalare una previsione per il futuro. Soprattutto durante i giorni bui della prima ondata, in mancanza di una cura efficace e di speranze concrete di un vaccino, il confronto con le epidemie del passato ha fornito numerosi spunti di riflessione. La peste del XIV secolo, seppur presente nella memoria di molti grazie alla letteratura italiana, si pone troppo lontana e troppo avulsa dalla nostra realtà per offrirci qualche possibilità di confronto. Anche la peste di manzoniana memoria del XVII secolo non ci aiuta a fare un parallelo con i nostri giorni. L’epidemia di SARS del 2002-2004, causata come l’attuale da un coronavirus, sembrerebbe più pertinente eppure anche qui le differenze sono molto evidenti. I casi furono 8100 e riguardarono 32 Paesi ma i casi relativi all’Italia furono pochissimi.
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Fino a poco tempo fa il raffronto con l’epidemia di influenza cosiddetta Spagnola del 1918 sarebbe venuto in mente a pochi. Roberto Bianchi[i], storico fiorentino, analizza come nei testi scolastici ci siano pochi, se non addirittura nessun, riferimenti a quello che egli definisce “l’evento più catastrofico del mondo contemporaneo” avendo ucciso tra i 50 ed i 100 milioni di persone in tutto il mondo.”
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Anche Roberta Villa[i], medico e giornalista, proprio in occasione del centenario della pandemia, aveva già notato che gli accenni a tale catastrofe erano rari e riporta la definizione della giornalista scientifica britannica Laura Spinney[ii] che la definisce “l’elefante nella stanza” per indicare una tragedia di cui nessuno pareva voler parlare .Oggi invece molti ne hanno trattato sui media, alcuni con riferimenti più scientifici, altri con un taglio più prettamente sociologico.
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Le similitudini tra la pandemia del 1918 e quella attuale sono parecchie per non destare una certa curiosità. Innanzitutto, l’origine del virus. Per l’evento dell’inizio del XX secolo alcuni parlano del Kansas come punto di partenza del focolaio, altri gruppi di ricerca hanno identificato la Francia come punto di insorgenza della malattia e altri ancora, come riportato dal National Geographic[i], hanno ipotizzato che il virus abbia avuto origine in Asia orientale. I vari appellativi dati all’epidemia nel secolo scorso ricordano molto il “virus cinese” di Trump; infatti, in Italia, dove i giornali erano soggetti a censura a causa del primo conflitto mondiale, fu denominata “la Spagnola” solo perché in Spagna, che non era in guerra, si cominciò a parlare della malattia che aveva iniziato a dilagare. “A dire il vero questo era poi solo uno dei tanti nomi in circolazione” spiega Francesco Cutolo[ii], “questi nomi spesso avevano un significato politico, perché la colpa dell’epidemia era scaricato sullo straniero, o al gruppo sociale più sgradito”. Si parlò infatti in Italia di “influenza tedesca” mentre in alcune zone dell’Africa era “l’influenza dei bianchi”, ed ancora in Spagna era definita “il soldato napoletano” o “la malattia bolscevica” in Polonia. Entrambi i virus derivano dagli animali e colpiscono l’uomo dopo aver effettuato lo spillover.
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La prima ondata della spagnola colpì nella primavera del 1918 ma la seconda ondata, che si presentò nell’autunno dello stesso anno, fu la più letale. Le misure di prevenzione del contagio messe in atto nel secolo scorso furono essenzialmente le stesse di oggi; come riporta Cristiana Pulcinelli[i] “il ministero dell’interno predispose l’identificazione e la rapida denuncia dei focolai, chiese di evitare gli assembramenti e di vigilare sulla pulizia di strade e edifici”. Ed ancora “Ai primi di ottobre le autorità locali predisposero altre misure: chiusura delle scuole, delle chiese e dei teatri, sospensione delle riunioni pubbliche e proibizione di visita alle persone malate. Venivano poi sconsigliati i viaggi in treno e le cerimonie religiose e i funerali che successivamente vennero del tutto vietati. Sconsigliati anche gli abbracci, i baci e le strette di mano. […]
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Dopo il 15 ottobre si decide la chiusura anticipata delle osterie e i generi alimentari. Si punta molto sulla disinfezione e la sterilizzazione che gli esperti raccomandano caldamente.” […] “Cominciano a scarseggiare medici e infermieri, anche perché molti sono al fronte. Gli studenti dell’ultimo anno di medicina vengono inquadrati negli ospedali dopo un breve corso di formazione […]cominciano le difficoltà a trovare posti per i cadaveri nei cimiteri e anche gli “affossatori” scarseggiano tanto che si ricorre ai militari per trasportare i cadaveri.[…] Cominciano a circolare voci su alcuni farmaci che potrebbero funzionare anche a scopo preventivo, tra questi il chinino […] E non manca neppure l’ipotesi della guerra batteriologica: la malattia viene definita “un regalo della Germania” che ce l’avrebbe mandata per farci perdere la guerra. La gente si lamenta perché gli scienziati non hanno un’opinione unica, ognuno dice la sua…”
Fin qui le molte analogie, ma non dimentichiamo che ci sono anche differenze tra i due eventi. Quello responsabile della Spagnola era un virus influenzale di tipo H1N1, dato scoperto nel 1997 dallo scienziato Johan Hultin che analizzò il corpo congelato di una donna morta durante la pandemia del 1918 e ritrovata nel permafrost dell’Alaska; quello attuale invece appartiene alla famiglia dei coronavirus. Nel secolo scorso il virus colpì in modo letale giovani tra i 20 e i 40 anni, oggi invece riguarda in modo serio soprattutto individui anziani. Le conoscenze mediche erano naturalmente molto scarse ai tempi della Spagnola, ora invece siamo in grado di isolare i virus e studiarne le successive mutazioni per seguire la propagazione della pandemia.
La terza ondata della Spagnola colpì nei primi mesi del 1919 in modo meno grave; successivamente non sparì totalmente ma si affievolì la sua letalità e si trasformò in un’influenza stagionale di tipo endemico. Guardando dunque al passato ci si può forse augurare che il Sars-Cov-2 segua lo stesso andamento? E quando si uscirà da questa fase buia capiterà quello che accadde nel secolo scorso ovvero si affaccerà una nuova stagione in cui prevarrà la gioia di vivere come accadde negli “anni ruggenti”?
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FONTI (accessibili anche tramite le immagini)
La “spagnola”. Appunti sulla pandemia del Novecento – Roberto Bianchi – Amici di Passato e Presente (31 marzo 2020)
1918: la catastrofe dimenticata – Roberta Villa – Il tascabile (15 maggio 2018)
1918: L’influenza spagnola. La pandemia che cambiò il mondo – Laura Spinney – Marsilio (2017)
La Spagnola: la grande pandemia del 1918 – National Geographic (7 aprile 2020)
L’influenza spagnola del 1918-1919. La dimensione globale, il quadro nazionale e un caso locale – Francesco Cutolo – ISRPT Editore (2020).
Spagnola vs Covid: trova le differenze – Cristiana Pulcinelli – Il Bolive Università di Padova (24 aprile 2020)