Talmud Portfolio: una robusta strategia millenaria di Pietro Farese

L’esigenza di proteggere il proprio patrimonio, più che di guadagnare, è un’esigenza di cui si trova traccia concreta in un testo fondamentale per l’ebraismo di oltre 1.000 anni fa.

Si è portati a pensare che l’arte (o la scienza) della costruzione di un buon portafoglio di investimento, lo studio di robuste strategie di investimento, abbia visto la luce in tempi relativamente recenti, al massimo qualche secolo fa.

Questa è una delle tante convinzioni che condizionano la nostra mente in materia di investimenti e, conseguentemente, le decisioni che prendiamo. La prima indicazione, il primo consiglio, su come costruire un portafoglio risale ad oltre 1.000 anni fa e se ne trova traccia nel Talmud che è stato pubblicato tra il 6° ed il 7° secolo D.C..

Il Talmud è una raccolta di testi sapienziali ebraici composta dalla Fonte Originale detta Mishnah e dalla Ghemara. Questa raccolta di precetti ha avuto un impatto in molti campi dell’attività umana; qualcuno osserva che il sistema giuridico inglese e quello americano siano stati fortemente influenzati dal Talmud.

A pagina 7 di questo documento del 1951 dal titolo The Talmud–A Gateway to the Common Law di Charles Auerbach viene citato il passaggio della Ghemara che è la fonte del Talmud Portfolio.

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Esistono molte traduzioni della Ghemara, o Gemara, in particolare al punto 2 (b) della sezione Bava Metzia 42 si riporta come “Rebbi Yitzchak consiglia a una persona di investire i suoi soldi – un terzo in terreni e un terzo negli affari, e il restante terzo dovrebbe detenerlo in contanti”.

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Le interpretazioni di queste parole generalmente concordano sul fatto che il primo terzo dovrebbe essere investito in terra (anche se alcuni suggeriscono che l’inferenza sia seppellire il denaro), il secondo terzo è stato tradotto come merce, e l’ultimo terzo è stato tradotto come mantenere il denaro prontamente disponibile.

La strategia  

La maggior parte degli addetti ai lavori concorda sulla traduzione di questa strategia in strumenti finanziari in questo modo:

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  • 1/3 REIT
  • 1/3 Azionario
  • 1/3 Obbligazionario

La terra è rappresentata dall’immobiliare a cui è accumunata dal concetto di real asset ma più performante in tempi moderni. Il Cash è sostituito dall’obbligazionario per la sua decorrelazione con l’azionario nonché per una certa idea di sicurezza e di maggiore liquidabilità.

Questa strategia è in armonia con il lavoro di Harry Markowitz, il padre della Modern Portfolio Theory. La teoria suggerisce che una combinazione di attività volatili non correlate può essere utilizzata per accedere a rendimenti più elevati riducendo al contempo il rischio di perdite.

Siamo ancora di fronte ad un Lazy Portfolio, cioè un portafoglio che richiede poca manutenzione e che è in grado di navigare adeguatamente con qualsiasi ciclo economico. Essenzialmente, quando un’attività diminuisce di valore altre attività del portafoglio ottengono buoni risultati, compensando essenzialmente gran parte del rischio finanziario. Ecco come funziona ogni asset class nel portafoglio:

Azioni

Le azioni tendono a funzionare bene quando le condizioni economiche sono positive, portando alla crescita dei profitti aziendali. Durante questi periodi il mercato obbligazionario non è sempre positivo, ma la crescita fuori misura delle azioni aiuta a superare i cali riscontrati nelle attività a reddito fisso.

Obbligazioni

Le attività a reddito fisso sono state a lungo utilizzate come investimenti rifugio a cui gli investitori si rivolgono quando le condizioni di mercato ed economiche peggiorano. Tendono a crescere di valore durante le contrazioni economiche e i mercati ribassisti, contribuendo a compensare la volatilità delle partecipazioni.

Immobiliare

Il settore immobiliare tende a riprendersi dai mercati ribassisti prima delle azioni. Dopotutto, quando le condizioni economiche sono negative la Federal Reserve attua una politica monetaria accomodante, portando a tassi più bassi e più denaro disponibile per i prestiti, stimolando la spesa dei consumatori. Mentre di solito c’è un ritardo significativo tra quando questi cambiamenti accadono e quando il mercato azionario si riprende, il mercato immobiliare spesso si riprende più velocemente, portando a guadagni in questo lato del portafoglio e contribuendo a compensare i mercati ribassisti man mano che finiscono.

Come sempre, anche per questo antico portafoglio vediamo il comportamento negli ultimi 51 anni.

Il Talmud alla prova dei numeri

Come si è comportato questo antico e saggio portafoglio negli ultimi 51 anni dal 1970?

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Il portafoglio ha registrato un risultato positivo nel 77% degli anni (39 anni su 51) con un CAGR medio (al netto dell’inflazione) pari al 6,4% ed una volatilità media del 10,5%.

Per farci un’idea della validità di questa strategia possiamo compararla con quelle viste fin qui:

Rispetto all’ All Season Portfolio, presenta la stessa percentuale di successo (37%) ma con un CAGR maggiore di 0,8 punto (6,4% vs 5,6% dell’ All Season) ed una volatilità, una rischiosità, maggiore di 2,4 punti (10,5% vs 8,1% dell’ All Season Portfolio). 

Rispetto al Golden Butterfly Portfolio, presenta una percentuale di successo inferiore di 7 punti (77% vs 84% del Golden Butterfly Portfolio), con un CAGR uguale di 0,3 punti (6,4%) ed una volatilità superiore di ben 2,7 punti (10,5% vs 7,8% del Golden Butterfly Portfolio).

Paragonando la strategia Talmud con il Pinwheel Portfolio riscontriamo che il Talmud è più performante di 2 punti (77% vs 75% del Pinwheel Portfolio) con un CAGR praticamente uguale (6,4% vs 6,6% del Pinwheel Portfolio) ed una volatilità analoga (10,5% vs 10,7% del Pinwheel Portfolio).

Molto simile appare anche lo Swensen Portfolio in termini di efficacia (76% per lo Swensen Portfolio vs 77% del Talmud) con un CAGR inferiore di 0,1 punti (6,5% vs 6,4% del Talmud) e con una volatilità superiore di 0,7 punti (11,2% vs 10,5% del Talmud)

Fin qui la strategia si difende bene nel confronto con alcuni tra i maggiori Lazy Portfolios ma proseguiamo l’analisi dei numeri.

In termini di rischiosità il Talmud Portfolio si presenta così:

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Un DrawDown Massimo (MDD) del 37% ed un recovery period di circa 9 anni con un Ulcer Index di 8,7.

Anche in questo caso proviamo a comparare la strategia Talmud con quelle fin qui incontrate.

Rispetto all’ All Season Portfolio presenta ben 11 punti di peggioramento in termini di MDD (37% vs 26% All Season) pur mantenendo all’incirca lo stesso Recovery Period di 10 anni (9 anni il Talmud vs 10 anni l’All Season) ma con un Ulcer Index decisamente peggiore (8,7 vs 3,9 All Season).

Paragonando la strategia Talmud al Golden Butterfly Portfolio, risulta peggiore come MDD di 26 punti (37% vs 11% del Golden Butterfly Portfolio) con un Recovery Period decisamente maggiore (10 anni vs 2 del Golden Butterfly Portfolio) ed un Ulcer Index più di 3 volte peggiore (8,7 vs 2,6 del Golden Butterfly Portfolio).

Rispetto al Pinwheel Portfolio presenta un MDD di 11 punti peggiore (37% vs 26% del Pinwheel Portfolio) con un Recovery Period doppio (10 anni vs 5 del Pinwheel Portfolio) ed un Ulcer Index peggiore di 2,8 punti (8,9 vs 6,1 del Pinwheel Portfolio).

Facendo ora un confronto con lo Swensen Portfolio riscontriamo un MDD molto simile (37% vs 35% dello Swensen Portfolio) con un Recovery Period uguale (10 anni) ed un Ulcer Index sostanzialmente uguale (8,7 vs 8,8 dello Swensen Portfolio).

In sintesi ci troviamo di fronte ad una strategia paragonabile, per efficacia e performance, ai maggiori Lazy Portfolio ma con un’attitudine al rischio superiore, ad eccezione del blasonato e leggendario Swensen Portfolio.

Guardando più in dettaglio l’andamento rolling del Talmud Portfolio, a 10 anni riscontriamo la seguente distribuzione:

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Chiunque avesse investito (e mantenuto il portafoglio per 10 anni ribilanciandolo periodicamente) tra il 1970 ed il 2011 avrebbe sempre ottenuto un risultato positivo.

Con un CAGR minimo di 0% per chi avesse iniziato nel 1972 ed uno massimo di 10% per chi avesse iniziato nel 1982 oppure nel 1991. 

Spostando l’orizzonte a 15 anni abbiamo questo quadro:

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Ancora una volta chiunque avesse iniziato ad investire con questa strategia dal 1970 al 2007 ed avesse mantenuto il portafoglio per 15 anni ribilanciandolo periodicamente, avrebbe sempre ottenuto un CAGR positivo con un minimo del 3% per chi avesse iniziato nel 1970 ed un massimo del 10% per chi avesse iniziato nel 1982 oppure nel 1983.

Trattandosi di un approccio di tipo Life Strategy, osserviamo anche l’andamento a 20 anni:

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Chiunque avesse iniziato ad investire in un anno qualsiasi tra il 1970 ed il 2002 ed avesse mantenuto il portafoglio per 20 anni ribilanciandolo periodicamente, avrebbe sempre ottenuto un CAGR positivo con un minimo del 4% per chi avesse iniziato nel 1971 ed un massimo del 9% per chi avesse iniziato nel 1978 -79 -80 oppure nel 1982.

Per chi è indicata questa strategia?

Come qualsiasi altra strategia, anche il Talmud Portfolio non è adatto a tutti i tipi di investitori. D’altronde gli obiettivi, l’orizzonte temporale e le capacità finanziarie differiranno da investitore ad investitore.

I migliori fruitori di questa strategia potranno essere:

Investitori di fede ebraica

La tradizione ebraica è impressa nel nome di questa strategia, con i suoi beni di portafoglio scelti specificamente per soddisfare i requisiti della legge religiosa. Di conseguenza, gli investitori di fede ebraica beneficeranno notevolmente di questa strategia di portafoglio semplice da seguire.

Investitori di mezza età

Non devi necessariamente essere un seguace di una religione per usare questa strategia. In effetti è perfetto per molti investitori di mezza età perché il livello di rischio della sua asset allocation è relativamente moderato.

Non è adatto per gli investitori più giovani con orizzonti temporali a lungo termine che hanno il tempo per recuperare se il portafoglio dovesse registrare temporaneamente un grande DrawDown. Questi investitori dovrebbero cercare un portafoglio che implichi l’investimento in attività a più alto rischio con l’intento di raccogliere il maggior rendimento possibile dal mercato.

D’altra parte non è una buona opzione per gli investitori più anziani che si avvicinano o si godono la pensione. Per questi investitori la stabilità è fondamentale e qualsiasi esposizione al declino potrebbe danneggiare tutto ciò per cui hanno lavorato per tutta la vita.

Un investitore di mezza età tende ad essere proprio nel mezzo in termini di esigenze di rischio e rendimento, che è dove lavora meglio questo portafoglio.

Conclusioni

Il Talmud Portfolio è una strategia molto interessante, non solo perché trae origine da un millenario precetto religioso ma soprattutto per la sua efficacia.

Sono poche le strategie che, investendo solo 1/3 in azioni, sono in grado di avvicinare i risultati dello S&P 500: il Talmud Portfolio è una di queste.

Pur presentando parecchi aspetti positivi vi sono anche aspetti negativi che possono essere corretti con scelte più opportune in termini di maggiore diversificazione piuttosto che di operare alcune scelte più tattiche (per un perimetro di portafoglio ben definito a priori).

Anche nel caso di questa strategia, analogamente alle altre, non si tratta di modelli da copiare tout court; si tratta di modelli che dimostrano come l’approccio Life Strategy sia realizzabile con ottimi risultati. Non si tratta di un suggerimento per un copia-incolla da applicare al proprio portafoglio ma di un suggerimento per vedere sotto un’altra ottica i propri investimenti.

In generale si tratta di approcci che pongono la protezione del patrimonio investito al centro e ottengono una buona, se non ottima, performance come prodotto secondario del processo di investimento.

La messa in campo di questa come di tutte le altre strategie di investimento richiede comunque l’intervento di un professionista competente che condivida l’approccio Life Strategy e che lavori secondo i principi dell’EBI (Evidence Based Investing – Investire sulla base delle evidenze).

Investire è semplice, ma non facile.

Al celebre aforisma di Warren Buffett mi permetto di aggiungere “… se sai cosa fare”

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